Recensione Eventi

Dall'ego all'umiltà

pubblicato il 18/02/10


Ego e umiltà sono due cose poco capite, nessuno dei due è molto chiaro per la maggior parte delle persone. L'ego è confuso con l'io e l'umiltà con la povertà, con l'essere miseri, ma non è proprio così. Quindi è estremamente importante ridefinire cosa vuol dire ego e cosa vuol dire umiltà.

Per EGO si intende l'errata percezione del sé. Non a caso da ego vengono fuori termini come Egocentrismo e Egoismo, due ovvi difetti. Se sbaglio nel percepirmi, sbaglio in tutto quel che ne consegue. Se riesco a percepire me stessa nel modo giusto allora saprò posizionarmi e posizionare tutto nel modo giusto. C'è una tale incomprensione della propria identità che ci ha portato lontano, da noi stessi e questo è il problema di tutti quanti, a ciò segue una carenza di autostima, di auto rispetto e di auto consapevolezza. La distanza con il vero sé è tanta e dovuta a impostazioni culturali, di convinzioni tramandate e da modi di essere alterati.
Fin da piccoli ci dicono cos deve fare o non fare un "maschietto" e viceversa se sei una "femminuccia". Sono italiano, sono un medico ..... tutte identificazioni che segnano un coscienza fisica che andrà espandendosi ben oltre il necessario a discapito di una coscienza più vera.

Lo scopo di seguire un percorso spirituale è proprio quello di riavvicinarci alla nostra identità autentica.

Studiare i nostri pensieri ha l'obiettivo di capire, intervenire e cambiare per accorciare la distanza tra quello che crediamo di essere e quello che realmente siamo, perché più questa distanza è grande, più sono persa e più compio errori. Se io considero me stessa ciò che non sono, compirò un errore dopo l'altro e sappiamo che gli errori comportano varie conseguenze alle quali dobbiamo poi faticosamente rimediare.

I fili che si vengono ad intrecciare nei giochi di ego fanno si che le relazioni non siano più tali ma diventino veri e propri legami (qualcosa che mi priva della mia libertà). Ego e attaccamento diventano quasi un tutt'uno! La differenza tra un legame ed una relazione è notevole. Quando le persone dicono di volere un legame, non sanno cosa stanno dicendo! Suppongo che vorrebbero dire - vorrei una relazione!
Il legame equivale a sofferenza. La relazione equivale invece a gioia, alla bellezza di un incontro, al confronto. Ma quando l'incontro diventa scontro, per incompatibilità caratteriale e per tutto quello che non riusciamo a gestire, finisce con una grossa perdita di dignità, di energia e di benessere.

Se disegnassimo un punto.... Cos'è un punto?
Sembra non essere un granché, solo un punto! E' la forma più piccola che esiste, la più semplice. Esso rappresenta l'anima, rappresenta l'essenza. Siamo così abituati a guardarci allo specchio e vedere una forma, che crediamo sia la nostra identità, piuttosto che l'abito che indossiamo o il veicolo che guidiamo. Questa vecchia coscienza, ordinaria, di essere dei corpi mortali, finiti, piccoli, consolida l'errata percezione del se, chiamata anche EGO, un vero e proprio gioco di maschere.
Se inizio a pensare di essere energia puntiforme, come una stella, questa comprensione mi schiude un nuovo orizzonte, vasto e senza limiti.

Quando intratteniamo la confusione, il primissimo meccanismo che mettiamo in moto è l'insicurezza. L'insicurezza ci porta a doverci schermare, proteggere e l'ego è un ottima armatura che ci fa apparire forti mentre dentro c'è molta fragilità. Ci nascondiamo dietro la prepotenza, l'arroganza, facciamo quelli forti quando invece nel profondo l'anima piange.

Il processo inverso pertanto mi dà sicurezza, più sono consapevole della mia identità di anima più sono sicura e quella sicurezza è inestimabile, non ha prezzo. Insicurezza vuol dire anche instabilità, paure, essere vulnerabili e tutti quegli aspetti della personalità umana che non ci piacciono. Tutti cercano di essere più stabili ed equilibrati e questo è dove la meditazione offre un notevole apporto.

Dal punto, dall'essenza che noi siamo, ci siamo allontanati perdendoci in quelle stratificazioni esterne di tendenze acquisite, di convinzioni falsate, e indubbiamente cercherò qualcosa in cui riconoscermi. Saranno oggetti da possedere che non devo perdere - egoismo - o ruoli importanti da recitare - egocentrismo. Posso avere barche, case, soldi ecc.. ma non posso comprare né la sicurezza né la felicità. Ciò che è perituro, non può reggere in modo solido il pilastro delle felicità.

Anche attirare l'attenzione, fare la vittima, sentirsi una nullità è Ego, quello che prende la forma del complesso di inferiorità.

Quando qualcuno si sente colpito e ferito, chi prova questo? Voi o il vostro ego?
Chi vi offende con molta probabilità non conosce se stesso quindi, men che mai, conosce voi! Non sta offendendo voi, come anime, che non conosce, sta vedendo il vostro io limitato o forse sta solo sfogandosi con il primo che hanno trovato... e voi ve la prendete!

Inoltre se l'altro sbaglia aggredendomi o perdendo le staffe, perché devo sbagliare anch'io usando lo stesso criterio, di rabbia, di prepotenza? Ha una logica o è semplicemente una mancanza di autocontrollo? Chi è molto suscettibile e impulsivo sembra non sapersi controllare né contare fino a 10... ma a reagire subito e senza controllo non sei te, è il tuo ego che si sente subito colpito. Un persona umile ascolterebbe il commento, vedrebbe chiaramente il pulpito dal quale arriva, rimarrebbe centrato nel suo auto rispetto e quindi, se necessario passerebbe all'azione, rispettosa e priva di REAZIONE. Siamo attori o reattori?
Pensaci un attimo? Perché devo andare con l'energia negativa dell'altro?
Non sono in grado di decidere cosa è meglio per me e anche per tutti?
Come mi fa perdere in reazioni esagerate? L'ego accompagnato dall'attaccamento forse alla mia idea o al senso di ritengo che le cose debbano andare. Ma ... le cose andranno come è nel copione illimitato di questa grande commedia non come io voglio che vadano.
Certo posso influenzarle molto, e anche dirigerle, ma solo quando avrò vera padronanza di me.

Diciamo che la perfezione non esiste e allora perché uno se la prende di fronte a un errore?
Addirittura emergono irritazione, disagio e rifiuto. Questo perché la nostra coscienza conosce un parametro molto alto al quale vorrebbe essere sempre ligia, rivelandoci così che la natura intrinseca dell'anima è di pienezza, bellezza e qualità. In altre parole di perfezione. Ma questo termine fa paura perché lo specchio della verità ci rivela che ci sono molte cosa da cambiare e che l'impegno è grande.

Chi ha molto ego è spesso affetto da solitudine. Pensate alla vostra esperienza, da quali persone tendete ad allontanarvi? Da quelle che vi mettono costantemente alla prova, la loro aggressività, la loro prepotenza, la loro costante necessità di prendere, è ego. Dall'ego tendiamo a scappare, da quello degli altri e dal nostro.

Da quello degli altri tendiamo a scappare perché lo viviamo come violenza, grosso fastidio, invadenza. Dall'altra parte scappo dal mio stesso ego, quando non lo voglio vedere. L'ego è come la coda. Mentre l'attaccamento, la rabbia, l'avidità sono più o meno ovvi (uno che si arrabbia non potrà mai dire che è pacifico se ha appena urlato!), ma con l'ego è come la coda, lo vedono tutti meno chi ce l'ha!

LE SEI P CHE L'EGO HA PAURA DI PERDERE

La prima P che l'ego ha paura di perdere è la POSIZIONE, chi ha un buon ego ci tiene tanto al ruolo che ricopre. Quando subentra il timore di perderlo la persona può diventare aggressiva, persino cattiva o scorretta.

Il POTERE è la seconda P, l'anima di per sé è potente solo che l'abbiamo dimenticato. Quando io ho iniziato questo cammino avevo molta rabbia e sofferenza perché mi sentivo impotente verso la sofferenza del mondo. Nello yoga auto-generiamo potere con una coscienza limpida, di valori e poi con la connessione con il Supremo. Questa sono le due vere forme di potere, ma se io non ho accesso ad esse, lo cercherò nella supremazia, nel voler controllare gli altri, in contesti di potere limitati.
Ha paura di PERDERE LE PERSONE perché in questo caso ego e attaccamento sono estremamente vicini. L'attaccamento è il più grande sponsor dell'ego.
L'attaccamento tipico dell'ego è alla propria immagine, così viene la paura di perdere la PERSONALITA', ovvero l'immagine che ho di me contenuta in quella che è l'espressione del mio carattere.
Non da meno è la paura di perdere PRESTIGIO e il riconoscimento da parte degli altri. Alcuni confondono la dignità con l'orgoglio egocentrico. Ma spesso per mantenere l'"onore" si perde vera dignità! Infine la paura di perdere dei POSSESSI, le proprietà con le quali è facile identificare la propria percezione di valore. Ho valore perché ho o perché sono?

Tutto questo determina una grande crisi identità.

PICCOLA RIFLESSIONE: COME MI VEDE LA GENTE?
COME MI VEDO IO?
COME VORREI CHE GLI ALTRI MI VEDESSERO?
COME SONO REALMENTE?

 

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Commenti

Icona utente Antonella il 04/08/18
Cara Patrizia, nessuno, che io sappia, è esule da ego, la brutta bestia che ci fa sentire colpiti e affondati, vulnerabili, offesi e arrabbiati. Fondamentale è comprendere la sua origine, ovvero l'amnesia spirituale rispetto alla nostra vera identità di anime, allora l'unico modo è esporsi ogni giorno, anche se per poco, a delle informazioni che ci ricordano chi siamo realmente per farne l'esperienza. Infatti un buon meditatore ogni mattina, prima ancora di meditare, legge o ascolta delle lezioni che hanno lo scopo di ricordarci che non siamo questa materia e che possiamo gestire la vita diversamente. L'ego è una difesa quando non abbiamo altri strumenti di consapevolezza. Perciò, prova a fare qualcosa di simile, leggi per uscire da quell'amnesia che ci ha reso ciechi e senza la vera "vista". Ecco perché chi ha molto ego vede i difetti degli altri e ne sparla. Chi ha meno ego e si muove nella direzione giusta, vede i propri difetti e li cambia. Buon proseguimento! Antonella
Icona utente Patrizia il 30/07/18
ho iniziato yoga da un anno e la maestra mi ha detto che ho un ego forte...non cosa fare per eliminarlo mi rendo conto che sto' su una bilancia che pende troppo da una parte..spesso mi giustifico dicendo che gli altri parlano perchè non mi conoscono...che faccio?

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