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Che cosa vuoi realmente?

pubblicato il 24/10/11


Che cosa vuoi realmente

A molti è familiare l’idea che ciò che dai è ciò che ottieni. Però, tendiamo a ‘collocare’ l’attivazione di questo principio fuori di noi, nel contesto delle nostre relazioni con gli altri. Può essere avvilente ma anche incoraggiante realizzare che ‘gli ottenimenti più importanti’ della vita non vengono dagli altri ma da noi stessi. Ma è solo nel contesto delle nostre interazioni con gli altri che potremo portare la verità e la profondità di questo principio di vita arricchente, potenziante ed inalienabile.
 
Se ci fermiamo un momento a riflettere sulla domanda:
”Che cosa voglio più frequentemente dagli altri?”. La risposta tende a concentrarsi su due o tre cose –accettazione e apprezzamento, e talvolta semplicemente approvazione. Alcuni li descrivono come bisogni primari dell’età infantile mentre altri hanno trovato che sono droghe di prima categoria capaci di devastare tutta la vita!
 
Accettazione e apprezzamento affondano le loro radici nell’amore. Perciò, come hanno potuto diventare due tra le droghe più potenti? Sono entrambe espressioni d’amore quando vengono offerte senza condizioni. Come hanno potuto compromettere la nostra felicità e, paradossalmente, assicurarsi di non farci mai conoscere il vero amore?
 
Tutto comincia con l’addestramento all’approvazione che di norma avviene parallelamente all’addestramento all’uso del vasino! L’addestramento all’approvazione il condizionamento precoce della nostra coscienza alla credenza che l’amore arrivi con…condizioni! Fare ciò che ‘altri’ vogliono (di solito i genitori) fa piacere e attira approvazione sotto forma di ondate calorose ed energetiche provenienti dagli abbracci. Quando non si fa quello che ‘loro’ vogliono avviene il ritiro dell’approvazione e nessuna calda ondata. Improvvisamente l’amore viene percepito come proveniente solamente dai grandi e così viene programmata nella nostra coscienza la credenza che siamo responsabili della ‘loro/altrui’ felicità.
 
Uscendo dall’infanzia ed entrando nell’adolescenza il desiderio di approvazione si ‘tramuta’ in desiderio di accettazione e apprezzamento. Anche quando ci vengono elargiti senza condizioni, a causa dell’abitudine continuiamo a generare un sommesso timore che ci verranno sottratti o non li riceveremo più. Altri si porteranno dietro questa combinazione di bisogno e ansia e così il gioco a cui erano stati brillantemente iniziati dai genitori, chiamato ‘deprivazione emotiva’ si estenderà al cerchio più ampio degli amici e conoscenti. Il grado di bisogno, e quindi l’estensione del gioco, varia da persona a persona.
 
Cercare di rendere felici gli altri credendo di poterlo fare, continuerà a generare una lotta per ottenere il riconoscimento che ci stiamo riuscendo!
 
E così ci inoltreremo nell’età adulta, consciamente e/o inconsciamente deprivati e dipendenti, destinati a vivere con una specie di tristezza, con la quale impareremo poi a vivere e a nascondere abbastanza bene. Nuove figure autoritarie come direttori e persino partner sostituiranno i genitori come fonti di approvazione e apprezzamento. E nel caso in cui ‘essi’ non ci offrano le ‘merci emotive’, ci rivolgeremo agli amici per ottenere la nostra dose oppure andremo alla ricerca di qualcuno, spesso inconsciamente, che ci somministri le nostri iniezioni di rassicurazione. Queste sono le sottili forme di dipendenze e di lancinanti bisogni che generano il tipo di comportamenti socialmente accettabili attorno ai quali si costruiscono e continueranno ad essere costruite le dinamiche familiari, i corporativismi culturali e gli usi nazionali.
 
Se non otteniamo una dose regolare di approvazione/accettazione/apprezzamento allora, come con qualsiasi droga, si manifesteranno le ansie e le crisi di astinenza. E’ solo che per la maggior parte del tempo non facciamo il ‘collegamento interiore’ tra il nostro bisogno di approvazione e le ansie. L’unico modo per liberarcene è simile a quello dei tossicodipendenti: disintossicarci. Non disintossicare il corpo, ma la nostra coscienza, cioè noi stessi. Nel nostro processo disintossicante la prima ‘espulsione’ che dobbiamo fare dal sistema della nostra coscienza è la credenza che dobbiamo ottenere amore da altri sotto forma di accettazione e approvazione. La seconda ‘espulsione’ è l’idea che conquistare e ottenere l’approvazione e il plauso degli altri ci darà il massimo dell’importanza
 
Molti credono che tutta la questione del bisogno di approvazione/accettazione sia di natura psicologica. Invece va più in profondità. Nella sua essenza, è una questione spirituale, perché riguarda l’amore. Quando viene elargito liberamente, senza condizioni né intenzioni manipolative, l’accettazione e l’approvazione sono espressioni di amore in azione. Ma, non appena le ‘vogliamo’ dagli altri è come se volessimo essere amati. Vogliamo l’amore. Ciò è destinato ad essere uno di quei ‘bisogni’ umani naturali che diventano un ‘volere’. Ma ogni volta che vogliamo amore sotto qualsiasi forma, non notiamo che stiamo sopprimendo il nostro stesso amore. Il nostro cuore diventa come un acchiappamosche che scippa amore dagli altri, condizionato o incondizionato, e delimitiamo noi stessi, il nostro cuore, agli apprezzamenti e alle accettazioni. E così l’energia del nostro amore, che è l’energia del Sé, ristagna dietro la barriera dei nostri desideri e i nostri bisogni.
 
Ecco il segreto della vera libertà dalle nostre brame e dipendenze sottili. E’ l’ultima fase della nostra disintossicazione spirituale. Consiste nel donare coscientemente ciò che vogliamo. Vale a dire dare coscientemente apprezzamento e accettazione agli altri in modo assolutamente privo del desiderio di volere qualcosa in cambio. Prima c’è l’accettazione, ma completamente libera da qualsiasi valutazione o giudizio riguardo all’altro. E non è cosa facile dopo una vita di ‘condizionamento al giudizio’. Poi viene l’apprezzamento per la presenza dell’altro, indipendentemente dalle sue azioni e apporti. E neanche questa è cosa facile dopo una vita di addestramento a inquadrare e valutare! L’apprezzamento può avvenire con parole o anche con apprezzamenti silenziosi dal nostro cuore alla mente nel momento in cui ‘pensiamo’ agli altri.
 
In entrambi i casi non è il riconoscimento della nostra accettazione e apprezzamento ad essere importante. E’ qui che veniamo intrappolati nel nostro stato di bisogno. E’ semplicemente il movimento dell’energia del nostro cuore in una direzione che è l’opposto del desiderio dello stato di bisogno. Così facendo scopriamo ciò che pochissimi genitori sapevano e perciò non erano in grado di mostrarci. Ed è che il potere e il nutrimento dell’amore che vogliamo dagli altri è niente in confronto a ciò che abbiamo già dentro di noi. E’ solo che non vi possiamo accedere finché non lo doniamo!
 
Nel riaccendere la fiamma del nostro cuore torna in vita il vero significato e valore del principio: ciò che dai è ciò che ottieni. Dare amore significa liberarci dal bisogno di amore. Otteniamo qualcosa in cambio, c’è una ricompensa, ma non dagli altri. Arriva una ‘ricompensa interiore’ chiamata liberazione dal desiderio, da stati di bisogno e dipendenza. Di conseguenza tutte le nostre dipendenze emotive e le ansie cominciano a scomparire. Si dissolve l’insicurezza che nasce dalla possibilità di non ricevere approvazione, accettazione o apprezzamento per essere sostituita dalla ‘sicurezza definitiva’ che nasce dalla realizzazione che noi siamo amore.
 
Estendere la nostra accettazione e apprezzamento ad un altro, significa ripulire e risanare noi stessi da una bramosia vecchia e spesso sottile. E perciò qualsiasi cosa ci venga dall’altro, accettazione o rifiuto, non potrà infonderci rassicurazione e se in cambio ci arrivano resistenza o rifiuto, non ci toccano e rimaniamo imperturbati…finalmente!
 
 
Domanda: In quali forme richiedi accettazione/approvazione dagli altri?
 
Riflessione: Perché sviluppiamo dei forti stati di bisogno di Accettazione/Approvazione/Apprezzamento?
 
Azione: Scegli tre persone della tua vita e pratica lo scambio di energia donando ad ognuna una delle tre A

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