Recensione Articoli

Coltiva la generosità

pubblicato il 12/08/13


14/07/2013  

‘Cultura altruistica’ non vuol dire solo dare soldi in beneficenza o donare il proprio tempo per fare volontariato per una buona causa. Significa creare una postura di donazione sempre e in ogni circostanza. Cedere il posto a qualcun altro su un treno, dare la precedenza mentre si guida, ascoltare un amico che ha bisogno di una spalla su cui appoggiarsi, sono tutti buoni esempi di ‘dare’.

Durante gli ultimi decenni e più, c’è stato un cambiamento nelle imprese e nelle organizzazioni che hanno dichiarato di impegnarsi per una Responsabilità Sociale Collettiva (RSC). Si tratta di un buon passo avanti nel modo di gestire il mondo degli affari che si discosta dal principio aggressivo del ‘vince il più forte’, prevalente negli anni ’80.  
Sempre più ci rendiamo conto che la soddisfazione nella vita (incluso il lavoro, naturalmente) non dipende solo da ciò che si ottiene, ma anche dal contributo che si riesce a dare agli altri e alla società.

Le aziende e le persone che applicano con serietà la visione della RSC invece che sfruttarla come  potenziale pubblicitario e di immagine, non solo fanno una differenza, ma generano anche nelle persone che vi lavorano un senso di merito, di star operando per qualcosa di importante e di valido. 

Che lo si creda o no, c’è un numero enorme di persone che hanno trovato la loro vocazione  esistenziale nella possibilità di donare tempo, energia e soldi senza aspettarsi nulla in cambio.

Peter Senge spiega molto bene, nel famosissimo programma Ted Talk, cosa sia l’Altruismo Efficace.

Quando ci spostiamo da casa a lavoro, tutti i giorni, siamo consapevoli di come cambiamo atteggiamento lungo il tragitto? Passiamo dall’essere solleciti e attenti a casa, all’essere arraffatori e possessivi al lavoro. Se andiamo a lavorare credendo solamente che sia nostro dovere rispettare i termini del nostro contratto, o che dobbiamo semplicemente portarlo avanti per l’intera giornata fino a che non arrivi lo stipendio, è molto improbabile che potremo sentirci soddisfatti.

Invece, recarsi al lavoro ogni mattina con l’atteggiamento di dare un contributo, eleva immediatamente il significato di ‘lavoro’ ad un livello completamente nuovo.

Quelli che ‘prendono’ solamente si sentiranno sempre vuoti, insoddisfatti, mentre quelli che ‘danno’ godono del loro lavoro e della loro vita perché ‘saranno ripagati’ automaticamente con molto più di quanto danno. Ciò non significa dedicare anima e corpo al proprio datore di lavoro, significa semplicemente fare allegramente (e non brontolando) quel km in più, se e quando viene richiesto. Significa dare una mano laddove ce ne sia bisogno; significa impegnare se stessi e i propri talenti volentieri, sapendo che si può dare e imparare dall’esperienza. Tutte queste cose apportano significato ed un senso interiore di appagamento.

Alcuni amano il proprio lavoro a tal punto che lo farebbero anche se non fossero pagati. Ciò che rende il lavoro piacevole è la sensazione di star facendo qualcosa di importante o che ‘faccia una differenza’. Persino un lavoro banale può offrire l’opportunità di fare una differenza nella vita delle persone con le quali si viene in contatto. Non sottovalutiamo l’importanza di un sorriso, di una parola gentile, di un comportamento rispettoso e onesto nelle nostre interazioni. Potrebbero non solo allietare la giornata per qualcuno, ma anche essere un esempio da seguire per altri.

Per quanto impegnati possiamo essere, per quanto più poveri possiamo sentirci dopo aver pagato il mutuo, o per quanto insignificanti possiamo considerarci nei confronti dei problemi mondiali, ciascuno di noi potrebbe dare qualcosa di suo a qualcuno che ne abbia bisogno, anche se si trattasse di una pacca sulla spalla o di una parola di incoraggiamento in un orecchio.

Per vivere in un mondo in cui prevalgono avidità ed egoismo e nel quale il gioco si chiama competizione piuttosto che co-operazione, è importante vivere secondo i nostri principi e valori innati e positivi. Quando ci vediamo come una parte intrinseca e importante della più grande consorteria di tutte, la famiglia umana, allora potremo far buon uso delle nostre abilità creando i migliori risultati per tutti.

E’ tempo…di dare inizio alla cultura del dare, passando dal volere al donare. Paradossalmente, coloro che danno, finiscono per essere i più ricchi di tutti! 


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Commenti

Icona utente antonio il 29/08/13
Io ho un cugino industriale che anziché dare toglie dalla paga degli operai ed è diventato ricco; so di altri imprenditori/albergatori che si arricchiscono sfruttando i dipendenti specie se stagionali e stranieri facendoli lavorare per tante ore in più per un salario modesto. Come si concilia con quanto scritto in questo articolo?

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