Recensione Articoli

Il gioco della vita

pubblicato il 08/03/12


Avrai notato che ogni giorno è pieno di molte scene: la scena dell’ufficio, la scena della cucina, la scena del seminario, la scena della classe, la scena in cui qualcun altro sta soffrendo molto emotivamente. Ogni scena è un invito e un’opportunità a ‘recitare’ un ruolo diverso riaffermando le parole spesso citate di Shakespeare che ‘tutto il mondo è un palcoscenico’ sul quale tutti dobbiamo recitare molte parti… o qualcosa che abbia quell’effetto!

Ma quale è il ruolo giusto in ogni scena particolare? E come recitiamo quel ruolo nel modo giusto al momento giusto? Non sono domande che tendenzialmente ci poniamo. Quanti ruoli possiamo recitare nella nostra vita? Quanti ne vogliamo! In effetti, non solo abbiamo dei ruoli da ‘recitare’, ma ‘creiamo’ i nostri ruoli, il che ci ricorda che la vita è essenzialmente ‘giocosa’ e ‘creativa’.
Ma che cosa tendiamo a fare? Tendiamo a prendere la vita troppo seriamente. Dimentichiamo che la vita è semplicemente un gioco, una recita, nella quale i partecipanti (noi tutti) ricevono una impagabile opportunità di essere creativi e giocosi.
 
Allora, perché prendiamo la vita così seriamente? Perché sopprimiamo la nostra creatività? Perché non vediamo che la vita è un gioco? Ecco sette ragioni possibili per cui rendiamo la ‘laboriosità’ della nostra vita una faccenda seria!
 
1 Fissarsi su una ‘posizione’
 
Tendiamo a vedere qualsiasi cosiddetta ‘posizione’ nella vita una posizione rigida. Se siamo un manager, ci vediamo solamente come manager e dimentichiamo che questo è solamente uno dei molti ruoli che accompagnano la posizione. Un ‘manager’ ha l’opportunità di essere  guida, trainer, consulente, mentore, facilitatore ecc. a seconda del bisogno della sua squadra e dei suoi membri .
Un ‘genitore’ tende a vedere la sua posizione come ‘massimo controllore’ e facilmente trascura la opportunità di fare il compagno, la guida, il maestro, il compagno di giochi, il consigliere ecc. Persino il ruolo di ‘amico’ ha molte possibilità, incluse quelle di confidente, compagno, sostenitore, sfidante ecc.
 
2  Identificarsi con il ruolo
 
La vita diventa terribilmente seria per molti perché si identificano con il ruolo. Diventano coscienti solamente del ruolo.
Cominciano a credere di essere il ruolo, il che è come se un attore sul palcoscenico credesse di essere la parte che sta recitando. Con il passar del tempo, questa tendenza finisce per far recitare lo stesso ruolo in tutte le scene causando disarmonia e disconnessione. E quando succede qualcosa che minaccia il ruolo, come deve succedere, queste persone diventano timorose, difensive o aggressive perché se la prendono personalmente.
Da qui ha origine la seriosità di tante persone che vengono quasi addestrate ad identificarsi con la loro posizione nell’organizzazione che poi percepiscono come ‘permanente’. Essi dimenticano che ‘non sono quello che fanno’ e che non c’è nulla di permanente. Questa è anche la ragione per cui la vita di molti bambini è meno che la più felice possibile quando il ‘genitore’ vede se stesso solamente come l’unico ‘genitore’ nei paraggi e perciò ‘l’autorità’ su qualsiasi cosa…nei dintorni! Sarà per questo che alcuni genitori non sono spesso autorità ‘divertenti’!
 
3 L’abitudine all’auto limitazione dice:” Non so recitare!”
 
Se abbiamo imparato a limitarci in qualche modo, come sembra che la grande maggioranza faccia, allora probabilmente crederemo di non poter essere un attore che recita molti ruoli. Ci giustificheremo e nasconderemo la nostra auto-censura dicendo cose come:” Non è naturale recitare molti ruoli. Non sarai autentico. Ingannerai gli altri non essendo te stesso”. In definitiva è lo stesso che dire “Non so dipingere” oppure, “Non so scrivere”.
La credenza fatale è che ‘non so’ significa auto-limitazione. Tutti sanno dipingere e tutti sanno scrivere, per quanto varia possa essere la qualità! Tutti possiamo recitare perché tutti siamo creatori di azioni! I ruoli sono semplicemente strutture di azioni mentali e fisiche e, come qualsiasi altra cosa, possono essere apprese. E, una volta apprese, non sono più aspetti di un personaggio falso, sono semplicemente abilità che sono state sviluppate per gestire creativamente e perciò con efficienza, le scene della vita e le relazioni immediate in quelle scene.
 
4  Educazione ad essere produttivi e non creativi
 
C’è poco da fare quando i nostri sistemi di solito ci preparano a ‘produrre e consumare’ molto più che a ‘creare ed innovare’.
Molti di noi non si riprenderanno mai da questo aspetto del condizionamento ricevuto nella nostra infanzia e a scuola e perciò non si renderanno mai conto della nostra capacità creativa.
Non viene mai pienamente sviluppato il ‘Pensiero possibilista’. Non impariamo a creare i pensieri, le attitudini e le azioni appropriati ai molti possibili ruoli che possiamo recitare potenzialmente. La nostra creatività viene inibita nel momento in cui veniamo immessi nel flusso di una società che richiede gente che occupi una posizione pre-assegnata e pre-definita e non a giocare molti ruoli.
 
5  I giochi hanno vincitori e perdenti
 
Quando si parla di ‘gioco’ come una possibile metafora della vita molti se ne allontanano automaticamente perché gioco significa competizione e questa significa vincere o perdere. La paura di perdere paralizza la nostra creatività e ci teniamo timidamente in disparte dalla piena partecipazione alla vita. Ma la vita non è un gioco in senso competitivo, ma un gioco nel vero senso.. Un’attività piena di gioia interattiva e opportunità creativa. Nessuno vince e nessuno perde. Crederlo è essenzialmente un’illusione.
E’ una potente illusione che tiene assopiti molti di noi e quando siamo assopiti di fronte alle illusioni, soffriamo perché la nostra consapevolezza diminuisce. La vita come competizione è spesso una delle percezioni errate più difficili da scrollarsi di dosso.
 
6  Qualcun altro è responsabile
 
Quando continuiamo a credere che la vita non è un processo creativo che proviene dall’interno, ma qualcosa che ‘ci capita’ dall’esterno, non abbiamo ancora realizzato la nostra responsabilità riguardo alla nostra vita. E’ solo quando ci saremo resi conto della nostra completa responsabilità personale che potremo riportare alla coscienza la consapevolezza della vita come processo creativo.
Molti prendono la vita troppo seriamente semplicemente perché si percepiscono come vittime. E anche se non riguarda noi stessi, possiamo aver imparato ad ‘identificarci con’ altri in quanto vittime. E’ garantito che questa percezione ci assicura musi lunghi e cuori pesanti.
 
7 “Non gioco!”
 
Se ci osserviamo nei momenti di grande serietà, notiamo di aver sviluppato una tendenza giudicante nei confronti degli altri. Quando interpretiamo le motivazioni e i comportamenti degli altri come giochi politici, giochi manipolativi, giochi per mantenere soggiogati gli altri, giochi che mirano a sfruttarci e a spillarci soldi, giochi che appaiono normali e facenti parte della vita, sviluppiamo una prospettiva cinica e veniamo delusi dalla vita stessa.
Perdiamo la fede nell’essenziale benevolenza della vita. La vediamo come una minaccia e forse come una maledizione, e non come la gioiosa avventura che potrebbe essere. Siamo sempre esausti e in osservazione della maniera in cui possiamo trarre vantaggio dai ‘giochi’ degli altri. Così facendo non cominciamo neppure a pensare a come potremmo vivere più creativamente fuori dalla casella di questa specifica mentalità. La stessa idea di creare e giocare molti ruoli diventa irrilevante e persino disgustosa e così la nostra capacità creativa viene soppressa o nel migliore dei casi ridotta al minimo.
Solo un’analisi minuziosa delle nostre credenze potrà sistemare la questione. Perché creatività e giocosità ritornino, tutto il cinismo deve andarsene. Solo allora la gioia potrà danzare di nuovo nel nostro cuore.
 
Si, ci sono molti che soffrono, molti che hanno a malapena a sufficienza per mangiare, molti con poco o nessun riparo. Sembrerebbe che essere semplicemente gioiosi e creativi non li aiuti.
Ma, perché quelle persone si trovano in quelle situazioni?
Forse perché ad un dato momento, in un dato luogo del passato, qualcuno ha cominciato a prendere la vita, per una ragione qualsiasi (di solito per paura), troppo seriamente. Possiamo decidere di fare nostro il ruolo di aiutare quelle persone, in tal caso avremo bisogno di essere molto meno seri allo scopo di essere creativi (pieni di risorse) e giocosi (leggeri) se vogliamo dar loro sia aiuto che speranza.
 
Domanda: Elenca tutti i possibili ruoli che pensi di poter giocare nel contesto attuale della tua vita. Poi valuta da 1 a 10 la tua abilità nel giocar bene ogni ruolo.
 
Riflessione: Perché nelle tue relazioni non sei così giocoso/creativo come potresti essere?
 
Azione: Descrivi le abilità e le attitudini che credi di dove imparare per giocar bene ogni ruolo elencato.
 
(PS: Non prendere tutte queste domande troppo seriamente. Giocaci e vedi che cosa emerge nella tua mente e nel tuo cuore.)

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