pubblicato il 12/01/13

E’ l’attività mentale più comune. E’ il peggior uso dell’energia mentale. E’ una completa perdita di tempo. E può persino uccidere. Si chiama preoccupazione.

Preoccuparsi è una cosa buona, vero? Mostra che sei interessato. Significa che stai anticipando il futuro con intelligenza, non è così? No, no e no! La preoccupazione è ansia da romanzo. E’ immaginare catastrofi. E’ una serie di pensieri negativi che tolgono potere alla naturale creatività della tua coscienza e può persino minacciare il sistema digestivo. Perché i pensieri di preoccupazione influiscono in maniera particolare sul sistema digestivo? Forse sarà perché una volta che la catastrofe immaginaria viene collocata alla luce della realtà e si rivela per quello che è, completamente irreale, è difficile da digerire! Tuttavia, quando crediamo fortemente che le storie che ci siamo create nella nostra testa avranno gli esiti peggiori , noi stimoliamo una produzione eccessiva di alcune tossine nel nostro corpo.

Quasi verso la fine dei suoi giorni, Winston Churchill una volta disse:” Quando ripenso a tutte le parole che ho letto, mi ricordo della storia di un sindaco che in punto di morte disse di aver avuto durante la sua vita un sacco di guai che non erano mai accaduti”.

Allora, che cos’è la preoccupazione? E’ il rigurgito del passato vissuto negativamente e proiettato nel futuro. È il sedimento di ricordi dolorosi, riorganizzati in storie immaginarie di conflitti o di perdite non ancora avvenute.

E tuttavia, nonostante tante persone riconoscano che la preoccupazione sia una perdita di tempo e di energia, essa è tuttora la lezione più comune che impariamo dai nostri genitori. Il mito principale che viene trasmesso da generazione in generazione, è che ‘preoccuparsi è bene; mostra che ci tieni’. Il che è ovviamente un nonsenso! La preoccupazione è paura, l’attenzione è amore, e paura ed amore sono polarità opposte. Se ti fermi un attimo e diventi consapevole del perché ti preoccupi di qualcun altro, potresti anche scoprire che la preoccupazione è motivata dall’egoismo. In realtà sei preoccupato per te stesso. Sei preoccupato per come ti sentirai se dovesse succedere qualcosa a qualcun altro. In effetti, lo stai già provando!

Preoccuparsi è un’abitudine appresa, una dipendenza che si nutre della dose quotidiana delle tossine che provengono da brutte notizie, disastri e assunzione su di sé dei traumi di altri. Don’t Worry Be Happy era il titolo di una famosa canzone di qualche anno fa. Per molti non è facile, poiché preoccuparsi è diventata una droga mentale/emotiva e il solo dire ‘sii felice’ è una minaccia a quella droga. Inoltre molti pensano di essere felici…se si preoccupano! E tu?

Preoccuparsi è inoltre un sottile evitamento del presente. E’ una fuga in un futuro negativo affinché la realtà del presente non venga affrontata e sistemata ora. E tuttavia, noi possiamo trovare pace solamente qui e ora, possiamo vivere con amore solamente qui e ora. Possiamo essere totalmente presenti e disponibili per gli altri solamente nel qui e ora. La preoccupazione è assenza. Per liberarci dell’abitudine a preoccuparci, dovremmo chiederci perché non vogliamo essere qui e ora, perché diffondiamo la nostra fuga nel futuro e ci appigliamo con orgoglio al nostro diritto di essere profeti di sventura e veggenti di disastri?

Domanda:
In quale percentuale i tuoi pensieri sono di preoccupazione e in quale percentuale si avverano realmente?

Riflessione: Don’t Worry Be Happy: che differenza c’è tra preoccupazione e felicità? Mettilo per iscritto.

Azione:
Al termine della giornata, fai un elenco semplice di tutte le cose per le quali ti sei preoccupato, poi, accanto a ciascun punto, scrivi che cosa farai veramente.



 

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