pubblicato il 24/04/16

9. Autopotenziamento

Rimane solo una cosa: avere la volontà di fare il salto di coscienza descritto nei capitoli precedenti. Uno dei principali ostacoli è la mancanza di esperienza per ottenere un vero beneficio.
La mia prima reazione a tutto ciò fu quella di pensare che era un grande esercizio di egoismo. Mi sentivo naturalmente portato ad aiutare gli altri, ma non ero abituato all’idea di aiutare me stesso. Con il tempo mi resi conto che non potevo dare agli altri ciò che io stesso non avevo.
Grazie al mio percorso, ho capito che invece di implorare Dio per ottenere misericordia e perdono, devo averli per me stesso. Assimilarli nella vita pratica reca benefici sia a noi stessi che agli altri. Perdonare se stessi e gli altri significa rimuovere le barriere.

Impegno e risultato
Una delle regole fondamentali dell’esistenza è che un risultato è sempre direttamente proporzionale all’impegno profuso. Anche per bere un bicchier d’acqua devo stendere la mano, prenderlo e portarlo alle labbra. Diciamo che il bicchiere rappresenta tutto ciò che devo fare per migliorare me stesso e ripulire la mia casa interiore.
Posso avere tutte le informazioni necessarie, e persino il tempo e le risorse per realizzarle, ma tutto dipende dal mio impegno personale. Per soddisfare la mia sete spirituale devo bere da questo bicchiere, ma non è che questo faccia un salto dal tavolo all’improvviso ed entri nella mia vita. È necessario che io stenda il braccio per avvicinarlo a me.

L’oscurità dell’ignoranza
C’è una storia su una conferenza mondiale indetta per affrontare il problema di una misteriosa oscurità che affliggeva il mondo da un po’ di tempo. Tutte le autorità planetarie si erano riunite per condividere le loro opinioni. Nel buio più assoluto si misero a discutere:

«Mi preme dire che da alcuni mesi ormai questa oscurità è il nostro problema più grande».
«Si, è vero. Ci ha portato via il colore della vita. Sembra che nulla di ciò che facciamo serva a liberarcene».
«In conclusione, propongo di chiedere a tutti i governi di mettere insieme dieci milioni di dollari per fare ricerche approfondite sulle sue cause».
…e così via.

Mentre si discutevano i vari punti di vista, si sentì un tramestio nel corridoio fuori della sala. La porta si aprì cigolando e si udì l’improvviso scatto di un interruttore. Era la donna delle pulizie che era arrivata in anticipo per pulire la sala e aveva acceso la luce!
Allo stesso modo, spendiamo enormi quantità di denaro, tempo ed energia, facciamo ricerche in biblioteche colme di libri, partecipiamo a rituali, conferenze e discussioni informali che cercano di affrontare i problemi causati dall’oscurità dell’ignoranza spirituale che ha eclissato la luce delle nostre relazioni – con noi stessi, tra di noi, con il mondo e con Dio. Invece di dilapidare noi stessi (e il nostro conto in banca) lottando contro questa ignoranza e le sue conseguenze, c’è un’alternativa più saggia.
Sviluppando la consapevolezza di io-anima e stabilendo una connessione con la Fonte Suprema di potere spirituale – accendendo la lampada interiore – l’oscurità nelle sue varie gradazioni viene a poco a poco eliminata dall’anima rivelando una realtà dai colori vivaci.
Però, non è semplice come sembra. Richiede costanza e un profondo interesse al cambiamento.
Con il potere spirituale io posso trascendere ogni sofferenza e conflitto. A questo scopo può essere utile la formula seguente:

Appagamento
Con il passare del tempo, le domande, i dubbi e le preoccupazioni diminuiscono. Quando c’è stabilità, posso godere di una spiritualità che comincia a prendersi cura di me con naturalezza. Dal trono della mia contentezza interiore, riesco a servire il mondo positivamente
Le opportunità di ampliare la spiritualità degli altri stimola ciò che di meglio c’è in me. Smetto di essere ingannato dall’aspetto delle persone e delle cose e desidero solo dare a questo mondo e non prendere.
La mia mente viene inondata di gioia quando so esattamente di che cosa ho realmente bisogno ed ottengo ciò che voglio.

Teoria o esperienza?
La logica della scienza mi insegna che una teoria è vera solo se i risultati che ipotizza possono essere verificati nella pratica. Al mondo non mancano teorie riguardo a noi stessi, a Dio, ad altre dimensioni e persino alla storia del mondo. È indubbio che tutti gli esseri umani ricercano a vari livelli il grande trio: pace, amore e felicità.
Da una parte vi sono le teorie e le idee relative alla vita, e dall’altra la profonda aspirazione a sperimentare queste tre qualità. Ma c’è un terzo aspetto che fa da ponte tra teoria ed esperienza:

Quando ero tirocinante in chimica industriale per la ricerca e lo sviluppo, ero molto orgoglioso del mio lato razionale e scientifico. Ecco perché quando mi imbattei nel Raja Yoga fui felice di cogliere la logica del tutto. Ero pronto a provare tutte le idee nel laboratorio della mia vita.
Dopotutto, sapevo che se esperienza e sperimentazione non portano i risultati desiderati, posso concludere che c’è un errore nella mia concezione della vita oppure nella metodologia (il mio modo di vivere) o che possono essere entrambi sbagliati.
Se le mie esperienze in relazione a Dio, al cosmo o al sé interiore sono basate sulle emozioni o persino sulla tradizione e non su dati di fatto reali e inconfutabili, ci vuole una buona dose di coraggio per adottare una direzione nuova e più soddisfacente.

La nuova visione
Se la vita fosse fatta solo di sofferenza e imperfezioni sarebbe inutile compiere degli sforzi per perfezionarsi. Ma è proprio il tentativo di ricercare miglioramenti nella sfera mentale, emotiva e spirituale che lascia pensare che ci sia qualcosa in noi che resiste alla nozione che l’imperfezione sia intrinseca e naturale.
La mia esperienza personale con le verità più profonde mi ha portato a concludere che non è la vita ad essere imperfetta, ma può esserlo la mia visione.
Quindi ho bisogno di migliorare il mio modo di vedere le cose. La nuova visione potenziante si basa sui seguenti concetti fondamentali:

• L’anima è un’entità diversa dal corpo.
• L’anima è un punto indivisibile di energia spirituale.
• L’anima porta in sé ruoli e personalità come sanskaras.
• L’anima è eterna: senza inizio né fine.
• L’anima può trasformarsi attraverso la pratica della meditazione.
• Dio è visto come l’Essere Supremo.
• Dio non è letteralmente onnipresente, onnisciente o onnipotente.
• Dio non crea cose dal nulla, ma esiste come fonte permanente di trasformazione.
• In quanto esseri, siamo responsabili delle nostre azioni e siano artefici del nostro destino.

Consolidare il potere spirituale
Come abbiamo visto, uno dei metodi migliori per consolidare tutto ciò che abbiamo preso in esame in questo libro è mettere in atto immediatamente i pensieri e i progetti più elevati e positivi.
Se c’è un lungo intervallo tra il pensiero e la sua attuazione, il risultato non è così efficace come quando nasce l’idea. Ciò è particolarmente vero in relazione alla meditazione.
Leggere degli innumerevoli benefici della meditazione può ispirarmi, ma non è lo stesso che metterla in pratica. Se c’è l’ispirazione di meditare, è meglio farlo subito che dopo. Realizzare pensieri positivi rende più acuto il mio potere decisionale e frena l’impulsività.
Come abbiamo già visto, la fase iniziale della meditazione consiste nello stabilizzare la mente nel ricordo del vero sé. L’intelletto cerca nelle profondità del sé per riportare in superficie i sanskaras originali. Inizialmente questo processo è così nuovo e meraviglioso che ci si sente incentivati a continuare.
Il potere spirituale viene generato nella meditazione. Vi sono due livelli per cominciare a sentire questo potere:

• Riflessione
• Concentrazione

La riflessione e il potere del silenzio
La vera riflessione profonda richiede silenzio interiore. La superficie di un lago rifletterà il paesaggio circostante se le acque sono chete, ma non se sono agitate. Pertanto, devo imparare a muovermi interiormente, lontano dalle turbolenze che mi circondano. Rifletto sulle idee di fondo delle meditazioni guidate.
Il silenzio più profondo si genera quando cessano il rumore dei pensieri e la confusione dei desideri e l’anima diventa completamente calma. Vi sono parecchi fattori che rendono difficile questo silenzio interiore:

• Insoddisfazione (diventa un blocco per il rispetto di sé).
• Dubbi (mi privano del senso della mia vera identità).
• Sensi di colpa (il peso del passato che è ancora presente nei sanskaras attivi).
• Ricordi passati (devo imparare non solo a distaccarmi dal corpo ma anche dal mio passato e da quello degli altri).
• Paura e incertezza riguardo al futuro (solo quando riesco a fermarmi e ad apprezzare la pienezza del momento presente posso sperimentare il completo silenzio).
• Desiderio di soddisfare uno dei sensi fisici (nel silenzio profondo ho un unico desiderio: essere connesso con Dio, la fonte di ogni potere spirituale, e di servire il mondo).
• Parlare troppo (quando uso troppo la bocca per esprimermi, quel troppo mi allontana dalla vera esperienza del silenzio interiore. Devo usare il minor numero possibile di parole e parlare a bassa voce).

Quando comincio a soddisfare i miei desideri più profondi di pace, amore, felicità e, di conseguenza, di salute e prosperità, riesco ad apprezzare ancora di più il valore del silenzio spirituale. È l’amore che mi porta a tacere. L’amore completo coincide con il completo silenzio.
Il potere del silenzio esiste quando non c’è spreco di energia né dispersioni. In questo stato di profondo silenzio:

• Posso creare ed accumulare energia per il futuro. Diversamente spendo ciò che guadagno.
• Posso sviluppare l’abilità di comunicare con gli altri a livello più sottile: quello che pensiero.
• Posso cominciare a vedere il futuro con chiarezza.
• Posso diventare un servitore del mondo attraverso la trasmissione di pensieri benevoli.
• Posso eliminare i miei ostacoli e contribuire ad eliminare quelli degli altri.

La pratica della riflessione calma la mente e facilita la concentrazione.
La stessa parola concentrazione significa ridurre tutto a un punto. Non coinvolge il corpo. Le forme di meditazione che includono posizioni fisiche ed esercizi respiratori sono considerati strumenti eccellenti per allentare la tensione, ma non per risolverla.
La meditazione Raja Yoga, quando è eseguita correttamente, agisce direttamente sulla tensione eliminandola.

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