Recensione Articoli

Mi hai tradito!

pubblicato il 02/12/18


Mike George

“Me l’hai promesso. Hai promesso che non avresti detto niente. Avevi detto che non avresti parlato!” Tutti noi consideriamo una promessa non mantenuta come un tradimento. Il peggiore sembra essere il trasferimento di una ‘promessa di relazione intima esclusiva’ da uno a un altro. Altrimenti chiamata una tresca! I sentimenti feriti vanno in profondità e spesso finiscono per diventare costosi! Ciò che era cominciato come amore può finire come odio pieno di risentimento e le ferite emotive possono durare una vita. Ma, un momento! Perché si piange e ci si lagna tanto? Perché tanta sofferenza emotiva e tanta infinita tristezza? Non si tratterà per caso ancora di aspettative? Non potrebbe essere che sia la dipendenza da un altro a sostenere il nostro ego…ancora una volta?

Non potrebbe essere che non ci siamo accorti che fidarsi di un altro e poi aspettarsi che tale fiducia sia rispettata, mantenuta, confermata sia stato in nostro errore? Chissà che cosa spinge qualcuno a venir meno a un impegno. Ci potrebbero essere migliaia di ragioni, dalla paura alla debolezza. Ma finché ‘ci aspettiamo’, finché ‘dipendiamo’, finché ‘crediamo’ che l’altro non ci tradirà mai, allora possiamo essere abbastanza sicuri che un giorno ci sentiremo colpiti, delusi, devastati, per un breve tempo o un tempo lunghissimo. A meno che! A meno che non realizziamo che la sofferenza emotiva è nostra responsabilità. Finché non realizziamo che abbiamo una scelta. Certamente non una scelta facile in frangenti del genere. Ma non è obbligatorio soffrire. Le persone rompono le promesse. Questa è una realtà sul pianeta terra!

Paradossalmente o forse sfortunatamente, nel bel mezzo di tanta sofferenza potremmo persino arrivare a pensare: ”Che cosa ho fatto per essere stata tradita?”, rivolgendo così la pistola emotiva contro di noi. Follia! Così folle da risultare quasi una commedia! Ma in quel momento non sembra così.

E così…il risultato dell’aver compreso che cosa veramente succede durante tutte queste ragioni di sofferenza, è il vedere che non sono ‘gli altri’ a ferire i miei sentimenti, sono io che genero la sentimenti di sofferenza, di solito un misto di tristezza e rabbia. E’ per questo che, a livello emotivo, perdonare l’altro è abbastanza irrilevante. Afferma solamente l’immagine di noi come vittime. E questo è il miglior invito alla replica. Ma c’è un livello più profondo di perdono che ci libera da simili momenti di sofferenza emotiva.

Tutti questi scenari hanno una cosa in comune. C’è un’unica ragione per la quale facciamo male a noi stessi in ciascuno dei setti esempi descritti. E’ la dipendenza. E’ il momento in cui pensiamo: ”Non sto ottenendo ciò che IO VOGLIO o non stanno facendo ciò che IO VOGLIO o loro non sono come IO VOGLIO!”

In tali momenti in realtà stiamo dicendo: ”La mia vita consiste nell’ottenere ciò che IO VOGLIO. Sono vivo, sono qui, allo scopo di PRENDERE qualcosa”. Ma non è veramente questo lo scopo della vita, non è veramente questo il modo in cui la vita deve essere vissuta, è questo che i saggi e i santi ci ricordano sin dai primordi. Non veniamo qui per PRENDERE qualcosa. Veniamo qui per DARE. DARE noi stessi. Non appena ci rendiamo conto che “la mia vita è PER DONARE” scopriamo il vero significato di perdonare…per dare! E non appena smettiamo di dipendere e di aspettarci qualcosa, il che è solamente un ‘volere’ camuffato, non ci sarà più possibile soffrire emotivamente. E se non si viene più feriti emotivamente, allora l’idea del perdono è irrilevante.

Perciò, quando qualcuno ci pesta un piede in treno, quello è un momento di verità, un momento in cui veniamo messi alla prova. Perdoneremo e dimenticheremo la goffaggine altrui (o il nostro piede fuori posto!) e andiamo avanti, oppure daremo fiamme a una rabbia indignata per il resto del viaggio?


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