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Dalla sofferenza alla serenità

pubblicato il 19/11/16

Aruna Ladva

Il dolore fisico non è una bella esperienza. È il modo in cui il corpo comunica che qualcosa non va bene e ha bisogno di essere messa a posto o cambiata.

La sofferenza emotiva
è più difficile da trattare. Un cuore infranto può richiedere molto più tempo per guarire di una gamba rotta! Questo genere di sofferenza può decidere la nostra sorte, a seconda di come ci relazioniamo con essa. Possiamo affondare nel dolore, oppure elevarci al di sopra di esso.

A volte, la sofferenza può
metterci di fronte a una persona amareggiata. Questa amarezza può rivelarsi attraverso le parole e il modo di fare poiché essa perde la serenità riguardo alla questione.
Vi possono essere dardi di sofferenze che colpiscono il cuore. Possiamo prendere sofferenza da quasi tutto. Dal tono di voce di qualcuno, dal modo in cui una persona ci guarda o meno, da quello che pensa o non pensa di noi.
Ad ogni frecciata che colpisce il cuore, il cuore si indebolisce, si chiude, l’amore smette di fluire e cominciamo a diventare cinici. Cominciamo a diffidare delle persone. Alla fine possiamo non riconoscere più l’amore che in maniera genuina ci viene donato.

Se qualcuno ci ha feriti, ci sentiamo traditi. E poi lo critichiamo o ne parliamo male agli altri. È come se ci vendicassimo del suo tradimento sminuendolo agli occhi degli altri. Il tradimento ci rende antipatici e un po' folli. Tira fuori la nostra parte peggiore.
Piuttosto che continuare a rimuginare, è molto meglio imparare le lezioni che vengono dal dolore. Niente ci arriva senza ragione, e di solito vi è un beneficio nascosto nell’esperienza. Possiamo cominciare a guardarci dentro e chiederci: “Come mai mi è capitata questa cosa?”, “Avrei potuto gestirla diversamente?”, e forse, ancora più importante:” Che cosa ho imparato da questa esperienza e in che modo influirà sul mio modo di gestirla se dovesse capitarmi di nuovo?”.

Se ci prendiamo il tempo di capire e imparare le lezioni invece di giocare a fare la vittima ogni volta, ne veniamo fuori più forti e più sicuri.
Bisogna che ci rendiamo conto che se ci sentiamo vittime, siamo solo noi a renderci tali. Possono sparlare di noi, possono contrastarci, possono disprezzarci, ma perché questo dovrebbe rovinare la mia relazione con me stesso? Perché dovrei perdere la pace e la mia felicità?

La colpa è dell’ego. È il nostro ego che ci rende deboli e reattivi. In misura maggiore o minore, o abbiamo un’opinione troppo alta di noi stessi, oppure pensiamo di non avere un grande valore. L’uno o l’altro di questi estremi ci farà creare sofferenza a noi quando il gioco si fa duro. Quando siamo sul sentiero della nostra spiritualità, riguadagniamo il rispetto per noi stessi e l’impatto delle cause di sofferenza comincerà a diminuire.

Quelli che hanno capito i segreti di vedere il dolore come messaggero, ne vengono fuori forti, positivi e felici. Ci vuole una mente forte per vedere il dolore, imparare da esso e lasciar andare, ma è questa la via che ci fortifica. Da una prospettiva diversa, potremmo persino trovarla un’esperienza positiva! Può sembrare in percorso molto difficile, tuttavia la pace e la forza che se ne ricevono valgono lo sforzo.
Quale vogliamo che sia il nostro ultimo ricordo: dolore e vendetta, oppure tranquillità e serenità?

È ora… di trasformare la sofferenza in pace.

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