Recensione Eventi

Colmare i vuoti interiori

pubblicato il 27/11/12

 

Il vuoto interiore è uno spazio colmo di dolore, piccolo o grande, va dal senso di disagio all’angoscia.

Come si cerca di fuggire dai vuoti interiori?

Credo che oggi  la cosa più frequente sia prendersi tanti impegni, soprattutto con gli altri, non stare mai da soli. Ma sappiamo come occupare ogni singolo momento della giornata stanchi molto e fa si che il vuoto non venga sentito particolarmente.

Un secondo sistema, inconscio, per evitare il vuoto è pensare e preoccuparsi degli affari degli altri, anche di persone sconosciute. Pensate solo al successo di certe riviste di scoop,  quelle che riportano scandali e pettegolezzi vari. Sembra che così non si percepisca il vuoto.

Terzo è quello di preoccuparsi così tanto per delle situazioni della nostra vita che tanto preoccupanti non lo sono affatto. Come dicono gli indiani: “fare di un seme di sesamo una montagna”, cioè si ingigantiscono gli eventi, li si colorano di scuro, di drammatico.

L’eterna insoddisfazione e l’incapacità di trovare una soluzione ad un problema di vita è un sintomo di chi vuole colmare un vuoto interiore, quindi meglio non scegliere e colmare il vuoto con l’insoddisfazione!

Un quarto modo è quello di curare eccessivamente e ossessivamente aspetti esteriori come l’aspetto fisico, il look o scherzare in eccesso, per piacere soprattutto agli altri, per avere conferme e ricevere attenzioni.

Questi e tante altre sono modalità che ci permettono di sfuggire al dolore interiore che per alcuni è un leggero disagio mentre per altri è angoscia e depressione. Quando non riusciamo a mettere in atto queste strategie il vuoto interiore riemerge di nuovo per segnalarci che qualcosa deve essere compreso, che qualcosa deve cambiare nella mia consapevolezza.

Il vuoto risulta doloroso perché è  una NON ESISTENZA!  Una sorta di morte di una parte della coscienza dell’essere spirituale. Rimane in vita solo la consapevolezza della nostra parte fisica: l’essere umano ha dimenticato il vero sé e l’ha sostituito con l’esteriorità.

Il filosofo Krishnamurti dice:” … più ci rivolgiamo verso l’esterno, più si svuota il nostro interno..”  Quando ci rivolgiamo verso l’esterno alla ricerca di nuove distrazioni, ci allontaniamo dalla possibilità di scoprire cosa è dentro di noi. Per sentirsi vivi allora ci si deve preoccupare, si deve lottare per un problema. Ma questa tensione costante non fa altro che rendere la mente più chiusa e poco consapevole, alimenta una cattiva comunicazione e  l’insuccesso di scelte errate.

Su questa considerazione c’è un’antica storia indiana che parla del re Janak.

 “Un giorno, un importante uomo indiano andò a fare visita al re Janak,  per imparare i segreti della realizzazione del sé. Quando il re lo ricevette era sera e il re gli disse che prima di ricevere le indicazioni doveva fare il giro completo del palazzo e che doveva guardare tutto, anche la nuova ala. Per fare questo gli diede una lanterna.

 L’uomo usci fuori, era tutto buio e tirava una leggera brezza. La lanterna rischiava di spegnersi e così l’uomo cercò di proteggerla con una mano. Mentre camminava stava molto attento a far si che la fiammella rimanesse accesa. Completato il giro tornò dal re che gli chiese cosa ricordava del palazzo. L’uomo rispose nulla! Ho tenuto tutto il tempo la mia attenzione sulla lampada che rischiava di spegnersi!”

Allora il re gli disse che quello era l’unico sistema per realizzarsi e cioè non vedere nulla di esteriore e non distogliere mai l’attenzione dalla propria luce interiore.”

Secondo la conoscenza della nostra scuola, l’anima scende su questa terra colma di tutti  i poteri e di tutte le virtù, ha la massima realizzazione, è pura, amorevole, felice, pacifica ed ovviamente agisce attraverso un mezzo fisico che è il corpo. Poi, vita dopo vita lo scorrere del tempo e il consumarsi dell’energia stessa (entropia) porta l’anima a perdere potere, a compiere errori, a vivere difficoltà,  attaccamenti, fragilità che provocano la creazione di un meccanismo di difesa, una vera e propria corazza chiamata EGO. Per sopravvivere ed affrontare le situazioni della vita recitiamo delle parti che sono lontane dalla nostra natura originale adottando una maschera.

Come si costruisce una maschera?

Ad esempio, un bambino che in un gruppo risulta inadeguato perché non sa essere simpatico come il suo amichetto, si crea una nuova identità. Imiterà il comportamento estroverso dell’amico diventando aggressivo o facendo il forte. Questa maschera, se funzionante, prende il sopravvento e diventa la personalità. Il vero sé si nasconde, è seppellito dal look, da ciò che si possiede, da ruoli importanti socialmente, dall’aggressività e prepotenza in questa società di anime “mascherate”, che in certi momenti lasciano trasparire la loro falsità e il vuoto.

Di fronte al dolore del vuoto interiore ci sono due alternative:

  1. colmare il vuoto rafforzando la maschera dell’ego
  2. ripotenziare il vero sé.

La prima scelta la conosciamo bene, la seconda andrà a scardinare delle sicurezze e degli spazi di confort ma ci renderà liberi.

Il primo passo per eliminare il vuoto interiore  è cominciare, lentamente, ad
ABITUARSI ALLA SOLITUDINE, quella positiva. Cominciare cioè a ad imparare a stare in compagnia di se stessi, questo anche se non si è fisicamente soli, cioè cominciare a non dipendere dalla compagnia degli altri. Rivolgere l’attenzione verso se stessi significa, ritrovare la propria bellezza interiore, ascoltarsi e guardare fuori, la realtà esterna con occhi diversi, maturi.

Il secondo passo è ASSUMERSI LE PROPRIE RESPONSABILITA’ su ciò che non ha funzionato e non soddisfa la propria vita. Quando diamo la colpa agli altri di un nostro malessere mettiamo nelle mani degli altri il nostro destino. Solo ritenendo nostra la responsabilità delle scelte, giuste o sbagliate, e accettandole pienamente, il passato può essere trasformato e  i nostri atteggiamenti modificati per il presente e per il futuro. Scegliere in autonomia significa non lasciarsi  influenzare da vecchi schemi imposti da altri che non funzionano per il semplice fatto che appartengono agli altri.

Il terzo è CREARE PACE INTERNAMENTE non solo con momenti di introspezione, di pensiero positivo e meditazione, le materie della nostra scuola spirituale,  ma anche gestendo la propria vita con momenti ricreativi:  passeggiate nella natura, buone letture, evitare la compagnia delle situazioni o persone con comportamenti distruttivi, dedicare tempo a cucinare del cibo in uno stato mentale positivo. Tutte queste sono attività che ripotenziano il proprio sé.

 

ESERCIZIO PER RIPOTENZIARE IL SE’

LA VISUALIZZAZIONE DELLA PIRAMIDE

Visualizzati in luogo affollato …. una figura che ti sembra molto saggia attira la tua attenzione,

ti si avvicina e ti indica una strada  tranquilla, davanti a te c’è un grande cancello in legno.

Il saggio apre il grande cancello e lo richiude.
L’atmosfera che si respira è molto familiare, pacifica e accogliente. Insieme percorrete un vialetto di sassolini bianchi, c’è silenzio e senti soltanto il rumore dei tuoi piedi mentre cammini.

Poi il vialetto finisce e inizia un prato verde e soffice, ti togli le scarpe ed ora non si sente più nessun rumore, la quiete è assoluta, respiri l’aria tiepida e profumata.

Il saggio ti accompagna tenendoti per mano fino ad un edificio di forma piramidale.

Il saggio ti invita ad entrare nella piramide trasparente, ti aspetta fuori e tu entri e ti siedi al centro.

Ti rilassi ancora di più, la luce è bianca, intensa, avvolgente.

Pura pace.

Ciò che vedi è solo l’interno di te stesso, il tuo cuore. Sperimenti benevolenza.

Senti la tua luce interiore che brilla al centro della fronte. Senti la tua forza interiore.

Li dentro la piramide sei sincero e i tuoi pensieri sono amorevoli e puri.

Quando sei stabile nell’esperienza della forza interiore cominci a percepire le vibrazioni che scendono su te dalla punta della piramide che convoglia le amorevoli energie divine al centro della tua fronte. 

Ad ogni tuo respiro vedi tanti raggi con i meravigliosi colori dell’arcobaleno e resti assorto in questa beatitudine.

Saluti questa stanza sapendo che potrai tornare ogni volta che lo vorrai ed esci sul giardino dove il saggio sorridente ti sta aspettando per accompagnarti all’uscita.


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