Recensione Articoli

Sei felice al lavoro?

pubblicato il 06/11/14

29/10/2014 Mike George

Probabilmente sono poche le persone a cui piace andare a lavorare ogni giorno!
Il tuo è un lavoro d’amore o un lavoro di…fatica?

Il ‘mondo del lavoro’ si basa su un semplice scambio della tua energia e competenza con del  denaro!
Tuttavia, la sola idea di ‘lavoro’ richiama l’idea di faticoso e gravoso. In altri termini, ‘una conquista senza gioia’ che non riceve alcun aiuto dal fatto che c’è ovviamente bisogno di lavorare per sopravvivere fisicamente. Perciò, lavoro e sopravvivenza sono diventati sinonimi sia a livello mentale che nelle conversazioni e non sorprende che ci sia pochissima gioia in tantissime persone nei periodi dedicati a quella ‘attività lavorativa’ chiamata ‘lavoro’. Uno dei migliori cliché che meglio sintetizza la routine quotidiana è quando ci si riferisce al lavoro come ad un ‘male necessario’.  Una routine che va dalle 9 alle 17, e spesso ben oltre! Si tratta di una mentalità che assicura un certo grado di infelicità in relazione al lavoro e che segnerà tutta la nostra vita lavorativa. Ma si tratta di un livello di infelicità che viene tollerato e al quale ci si adatta.

Per quelli che NON fanno quello che a loro piace in cambio dei soldi di cui hanno bisogno, l’infelicità si manifesterà sotto varie forme sia per quanto riguarda il lavoro vero e proprio che per il contesto lavorativo. Si tratta delle ‘emozioni da stress’ chiamate ansia, insicurezza, frustrazione e risentimento. Con ogni probabilità queste si estenderanno a qualche ‘relazione difficile’ e, se pure non ci saranno conflitti, i fremiti di risentimento saranno abbondanti. Nell’insieme tutto ciò provoca squilibrio e decentramento. Ci porta via le energie, influenzando sia l’esecuzione del nostro lavoro, che le relazioni familiari e talvolta anche le migliori amicizie.

Come possiamo prosperare e non solamente sopravvivere durante il periodo lavorativo della vita e del vivere? Che cosa possiamo fare per rendere sia i compiti che il processo di ‘impiego’, le relazioni e i compensi del lavoro più….remunerativi? E qui remunerativo non vuol dire denaro, ma maggiore soddisfazione e significato.

Sentirsi bene e stare bene al LAVORO

Ecco sette spunti essenziali per trovare e mantenere la gioia, alimentare l’entusiasmo e sentirti bene al lavoro. Vedi se ce n’è qualcuno di adatto a te. Questi si possono applicare anche a tutte le ‘aree’ della tua vita.

1 - Accetta che sei responsabile al 100% dei tuoi pensieri e dei tuoi sentimenti sempre e ovunque.

Se il corpo può sviluppare molti tipi di ‘dolore’ che chiamiamo malattie, il ‘sé’ è affetto da molte forme di dis-agi che vengono chiamati ‘sofferenza’! Alcuni dolori sono inevitabili, ma la sofferenza è sempre opzionale. Il dolore è fisico e la sofferenza è mentale/emotiva. Il dolore proviene inevitabilmente dal corpo, ma la sofferenza è creata da te perché sei responsabile al 100% da ciò che pensi e senti, indipendentemente da ciò che sta accadendo intorno a te. Ciò vuol dire che tutto lo stress viene creato da noi stessi, dal momento che lo stress comincia dai pensieri che creiamo nella nostra mente.

Questo significa che non è l’altra persona, l’evento o le circostanze, ad esempio il tuo lavoro, che ti rendono infelice. Sei tu! Ad alcuni questa idea non piace, mentre ad altri piace moltissimo! Perché? Perché si rendono conto che non hanno più bisogno di sentirsi più vittime impotenti. Non devono attendere che gli altri o le circostanze cambino, ma possono fare qualcosa riguardo al loro stress, alla loro sofferenza, cambiando quello che si presenta nella loro coscienza. Ma, come prima cosa, bisogna realizzare che ‘sono io, non gli altri’. E’ facile in teoria, ma non è altrettanto facile da tradurre in azioni/comportamenti. Prima viene la teoria, poi la pratica e infine la padronanza.

2 - Renditi conto che tu non sei responsabile della infelicità degli altri!  

Offri la stessa torta al cioccolato a due persone ed una dice:”Fantastico, grazie!”, mentre l’altra dice:”Che schifo! La cioccolata non mi piace” Stessa torta, due persone, risposte diverse! Non è facile da vedere, ma così come siamo responsabili in prima persona della nostra felicità, allo stesso modo non dipende da noi ‘rendere’ felici gli altri! Suona ovvio in teoria ma considera per un momento quanto spesso e quanto ti impegni a ‘compiacere’ gli altri!

Considera per un momento la semplice idea che ognuno rende felice se stesso o meno, a seconda dei casi, e vedi se riesci a ‘cogliere’ questa verità! Anche se te ne rendi conto, è molto probabile che tutti quelli che ti sono intorno non l’hanno realizzata…ancora! Perciò ti tocca procedere con attenzione e cautela fino a quando non saranno pronti.

Servi bene i clienti, ma non diventare dipendente dai loro apprezzamenti verso di te solo perché ritieni di aver fatto un buon lavoro. Continua ad essere gentile con i tuoi familiari, ma non ‘aspettarti’ che la tua gentilezza sia sempre ripagata da una felice gratitudine. Le relazioni sono molto più complicate. Quando impariamo a credere che gli altri ci rendono felici, e viceversa, le relazioni diventano ‘confuse’. Si tratta solo di un dato di fatto finché non avremo realizzato che ciascuno è responsabile della propria felicità.

3 –  Smetti di far dipendere il senso del tuo valore dagli altri!

Quando siamo piccoli i genitori tendono ad insegnare (per sbaglio o per altre ragioni) che abbiamo bisogno di essere approvati e ricevere conferme da loro per conoscere e avere il senso del nostro valore. Quando cresciamo, la figura autoritaria del genitore viene sostituita da un capo in un contesto formale o da una forte personalità in un contesto informale. Perciò abbiamo loro come riferimento per quanto riguarda il nostro valore. Quando quando ci accorgiamo di non ricevere più quella approvazione/affermazione, cominciamo a sentirci inadeguati e sottostimati. Da qui si passa facilmente al risentimento e forse alla rabbia verso queste figure semplicemente perché abbiamo imparato a credere che il loro compito sia quello di farci sentire che valiamo.

Questo può fare del luogo di lavoro una condizione di estrema infelicità per alcuni e un contesto non molto felice per altri. Molti di noi si collocano più o meno in qualche punto di questo spettro. Tutto questo significa che dipendiamo dagli altri per la nostra auto-stima. Si può imparare a trovare il nostro valore a partire da dentro e non dall’esterno? Certo che si può! Ma, come prima cosa hai bisogno di decidere che dovrai ‘dis-imparare’ e disfarti del tuo stato di bisogno!

4 - Usa le tu relazioni più difficili come insegnanti!

A volte incontri qualcuno che, sin dall’inizio, ti fa scattare o ti prende per il verso sbagliato o ti dà semplicemente sui nervi! E’ un  tuo insegnante! Ma non dirglielo! Chi ha premuto i tuoi pulsanti? Chi è che crea i sentimenti di resistenza nei loro confronti? Sei tu, naturalmente. La domanda successiva è: perché? Guardati dentro e scoprirai che, alla fine, sei tu che sei abituato ad innervosire te stesso!  Perciò scrivi questa frase in cima ad ogni pagina del tuo diario: “L’altra persona non è mai il problema”! Leggila un centinaio di volte al giorno finché non sarà  entrata dentro.

Ma hai ragione. Non è facile capirlo dopo una vita in cui abbiamo imparato a credere che sono sempre ‘loro’ che mi fanno sentire così!” Non appena vedrai ‘l’altro’ come un tuo insegnante e ti domanderai quale lezione devi imparare in questa relazione, cambierà la tua visione e il tuo comportamento nei suoi confronti. E questo influenzerà il suo comportamento verso di te. Ecco perché la vera scuola è la vita e l’aula è la tua coscienza, cioè TU! Gli altri sono le tue lezioni. Ci sono esami ogni giorno fino a quando non sarai promosso! Allora potrai uscire a giocare!  

5 - Ricorda che sei stato tu a scegliere il lavoro che fai perché hai detto SI!

Qual  il tuo primo pensiero quando ti svegli? Suona più o meno: “Oh Dio, un altro giorno di lavoro!”? Oppure ti svegli con “Si, un altro giorno fantastico: lavoro, relazioni, allegria”?  Penso di no. Eppure alcuni lo fanno! Ecco dove probabilmente si commette l’errore più comune riguardo al lavoro che si fa: dimentichiamo che l’abbiamo SCELTO. Dimentichiamo prima di tutto che abbiamo detto SI accettando quel lavoro. Quindi, se vuoi attrarre la giusta energia quando ti svegli, se vuoi portare l’energia dell’entusiasmo al lavoro, riafferma la tua scelta di fare quello che fai… ogni giorno! Oppure va a fare qualcosa di diverso!

Ricorda che ogni volta che dici ‘devo’ riguardo a una cosa o a una persona, significa che vivi la vita controvoglia! E’ cose se avessi ricevuto il dono della vita e, ad occhi bassi dicessi:”Beh, suppongo che mi tocca ‘viverla’!

6 - Smetti di prendere tutto personalmente

Hai ragione, neanche questo è facile! Ma è possibile. Talvolta incontriamo persone che hanno quella che chiamiamo la ‘pelle dura’. Gli puoi dire qualsiasi cosa e non se la prendono personalmente, non reagiscono emotivamente, né interiormente né esternamente. Per la maggior parte di noi è vero il contrario. Siamo estremamente suscettibili ai commenti degli altri. Anche solo cogliere un’espressione diversa sul volto di qualcuno e cominciamo a fare mille congetture nella nostra immaginazione credendo che è perché abbiamo detto o fatto qualcosa e ce la prendiamo personalmente. Poi abbiamo bisogno di un ‘tempo di recupero’ per placare l’agitazione interna.

E’ tempo, quindi di smettere di commettere errori di interpretazione e/o di preoccuparsi di ciò che gli altri pensano di noi. In realtà non si può mai sapere che cosa passa veramente nella testa di un altro. E’ una perdita di tempo e di energia.

E poi, che ti importa di che cosa gli altri pensano di te? Perché ti interessa tanto? E’ perché vai alla ricerca del senso della tua identità e della tua autostima dagli altri. Forse è tempo di riscoprire chi sei e quale ricchezza si nasconde già dentro di te. Nessuno può portartela mai via. Ne perdi solo la consapevolezza. Se hai bisogno di aiuto a riguardo, mandami una email. Oppure mettititi con un paio di amici e discutete in maniera informate per esplorare e comprendere più in profondità perché diventiamo così ‘suscettibili’ e come ci si può fare il callo…si fa per dire! Tu conosci già  il perché e il come!  Renditene conto e sii libero.

7 - La gioia nella tua vita passa attraverso la creatività: Coltivala!

E’ vero, dobbiamo riconoscere ed accettare che la maggior parte dei lavori non sono stati creati perché qualcuno fosse ‘creativo’. Molti lavori sono creati per essere produttivi e raggiungere degli obbiettivi entro un dato periodo di tempo. E’ per questo che tante persone pensano e sentono di NON trarre molta ‘soddisfazione dal lavoro’. La cosa più ‘profondamente ‘soddisfacente’ per qualsiasi essere umano è quella di essere creativo. E’ quello che siamo venuti a fare qui – non ‘farsi’ una vita, ma ‘crearsi’ una vita. Perciò il trucco per trarre soddisfazione dal lavoro è quello di vederlo come un’opportunità e un processo. Successivamente si possono trovare modalità per rendere il tuo modo di lavorare il più creativo possibile. Per esempio se ti hanno dato un ruolino di marcia, mettilo da parte e ‘createne’ uno che si adatti con precisione a te e al lavoro. Sarà molto probabile che finirai per adottarlo.

Prendi un foglio di carta e fà uno schema del lavoro che fai. Poi prendi ogni aspetto e ‘crea’ altri modi possibili per farlo o migliorarlo. Non chiedere permessi, ma fallo e piano piano familiarizzati a ‘creare’ il modo in cui TU fai il lavoro. Poi noterai una soddisfazione diversa che proviene da te verso l’esterno, mentre prima ti aspettavi che fosse il lavoro a portartela dall’esterno verso l’interno. La vita non funziona così. E’ solo che la maggior parte di noi è così che ha imparato. Il lavoro non è pensato per ‘darti’ soddisfazione. E’ come fai il lavoro che ti dà soddisfazione. E’ chiaro adesso?

Ecco perché rafforzare il tuo Sé, ritornare ad essere padrone dei tuoi pensieri e sentimenti, rinnovare coscientemente la scelta di fare quello che fai e riscoprire la tua scintilla creativa, NON vuol dire imparare, quanto DISIMPARARE la maggior parte di ciò che ti è stato insegnato a credere!

Ma non credere a me. E’ tempo di svegliarsi e rendersi conto di come stanno realmente le cose, di vedere e conoscere in prima persona.

Domanda: Quale dei punti precedenti ti risuona di più?

Riflessione: Che cosa potresti cambiare/migliorare circa il tuo modo di lavorare per potrebbe generare più entusiasmo da dentro verso l’esterno?

Azione:  Che cosa puoi fare per rendere il tuo lavoro più creativo?   

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