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Essere Avyakt, essere sottili

pubblicato il 19/03/15


Aruna Ladva

Poiché la nostra attenzione è generalmente focalizzata su tutto ciò che riguarda il corpo, sul mondo materiale, e sugli eventi drammatici della vita, è altrettanto importante di tanto in tanto esercitarsi ad andare oltre tutto ciò.

Il livello ‘Avyakt’ è una delle fasi a cui gli yogi aspirano nella meditazione.
Avyakt significa divenire sottili, spirituali, non terreni, angelici. Non si tratta solo di uno stato mentale, ma di uno stile di vita. Se sin questo momento entrassi nella coscienza sottile, persino queste parole scritte sulla pagina prenderebbero un significato nuovo.

Ci ricorderemmo che siamo esseri spirituali che vivono una esperienza fisica e non esseri fisici che cercano di essere spirituali. Se la nostra attenzione fosse rivolta più sugli aspetti spirituali, allora forse saremmo più interessati  ad immergerci nelle materie infinite del mondo spirituale, senza farci prendere dalle cose finite del qui e ora che in ultima analisi sono effimere

Precipitarsi è del mondo, rallentare è Avyakt. Lo stato Avyakt penetra tutte le aree della nostra vita, rendendoci più puri e divini.

Essere Avyakt  è come abbattere la parete della coscienza di corpo. Io sono una luce pura ed eterna e, non appena la mia attenzione scivola sul corpo materiale fatto di argilla, allora la luce scompare dietro la parete. La grossolanità della materia corporea nasconde la bellezza dell’Io, la luce interiore.

Il beneficio di imparare a diventare Avyakt è che non vengo più preso in trappola dal mondo. La dimensione Avyakt è quella verso la quale posso volare ogni qualvolta  mi sento confinato o imprigionato dalla limitatezza del mondo. C’è speranza. C’è luce. C’è un altro mondo che attende di essere scoperto

Meditando intensamente e costantemente, anche il corpo fisico comincia a diventare sottile. Un esempio di ciò è stato Brahma Baba, il fondatore della Brahma Kumaris . Di solito era così profondamente immerso nella meditazione giorno e notte, da dissolvere non solamente il suo ego, ma anche la fisicità della coscienza di corpo. Chi lo conosceva diceva che quando gli  si prendeva la mano o gliela si stringeva, questa sembrava bambagia. Il suo corpo di luce era ‘andato oltre’ il suo corpo fisico, per dire così. Inoltre non vi era alcun segno di coscienza di corpo, e una piacevole fragranza di pura divinità.

Brahma Baba si impegnava molto nella concentrazione della sua mente. Un po’ come uno specchio che concentrando i raggi solari appicca il fuoco. Può sembrare paradossale, ma quando la concentrazione raggiunge il 100%, si riesce a sperimentare l’immaterialità della vita.
Una leggera concentrazione è la chiave di una mente pacifica, di una mente calma e rilassata. Questa pace interiore ci consente di prendere le decisioni giuste per la nostra vita, quelle di cui non si pentiremo dopo!  

Se tutti ci concentrassimo sufficientemente, percepiremmo il nostro corpo di luce sottile. Alcuni lo chiamano aura, altri lo chiamano corpo astrale, ed altri come luminosità. Più ci sintonizziamo con questo livello, più esso lavora a nostro vantaggio proteggendoci, guidandoci e illuminando il nostro percorso in tempo di difficoltà.

Spesso parliamo che potere immenso dello yoga e di come esso possa essere usato per produrre cambiamenti e trasformazioni nel mondo; di come possa essere usato per annullare gli ostacoli della vita. Bene, se esso può così tanto, non può anche influenzare la materia più vicina a noi, il corpo?

Diventare Avyakt è una conquista. Non succede all’improvviso. Non è che io ho un corpo una volta e poi sono sottile il giorno dopo! Ci vogliono tempo e perseveranza e la metamorfosi avverrà. E, così come la cima dell’Everest è l’ultima meta per lo scalatore, così, diventare Avyakt è l’obiettivo finale di chi pratica il Raja Yoga.

E’ Ora…di diventare Avyakt – di rallentare, mettersi calmi e guardare attraverso un’altra dimensione sottile della vita. Quando avremo raggiunto questa vetta, ammireremo un panorama bello come non mai.


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