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Il potere della concentrazione

pubblicato il 11/06/12


 
Concentrarsi è un potere che da accesso a molti altri poteri.

Cos’è il potere? Potenzialità che abbiamo dentro, pronte ad emergere ed essere utilizzate quando si ha la chiave giusta. Abbiamo tanti poteri ma la chiave per accedervi è proprio la concentrazione. La seconda combinazione è il potere di volontà.
Chi viene per primo tra questi due?
Il potere di concentrazione è per andare all’essenza e il potere di volontà è per rimanerci e quindi fare quello che si ritiene utile e costruttivo. Ma allo stesso tempo senza la volontà di cambiare non si inizia neppure a pensare che sia importante focalizzarci su qualcosa per cambiare. Sono due compagni di viaggio e uno sostiene l’altro.

Oggi le persone sono prese da mille cose, pianificano tanto, fanno tanto, si disperdono a più non posso. Poi si ritrovano senza forza, spesso infelici e insoddisfatte. Ma quello che viene a mancare nella dispersione e confusione sono i raggiungimenti. 
 
Quando mi concentro risparmio tempo, ottimizzo il tempo.  
Per molti concentrarsi è una fatica e una difficoltà. Si mendica cooperazione spesso, perché non c’è concentrazione. Dove questa è presente la cooperazione è automatica. E soprattutto a cooperare con noi saranno le nostre stesse potenzialità.

Il primo passo per acquisire maggiore concentrazione è l’introspezione.
L’introspezione serve per accedere alle parti più profonde della propria identità e cominciare a capirla.

La concentrazione permette alla mente e all’intelletto di lavorare nella stessa direzione, cioè di cooperare. La mente è il laboratorio dove si creano pensieri e l’intelletto è il suo filtro. Occorre capire e posizionarsi nel modo giusto per concentrarsi su ciò che ha valore.
Quando l’intelletto, cioè la facoltà dell’anima di capire e di discernere, si focalizza su qualcosa o qualcuno, allora dirigerà la mente in quella stessa direzione e tutti i pensieri creati sosterranno la stessa esperienza. Nella meditazione ad es. pratichiamo di connettere il nostro intelletto con Dio, sulla base di una conoscenza che ci rivela la Sua personalità. Così la nostra mentre produce pensieri che alimentano questa esperienza e stimolano nuovi livelli di comprensione. L’intelletto diventa come un pozzo di realizzazioni che determinano un costante progresso interiore.

Se la mente pensa di rispondere male a qualcuno perché c’è stato un contrasto, e l’intelletto non ha la comprensione necessaria né la forza per contraddirla, quel pensiero diventerà un’azione e quell’azione nel tempo diventerà un’abitudine. La mia identità sarà quella dell’intollerante o di qualcuno che si irrita facilmente.
Se l’intelletto è ben “istruito” ovvero ha ritrovato la comprensione che arrabbiarsi fa male, la mente non troverà un complice ma un filtro che rimanderà indietro, bocciato, il pensiero di intolleranza.
E con esso lo stimolo a creare un pensiero opposto, cioè di tolleranza e empatia.
La mente così comincerà a muoversi nella direzione indicata dai parametri che l’intelletto avrà consolidato, e più essi sono basati su una consapevolezza spirituale più saranno profondi e indici di saggezza.

La concentrazione ci riporta alle cose più semplici ed essenziali, a percepire che quello che sono non è quello che ho. Identificazioni varie, legami e attrazioni esterne sono illusioni, subentrate quando l’amnesia spirituale ci ha portato lontano dal nostro vero essere.

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