pubblicato il 03/01/13

Laverda – 25 novembre 2012

Incontro presso la sala parrocchiale di Laverda di Lusiana su invito di Don Marino

  I° Intervento - Roberta Rigodanzo - Pedagogista clinico, Marostica

II° intervento -  Carlos La Bandera e Steinum Masgusdottir, intervista condotta da Antonella Ferrari

LA COPPIA TRA PSICOLOGIA E SPIRITUALITA’

di Roberta Rigodanzo

Cosa fa sì che due persone, tra mille altre, si scelgano?

  • Ognuno cerca nell’altro la soluzione di aspetti irrisolti che provengono dalla famiglia di origine.  Che ne siamo consapevoli o no, la storia della nostra coppia ha origine prima che nasca la coppia, nelle nostre storie individuali, è sano tenerne conto.
  • Anche perché, nello scegliere il compagno/a siamo guidati dall’immagine della donna/madre, dell’uomo/padre e della coppia che abbiamo (a volte si cerca di seguire le orme nel bene e nel male, a volte si fa un’ipercorrezione all’opposto e si attribuisce all’altro la speranza di cambiamento.)  La nostra esperienza ci guida. Il problema è che poiché spesso chiediamo alla nostra coppia qualcosa di diverso rispetto alla coppia che abbiamo conosciuto nella famiglia di origine, la nostra esperienza non solo non ci è molto utile, ma può diventare anche un intralcio perché ci guida verso qualcuno con delle motivazioni (passato) che poi non coincidono con le aspettative che abbiamo su di lui/lei (futuro)  (è come se  impostassimo il navigatore con un programma non aggiornato…  e quando non legge le nuove strade richieste ce la prendessimo con lui) nella scelta siamo condizionati dai modelli che abbiamo interiorizzato, inevitabilmente.
    Infatti, a volte si cerca qualcuno di simile a noi, a volte si cerca qualcuno di molto diverso perché ci possa aiutare a fare quel cambiamento che desideriamo fare ma da soli non riusciamo. (poi magari succede che i motivi per cui ho scelto una persona tra mille sono gli stessi per cui, alla lunga, non la sopporto più).  

Spesso si arriva a dire, “non sei più la stessa persona che ho sposato” o che ho conosciuto. Esiste un incastro di coppia (cosa l’ha unita) ed è importante divenirne consapevoli  perché alla fine può diventare ciò che separa.

Perché due persone si scelgono?

La coppia nasce per un incastro di bisogni, anche se può suonare poco romantico… Vediamo il percorso:

- All’inizio c’è l’innamoramento, necessario  per iniziare la vita a due (poiché c’è sempre una differenza di “linguaggio” tra uomo e donna = è una differenza di percezione e di visione, il nostro compagno/a è sempre uno “straniero” e l’innamoramento serve a farci dimenticare questo, perdere lucidità per avere il coraggio di rischiare)  

- Poi segue l’uscita dall’innamoramento, altrettanto necessaria, che passa attraverso la disillusione (l’altro non è la soluzione dei miei problemi, devo lavorarci io). Moltissimi conflitti nascono dal desiderio di pensare e percepire allo stesso modo, cosa, ahimè, impossibile (ma è vero che con il passare del tempo la coppia capisce alcune cose l’uno dell’altro ed aumenta la sintonia).

- E queste sono solo le dinamiche iniziali interne al legame, in seguito, nella vita di una coppia, accadono una miriade di eventi che la mettono alla prova e le chiedono di adattarsi al cambiamento, di essere flessibile, di evolvere:

  • La nascita del figlio, per cui si passa da una struttura a cerchio ad una struttura a triangolo; o al mancato arrivo di un figlio… si assume un ruolo diverso, che è quello di genitori, aumentano le responsabilità, la cogenitorialità è complessa…
  • Il rapporto con le famiglie di origine (necessità di costruirsi la “membrana di coppia”), diversi modelli educativi, gestione delle regole, divisione dei compiti,  aspettative sui figli…
  • La crescita dei figli, l’adolescenza in tutta la sua bellezza e con tutta la sua complessità
  • Il compito di “lanciare” i figli verso il futuro, il loro miglior futuro possibile, (la scuola, la realizzazione personale e professionale, gli ideali, i “valori”, la motivazione, la responsabilità…)
  • E tanti altri eventi imprevedibili, più difficili, inattesi, critici, dolorosi come: malattie, disabilità, perdita del lavoro o di uno status economico, tradimenti, delusioni, lutti…

Senza contare tutte le pressioni e le richieste esterne a cui è sottoposta: oggi il modello di rapporto di coppia deve garantire la produzione del reddito, salvaguardare gli spazi individuali, tutelare quelli di coppia, permettere la crescita personale e professionale di ogni componente essere socialmente inserita, ecc…

Come si può tener viva la coppia?

Sapendo che quando 2 persone stanno insieme, in realtà  sono 3 le entità da tenere in considerazione: lui, lei e la coppia.

La coppia, in questo tempo ed in questa società, è una creatura in via di estinzione, sotto la spinta dell’individualismo crescente e dell’importanza dell’apparenza. Rispetto a questi parametri la coppia è perdente, perché costa fatica, perché va curata, accudita, nutrita, amata, protetta. E questo è un lavoro certosino, quotidiano, da artigiano e non in serie (come i modelli televisivi) o in kit ikea con le 10 regole sicure per la costruzione della coppia. La coppia è un terreno “altro” rispetto ai due singoli che la compongono. La coppia non è una sommatoria dove 1 + 1 fa 2  (sarebbe tutto molto più semplice). La coppia è un sistema.

Nessuna relazione a priori è quella giusta, c’è sempre un rischio da affrontare, un lavoro da fare. Mettersi in coppia non è un punto di arrivo, è un punto di partenza.    

Non esiste la coppia ideale o la coppia normale, esiste la coppia utile, utile alla crescita individuale.

La coppia cresce quando è una buona base, una base sicura per la crescita individuale. Gli individui fanno crescere la coppia, e la coppia fa crescere gli individui che la compongono. Nel legame di coppia c’è circolarità. E’ un dinamismo che non è sempre regolare e costante, va a fasi. Ci sono momenti in cui un elemento della coppia sta meglio dell’altro e quindi può diventare l’appoggio, la forza, il porto sicuro per il compagno; poi può succedere, per mille motivi, di scambiarsi i ruoli: chi era su va giù e viceversa; anche il terzo componente il legame, cioè la coppia come relazione può conoscere momenti altissimi e momenti di crisi (durante le fasi idilliache essa diventa il punto di riferimento, la “casa” per entrambi = sapere di poter contare sul legame  /  durante le fasi critiche i due componenti devono saper prendersene cura mettendo da parte rivalità, egoismi, rivendicazioni sul passato…)

E’ fisiologico che ci siano momenti con crescite disarmoniche:  “non lo riconosco più, non è più la persona che ho sposato, mi sembra di stare con un estraneo…” proprio perché la relazione di coppia è dinamica, e questo non deve spaventare, ci deve far attrezzare, far allenare al dinamismo…

La parola-chiave nella coppia è rinegoziare, per poter affrontare i cambiamenti (le coppie possono essere sbilanciate per un periodo o per alcune cose, l’importante è non irrigidirsi nei ruoli).

In conclusione…

Dovendo ora, necessariamente, semplificare, mi sento di dire che non esistono ricette o regole infallibili per far funzionare la coppia, che la vita di coppia va “sostanziata”, presidiata, nutrita, curata, perché ci sono molte insidie, molte pressioni interne ed esterne… La coppia non si autogenera dal nulla, non basta l’amore a nutrire tutto (ogni coppia all’inizio si sente unica ed inimitabile).

Serve amore e serve un’ardente pazienza per tener viva la coppia.

 

LA COPPIA TRA PSICOLOGIA E SPIRITUALITA’

Intervista condotta da Antonella Ferrari con Carlos La Bandera e Steinum Masgusdottir,

Intervista

Domanda:  Molte volte nella dinamica di coppia c’è l’intento di esprimere cura e affetto ma uno finisce per soffocare l’altro. Nella vostra esperienza dove sta l’equilibrio?

Carlos - Eliminare aspettative. Le aspettative senza dubbio avvelenano le relazioni e, soprattutto, quella di coppia. Tutto parte del primo caffè del mattino: “Mi faresti il caffè…?” Ma però una volta che questa diventa questa un’abitudine, il giorno in cui viene a mancare il caffè, per qualsiasi motivo, malattia, stanchezza, mancanza di tempo per altri impegni, allora diventa motivo di scontro.  Non tanto per il caffè di per sé, quanto per la supremazia delle aspettative stesse.  Per me l’Amore Vero è oltre le aspettative.

Nel mio lavoro, io sono un musicista, è innegabile che io debba prendere del tempo nella mia giornata per allenarmi.  Ho vissuto di estrema importanza prendermi del tempo per evitare di diventare dipendente e/o viceversa, dipendenza che può compromettere la relazione stessa fino a portarla al soffocamento: “Ho bisogno del mio spazio…”

 

Domanda:  Avete un esempio del danno che fa un atteggiamento invasivo, l’idea di vivere e occupare la mente di un altro?

Carlos - Inizia sicuramente con delle telefonate sporadiche qua e là durante giornata, nei momenti meno opportuni e finisce per occupare la mente dell’altro al punto in cui la mia tranquillità potrebbe dipendere dal sapere cosa, come e perché sta facendo l’altro in quel momento. Purtroppo, quando non riusciamo a creare e sostenere i nostri propri spazi (anche quelli di solitudine e introspezione) iniziamo ad essere invadenti  e permettere che gli altri invadano i nostri spazi. Di solito neghiamo il fatto di essere consapevoli di questo, di aver permesso a qualcuno di determinare cose molto profonde in noi, ma in effetti siamo stati noi a permetterglielo.

La solita chiamata invasiva, al lavoro, al supermercato, in macchina, sull’autobus…chiedendo… “ cosa fai?”. Questa situazione oggi giorno si presenta molto spesso, poiché non riusciamo delle volte ad essere tranquilli, da soli con noi stessi , non riuscendo a “ far pace con la propria mente” non ci resta che chiamare colui chi possiamo, quanto possiamo…

Queste chiamate sono il risultato della mancanza di ascolto di se stessi,  l’incapacità di apprezzare del tempo di qualità in solitudine, il proprio presente. Sono questi momenti in cui possiamo far emergere il meglio di noi da poi condividere nel momento adeguato.  

Domanda:  Accontentare sempre, accondiscendere sempre, è amore o no?

Steina - Non mi era mai piaciuta l'idea della coppia felice che non poteva stare separata! Mi dava un senso di grande limite e debolezza. Poi ci sono cascata io! Il primo anno l'ho vissuto proprio così, facendo fatica a staccarmi, ma avvertivo un sentimento di insicurezza e paura. Ingannandomi probabilmente che la relazione perfetta implicasse questo.  Anche il desiderio di voler sempre averlo nella mia testa e che lui tenesse me nella sua era molto presente. Quando abbiamo iniziato questo percorso spirituale e capito che l'amore non è una dipendenza o proprietà, allora la relazione è diventata sempre più sana e vera.

 

Carlos - Accontentare è pericoloso. A volte non sappiamo veramente quello che desideriamo e molto meno quello che ci farebbe del bene. Immaginiamo per l’altro come diventa ancora più difficile capire quel che veramente farebbe del bene al compagno/a. Accontentare potrebbe essere la modalità più semplice, ma in quel tavolino ci giochiamo la nostra relazione. Ecco perché l’amore nasce dalla conoscenza. Solo conoscendo il mio compagno posso amarlo. Più lo conosco/a più amo.

Domanda:  Sembra “normale” aspettarsi che l’altro cambi. Quando avete realizzato che il cambiamento inizia con il sé?

Steina -  Si, direi di averci provato a cambiare l’altro, ma dopo varie prove senza successo... !  Poi quando ho iniziato a frequentare la Brahma Kumaris, mi hanno confermato quanto sia inconcludente, e penso che tutti lo sappiamo già. Il cambiamento inizia veramente da dentro, e mentre io cambio, sembra quasi una formula magica.. ispiro anche l’altro a cambiare. Non lo forzo, non lo pretendo, ma diventa un’energia contagiosa, quella del cambiamento.

 

Carlos - Ho scoperto che imparando ad ascoltarmi, a conoscermi e soprattutto a cambiare quel che non mi piace di me stesso,  allora gli altri, i più vicini a me, iniziano a fare anche a loro volta sforzi per una convivenza più armoniosa ed amorevole.  Se aspetto che l’altro cambi per primo, anche avendo ragione, allora inizio a sprecare quel presente che potrebbe non solo darmi il beneficio della mia stessa trasformazione ma anche spreco l’opportunità di stimolare la trasformazione dell’ altro. Il Vero Amore dipende della nostra capacità per trasformare noi stessi.

Domanda:  È interessante che le persone vivono meglio e si amano di più quando sono distanti, lontane.  Vivono l’altro con l’immagine che hanno nella loro mente (così hanno due partner anziché uno..!)

Carlos - Quello si chiama l’effetto 4. Si potrebbe dire che diventiamo in 4.   Quando la mia compagna era lontana mi accorgevo che quel che la pensavo molto ed ero totalmente astratto, direi molte volte diverso rispetto a quando ci sentivamo al telefono.  È più semplice amare un’idea, o l’immagine ideale che abbiamo dell’altro. Se poi cerco far sì che quella persona diventi come la bella idea/immagine che intrattengo nella mia mente, garantito che … finirà male! Ed ecco perché, eravamo in 4. Io, la mia idea di lei, lei e la sua idea di me… Poca armonia di sicuro.

Il vero problema è quando pur essendo vicini, siamo in realtà lontani.  Comprendendo questo  ho deciso di smettere con le aspettative, di finire con quel partner ideale, con l’illusione che faceva soffrire entrambi.

 

Domanda:  Vi è mai successo di provare vergogna per qualcosa che l’altro ha fatto o detto? Insomma una sorta di identificazione con il partner?

Steina - Si, e mi sono pure arrabbiata con lui perché si era vestito per una festa in un modo decisamente inappriopriato all’occasione. A pensarci è assurdo, come se lui mi rappresentasse e in questo io perdevo il senso della mia dignità! Ho realizzato poi quanto questo atteggiamento mentale fosse un’espressione del mio ego!!

 

Domanda:  Che metodo spirituale avete usato per crescere insieme, in che misura Dio indice nella vostra relazione?

Steina – Ci è stato detto all'inizio del nostro percorso che quando due persone s’incontrano e formano una coppia, spesso l'intento e quello di completarsi a vicenda, di essere anche complementari.  E di solito uno più uno fa due.  Ma due individui che scelgono di lavorare sulla propria crescita interiore e evolvere stando insieme, nel loro caso si può dire che uno più uno fa undici!

Se poi inseriamo un terzo elemento nella coppia, e intendo Dio, allora la forza in noi non sarà più solo di un 11 ma di 111!

 

Carlos – Infatti, appena arrivati in questo percorso eravamo una coppia direi “normale”… non cercavamo niente di specifico.  L’essere 11 prevede ovviamente avere molta più energia, sincronia, armonia e potere. Quello era lo sforzo che ci proponeva il Raja Yoga della Brahma Kumaris, riuscire a riscoprire noi stessi  nella nostra unicità.  Ora stiamo scoprendo che questo numero, 111, può rendere possibile l’impossibile e chissà, forse è proprio questa grandezza di sentimenti che ognuno di noi ricerca.

 

Workshop – riflessione con tutti i partecipanti

  1. Qual è l’aspetto di disfunzionalità che vi ostacola a diventare 11?
  2. Come si include il terzo elemento, Dio?

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