Storie Spirituali

Il maestro delle patate

pubblicato il 20/01/10

Il maestro delle patate

Un giorno il maestro ci chiese il compito di portare delle patate crude in una borsa di plastica.
Ci chiese di mettere nella borsa una patata per ogni persona verso la quale avessimo avuto del risentimento, e scriverci il nome sopra.
Ci chiese di portare queste patate per una settimana da ogni parte, dentro uno zaino.
Alcune borse erano veramente pesanti!!
Naturalmente la condizione delle patate con il tempo si deteriorava.
Il fastidio di portare queste patate in tutti i momenti, mi dimostrò chiaramente il peso che caricavo quotidianamente nel mio cuore e nella mia vita, dovuto al risentimento.
Appresi anche che, quando portavo la mia attenzione alla borsa di patate per non dimenticarla, lasciavo perdere delle cose che erano più importanti per me.
Questo esercizio mi fece pensare al prezzo da pagare per non perdonare qualcosa che era passata e che non poteva cambiare.
Molte volte pensiamo che il perdono sia un regalo per l'altro, senza renderci conto che i primi a trarne beneficio siamo noi stessi.
Tutti abbiamo patate che stanno marcendo nel nostro "zaino" sentimentale
La mancanza di perdono è come un veleno che prendiamo quotidianamente a gocce, che finisce per avvelenarci.
Molte volte il primo che devo perdonare è proprio me stesso. Il perdono ci libera dai legami che rendono amara l'anima e malato il corpo. Perdonare non significa lasciare andare l'importanza verso ciò che succede o dare ragione a qualcuno che compie azioni negative.
Semplicemente significa lasciare da parte i pensieri negativi che ci causano dolore e fastidio e accettare gli eventi che di fatto sono passati. Il perdono rompe le catene e ci rende veramente liberi.

"Solo colui che e' abbastanza forte per perdonare un'offesa sa amare". (Gandhi)

Il potere della legge del Karma


Si chiamava Fleming ed era un povero contadino scozzese. Un giorno, mentre stava lavorando, sentì un grido d'aiuto venire da una palude vicina. Immediatamente lasciò i propri attrezzi e corse alla palude. Lì, bloccato fino alla cintola nella melma nerastra, c'era un ragazzino terrorizzato che urlava e cercava di liberarsi.
Il fattore Fleming salvò il ragazzo da quella che avrebbe potuto essere una morte lenta e orribile...
Il giorno dopo una bella carrozza attraversò i miseri campi dello scozzese; ne scese un gentiluomo elegantemente vestito che si presentò come il padre del ragazzo che Fleming aveva salvato:
"vorrei ripagarvi" gli disse il gentiluomo, "avete salvato la vita di mio figlio".
"Non posso accettare un pagamento per quello che ho fatto" replicò il contadino scozzese rifiutando l'offerta.
In quel momento il figlio del contadino si affacciò alla porta della loro casupola.
"E' vostro figlio?" chiese il gentiluomo."
"Si" rispose il padre orgoglioso.
"Vi propongo un patto: lasciate che provveda a dargli lo stesso livello di educazione che avrà mio figlio. Se il ragazzo somiglia al padre, non c'é dubbio che diventerà un uomo di cui entrambi saremo orgogliosi".
E così accadde.
Il figlio del fattore Fleming frequentò le migliori scuole dell'epoca, si laureò presso la facoltà di medicina dell'ospedale St. Mary di Londra e diventò celebre nel mondo come sir Alexander Fleming, colui che scoprì la penicillina.
Anni dopo, lo stesso figlio del gentiluomo che era stato salvato dalla palude si ammalò di polmonite. Questa volta fu la penicillina a salvare la sua vita.
Il nome del gentiluomo era lord Randolph Churchill e quello di suo figlio sir Winston Churchill.
Qualcuno una volta ha detto: "ciò che fai, ti ritorna".

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