Recensione Articoli

Sensi di colpa

pubblicato il 06/11/14


di Mike George

“Ho sbagliato, perciò sono cattivo”
C’è un dis-agio dentro la nostra coscienza che ci fa sentire come se fossimo mentalmente e sentimentalmente MENOMATI. Il sintomo principale è il senso di COLPA. La ‘credenza virale’ ricorrente che può accompagnarci per tutta la vita è: “Ho fatto qualcosa di sbagliato e perciò sono una persona cattiva”.

Ogni volta che diventi consapevole di sentirti in colpa, esamina  ciò che stai provando e scoprirai una matrice emotiva. La colpa è un misto di tristezza, rabbia e paura. Tre in uno! I pensieri emergenti, che tanti di noi conoscono molto bene, includono: ”Ho fatto di nuovo un pasticcio”. “Non mi perdoneranno mai per questo”. “Come ho potuto essere così maldestro?” Anche se riusciamo ancora a parlare e ad interagire, è come se fossimo anchilosati, bloccati, momentaneamente menomati. Facciamo fatica a guardare l’altro negli occhi. Teniamo la testa piegata come per guardare in basso e lontano. Ci sentiamo privi di ogni entusiasmo.

In tali momenti, non si sentiamo certamente propensi a comprendere da dove deriva veramente la nostra colpa o come e perché la creiamo. Tuttavia, conoscere la verità attraverso ciò  che si prova è un processo che libera e guarisce.  Ma è profondo.

Riguarda la Coscienza

In genere si riconosce che tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro situazione o storia personale, hanno come guida interiore la coscienza. E’ solo che alcuni sono più in grado di altri di ascoltarla e di farsi guidare da essa. La coscienza è quella capacità che abbiamo di aver la sensazione, di percepire e conoscere la cosa appropriata da fare e la cosa non appropriata da evitare. Uso i termini appropriata/non appropriata  per evitare deliberatamente i termini ‘giusto e sbagliato’  per i motivi che comprenderai tra poco.

La coscienza è presente in quasi tutte le filosofie religiose, percorsi sapienziali e insegnamenti spirituali. Generalmente si afferma che si tratta di quell’aspetto della nostra ‘consapevolezza’ da cui derivano la bontà, le nostre intenzioni virtuose, il nostro timone interiore. Essa ci mantiene sul sentiero retto e sicuro noto come ‘fedeltà a se stessi’ o, più precisamente ‘essere il proprio vero sé’. Non si tratta di verità in senso oggettivo, prescrittivo e assolutistico,  ma di ‘verità’ in senso soggettivo, nella quale viviamo la vita momento per momento partendo da una chiara consapevolezza di noi stessi in quanto spirito e non forma. Quando siamo guidati dalla coscienza, noi siamo sintonizzati con la nostra verità, che in realtà vuol dire la nostra ‘vera natura’, il nostro ‘vero stato d’essere’. Siamo sinceri, trasparenti e amorevoli, non attaccati a qualcosa o a qualcuno, e perciò le decisioni che prenderemo sono libere da ogni tendenza verso la tristezza, la paura o la rabbia. Ma, adesso non conosciamo noi stessi, poiché abbiamo imparato ad identificarci con ciò che non siamo, pertanto la nostra vera natura, cioè la nostra ‘verità’ è stata compromessa. Attaccamento e falsa identificazione creano il rumore dell’emozione e di conseguenza la nostra coscienza è più difficile da udire e da seguire.

Le Origini della  Colpa              

Pur usando la parola ‘coscienza’ in vari modi, l’uso più comune tende a far riferimento a giusto o sbagliato. Quando ascoltiamo e siamo guidati dalla nostra coscienza, si dice che stiamo facendo la ‘cosa giusta’. Invece la ‘cosa sbagliata’ è considerata un’azione o una decisione in contrasto con la nostra coscienza. Spesso di qualcuno che vive con grande onestà e integrità diciamo che è una persona di ‘buona coscienza’ Tutti abbiamo sentito parlare degli ‘obiettori di coscienza’, quelle persone che si rifiutano di seguire ciecamente gli altri in azioni di guerra o di violenza. Essi sostengono che la guerra è un atto contro la ‘vera’ natura dell’umanità.

L’uso più comune è quando parliamo di ‘coscienza di essere colpevoli’. Tutti conosciamo quel momento in cui sentiamo che la nostra coscienza  ‘morde’ e pensiamo tra noi :”Non ho fatto la cosa giusta”. Ma ‘in verità’, la coscienza non può mai essere colpevole e certamente non genera il senso di colpa. E’ l’ego che lo fa. E’ l’ego che mantiene e incoraggia i giudizi di giusto e sbagliato. E’ l’ego che porta fuori strada la nostra coscienza quasi tutti i giorni della nostra vita, sostenendo le illusioni di giusto e sbagliato, bene e male. Ecco perché.

La Colpa Comincia Presto

Sin da quando eravamo piccoli e innocenti abbiamo ‘imparato’ a dipendere dall’approvazione degli altri per come ci vedevamo e ci sentivamo riguardo a noi stessi. Le prime fonti di approvazione erano di solito figure autoritarie come genitori e insegnanti. Quando facevamo qualcosa di ‘giusto’ ricevevamo da loro occhiate benevoli perché eravamo stati ‘buoni’. Nello stesso tempo, sentivamo di ricevere un’onda di calda energia di ‘approvazione’, che scambiavamo per amore!  Ma poi, qualche momento dopo, quando facevamo qualcosa di ‘sbagliato’ ai loro occhi, venivamo etichettati dome ‘cattivi’. Ci veniva inoltre negata quell’ afflato di calda energia dalla quale eravamo diventati un po’ dipendenti! E’ durante gli anni formativi dell’infanzia che abbiamo imparato a ‘credere’ nelle idee altrui di ‘giusto e sbagliato’ associandole immediatamente e personalmente a: ”Io sono buono” oppure a “Io sono cattivo”. Abbiamo imparato che a volte eravamo una ‘cattiva persona’ e altre volte una ‘brava persona’, ma che dovevamo cercare di essere sempre una brava persona. Pertanto, quando veniva decretato che avevamo fatto qualcosa di sbagliato e perciò cattiva, venivamo incoraggiati a creare sentimenti di colpevolezza, come una specie di punizione e perciò come una misura correttiva. Non foss’altro perché permettevamo a quelle persone ‘grandi’ di mantenere la loro illusione di tenere noi e la nostra emotività sotto il loro controllo!

Le Emozioni di Colpa  

La dinamica attraverso la quale creiamo il senso di colpa è rivelante. Se per un attimo esaminassi il senso di colpa a partire dalla tua stessa esperienza, noteresti che essa genera queste tre emozioni – tristezza, rabbia e paura. Come tutte le emozioni, esse non vengono create dagli altri ma da noi stessi. Come abbiamo visto prima, la tristezza viene sempre dopo un senso di perdita. La rabbia è la proiezione della nostra sofferenza, sotto forma di rimprovero. E la paura è paura che possa accadere di nuovo in futuro oppure è paura di venire screditati (perdita di reputazione o di approvazione).

Perciò, mettiamo in correlazione la matrice emotiva con le idee di buono e cattivo/giusto e sbagliato. Da bambini abbiamo imparato ad ‘oscillare’ tra le immagini di noi in quanto ‘brave persone’ e ‘persone cattive’ a seconda del giudizio di quelle ‘persone grandi’, alle quali a quel tempo credevamo. Quando ci dicevano che eravamo buoni, li credevamo e ci creavamo nella mente un’idea/immagine dell’ essere buoni. Allo stesso modo, quando ci dicevano che eravamo cattivi, creavamo nella nostra mente un’immagine sottile di persona cattiva. Perciò quando qualcuno ci giudica negativamente, inclusi noi stessi che ci giudichiamo negativamente, abbiamo la tendenza a ri-energizzare l’immagine di noi stessi in quanto ‘Io sono una persona cattiva’. E’ come se l’auto-immagine di ‘Io sono una brava persona’ che ovviamente è la preferita perché era sempre accompagnata da un flusso di ciò che credevamo fosse amore, sia in questo momento ‘perduta’, da qui la ‘componente di tristezza’ della colpa.

In genere, nella vita, la rabbia viene perlopiù diretta verso gli altri, ma la ‘componente rabbiosa’ della colpa viene di solito diretta verso noi stessi perché ciò che percepiamo è una perdita auto-provocata dell’immagine di noi in quanto ‘brava persona’.  La componente di ‘paura’ della colpa è soprattutto basata sulla possibilità che gli altri possano scoprire che ‘abbiamo fatto male’ e perciò perderemo la nostra reputazione agli occhi degli altri o la loro approvazione!

Si tratta di tutto un gioco dell’ego semplicemente perché l’ego si fonda su un errore di identificazione. Nel caso della colpa, la nostra identità poggia sull’immagine di ‘essere buono’, e quando ci sembra di contraddire quell’immagine con un ‘comportamento cattivo’, o anche con cattivi pensieri, creiamo sentimenti di colpa, una combinazione di tristezza/rabbia/paura dentro noi stessi.

Sentirsi colpevoli è sentirsi privi di potere e della capacità di mostrarsi tali. Quando un’altra persona, molto spesso un genitore o il capufficio si accorge di ciò, spesso preme il pulsante giusto per stimolare in te questo sentimento. Poi, quando reagisci ‘da colpevole’, tanto per dire, egli crede di sapere come aver potere su di te.

Ancora una volta la Verità ti renderà Libero!

‘In verità’ né l’immagine di ‘essere buono’ né di ‘essere cattivo’ sono vere immagini/idee di noi stessi, semplicemente perché ‘il sé’ non può mai essere un’immagine/idea!  La ‘bontà’ a cui spesso ci si riferisce come coscienza o natura innata e vera di ogni essere umano, non ha opposti. Vi sono solo ‘variazioni di allineamento’ o di disallineamento con la ‘verità’ inerente alla nostra natura. In realtà, il vero sé viene prima di tutte le immagini mentali, quindi prima di tutte le ‘idee’ di bene e male, e quindi prima dei giudizi di ‘giusto’ e ‘sbagliato’. Il vero sé non ha immagini e non è un’idea ed è oltre la dualità di tutti i concetti.

Ecco il punto in cui le cose si fanno sottili e intriganti. Nell’universo della coscienza, non c’è giusto o sbagliato! E’ difficile da vedere perché siamo stati profondamente condizionati a ‘credere’ nel giusto e nello sbagliato. E’ come se fossimo stati programmati per giudicare gli altri e le nostre stesse azioni come giuste o sbagliate, e perciò come buone o cattive. Ma le idee di giusto e sbagliato sono semplicemente funzioni della ‘dualità’, la quale è una condizione del mondo materiale esterno. La stessa coscienza viene prima di questa dualità. Non vi sono opposti nella coscienza. E noi siamo coscienza.

Guidati verso l’allineamento

La nostra ‘coscienza’, quindi, è la nostra consapevolezza innata di ciò che è vero il che, nel contesto di noi stessi, significa essere il nostro ‘vero sé’. Non si tratta di una verità assoluta definibile in senso filosofico, ma di verità nel senso di una bussola che punta sempre al ‘vero nord’, indipendentemente da dove si trovi nel mondo. La nostra vera natura è quella di essere pacifica, amorevole e gioiosa. La coscienza è la nostra bussola e ci indica sempre il nostro ‘vero nord’. La sua funzione è quella di mandarci un impulso per farci sapere quando abbiamo creato pensieri ed emozioni in dissonanza con la nostra ‘verità’, in dissonanza con la nostra vera natura che è pacifica, amorevole e gioiosa. Purtroppo, essendo influenzati dalle credenze virali di cui abbiamo parlato, prendiamo l’abitudine di ignorare e persino sopprimere questi suoi ‘impulsi’.

Da un punto di vista puramente spirituale, la coscienza è l’energia eterna, immutabile, la vera condizione del sé. E’ il ‘nucleo immobile’ del nostro essere che non viene toccato da niente. Non appena usiamo la nostra energia in un modo che contraddice o disturba quella vibrazione, essa ci invia un messaggio sottile. Dopo di che, o diamo ascolto al messaggio consentendogli di ri-sintonizzarci, oppure lo ignoriamo e lo eliminiamo. Quando un falegname va contro il verso del legno, nota immediatamente la maggiore difficoltà che fa nel lavorare il materiale e come il legno diventi più ruvido di conseguenza. Quando andiamo contro la tendenza della nostra coscienza, quando non seguiamo la sua guida, quando ignoriamo la sua voce sommessa e il sentimento sottile che ci indica che questa o quella azione era contraria alla struttura della nostra verità (vera vibrazione), riceviamo un segnale. Avvertiamo un momento di disagio.

Segnali dal Profondo

Non vi sono opposti in questa ‘stato di verità’, questa vera vibrazione del nostro nucleo, ma solo gradi di dissonanza, solo gradazioni di buio che offuscano la nostra capacità di essere consapevoli della direzione che la nostra bussola ci sta indicando. Questa oscurità spesso viene chiamata ‘desiderio’. Un forte desiderio spesso compromette il nostro sé, ad esempio, ci fa ignorare le indicazioni della coscienza. Per esempio, il desiderio di un certo tipo di piacere personale, fisico, può sovrapporsi all’indicazione interiore di dare tempo e attenzione a qualcuno in difficoltà. Dalla profondità interiore, potrebbe emergere un sottile sentimento dalla nostra coscienza di riconsiderare la nostra decisione.

I segnali che provengono dalla nostra coscienza vengono anche distorti dalle nostre emozioni. Tutti sappiamo che quando siamo emozionati, è difficile udire ed essere guidati dalla coscienza, dalla sua vera vibrazione. Spesso ignoriamo tali segnali al fine di sperimentare alcune emozioni che non abbiamo ancora realizzato come forme di dis-agio. Per esempio, quando cerchiamo di eccitarci credendo che si tratti di felicità, ciò danneggia la nostra capacità di decidere a favore di un uso più saggio e più creativo del tempo dal momento che stiamo cercando un guizzo di eccitazione. A partire dalla nostra consapevolezza, la nostra coscienza attirerà la nostra attenzione sulla nostra impazienza e forse anche sul nostro egoismo facendoci sentire fuori sintonia con la nostra vera natura che è amorevole, cioè altruista e paziente. Se continuiamo la nostra ricerca interiore verso il punto che gli impulsi della nostra coscienza ci stanno indicando, potremmo persino giungere ad identificare un errore di fondo. Stiamo confondendo eccitazione con felicità. In realtà l’eccitazione non è che una stimolazione.

In che Modo la Coscienza viene Ignorata

Nel mondo ‘là fuori’ (nella società), rubare è considerata una cosa sbagliata e perciò male. La società deve considerarlo così altrimenti vi sarebbe il caos. Ma nel contesto del mondo ’qui dentro’, dentro la nostra coscienza, l’intenzione di rubare e di volere è sbagliata non perché si oppone a ciò che è giusto. E’ semplicemente un atto che è in dissonanza con la nostra verità o la nostra vera natura. Sappiamo in maniera innata che, per mantenere armoniose le relazioni con gli altri e con il mondo circostante, il rubare non è un’opzione. Quindi, qual è la ‘verità’ nel caso del furto? Qual è la verità ‘qui dentro’ quando tutti rubano tutto ‘là fuori’? Poiché siamo ‘distratti’, perdiamo   momentaneamente la nostra capacità di udire e sentire la voce interiore che ci sta indicando di agire in modo ‘corretto’, ‘non-ladresco’.

Che cosa intendiamo per ‘distratti’? Immagina di essere alla fine della giornata e stai per andare a letto. Passi per la cucina per andare nella tua camera. Ma qui, sul  tavolo della cucina, c’è un piatto e sul piatto c’è una fetta di torta al cioccolato, la tua preferita! La tua mente dice:” Questo piatto va ripulito e messo a posto!”. Il che in codice significa: “Vorrei mangiare questa torta!” Perciò ti fermi e la mangi. E’ veramente buona! Lavi il piatto e lo metti a posto. Ma mentre sali le scale, una vocina nella testa sussurra:” Chissà se quel dolce era di qualcun altro di casa. Forse è appena uscito e sta ritornando per mangiarsi il dolce”.

Sei stato distratto dal fare la cosa corretta (tirare dritto per andare a letto) dalla torta e dal tuo desiderio di mangiare cioccolata (stimolo piacevole)!

Distratti dalle Credenze

Quando agiamo contro coscienza, contro la nostra consapevolezza innata di quella che dovrebbe essere l’azione più giusta, l’azione corretta, è sempre perché siamo distratti nella nostra coscienza dalla presenza di una ‘credenza’. Le nostre credenze sono l’equivalente della torta prima di andare a letto, ma non così gustosa! Di solito vi sono tre ragioni per le quali le persone rubano, tre credenze nella loro coscienza che le ‘distraggono’ dalla decisione di fare ciò che è in sintonia con la verità: a) credono che se riescono ad avere l’oggetto che desiderano, questo, in qualche modo li completerà; b) credono che quando avranno ottenuto l’oggetto del desiderio, questo li renderà felici; c) credono di poter possedere l’oggetto. Tutte queste credenze non sono ‘vere’ all’interno dell’universo della coscienza e del sé.

Quelle che si potrebbero chiamare ‘verità spirituali’, o semplicemente ‘verità’ in questo esempio sono: a) siamo già completi e questa completezza non si può mai perdere, ma possiamo momentaneamente perderne la consapevolezza.; b) nessun oggetto materiale ci può dare felicità vera, ma solo una soddisfazione temporanea, perché la felicità autentica viene da dentro fuori; c) come abbiamo già visto, a livello della nostra ‘coscienza’, c’è una verità che ci ricorda che, in realtà, è impossibile ‘possedere’ alcunché.

Non sono considerazioni (verità) facili da afferrare perché non sono state inserite nella nostra educazione infantile. Esse sono verità spirituali che dimorano nel nostro essere. Non si tratta di idee intellettuali, ma stati d’essere che se vengono compromessi ci faranno pervenire un segnale dalla nostra coscienza. Sfortunatamente, le ‘credenze’ che ottenere cose reca completezza, felicità,  realizzazione ecc., ci vengono propinate  come verità sin da bambini. Da qui nasce la confusione quando pur ottenendo ciò che vogliamo,  ci sentiamo ancora incompleti, ci sentiamo ancora infelici, e viviamo con la paura di perdere quello che erroneamente pensiamo di possedere adesso!

Perciò, a dire il vero, quando rubiamo non è MALE o SBAGLIATO in quanto contrari a BUONO e GIUSTO. E’ solo che abbiamo perduto la consapevolezza della nostra verità (vera natura) e perciò stiamo agendo fuori linea con la nostra verità (vera natura). Se rubiamo, la nostra coscienza ci manderà un impulso. Non perché sia sbagliato o male, essa sta cercando di rammentarci che stiamo agendo fuori sintonia con la nostra natura, non perché così dice la società, ma perché stiamo negando e sopprimendo la verità di chi siamo in quanto esseri completi, liberi e già felici.

La nostra coscienza non ci sta dicendo che ‘abbiamo sbagliato’ e che ‘siamo cattivi’. Queste sono solamente le ‘credenze virali’ che abbiamo appreso e che sono state messe in moto. La nostra coscienza ci sta segnalando che siamo caduti nella ‘illusione’ che siamo incompleti, infelici e non realizzati. Ma noi ignoriamo questo segnale, questo messaggio che proviene dalla profondità del nucleo del nostro essere e lo sopprimiamo persino, specialmente se tutti quelli che ci stanno intorno fanno così. Purtroppo molti hanno imparato a tacitare la propria coscienza e, distratti da questa e da molte altre credenze virali, agiscono in maniera disallineata con questa verità. Ecco perché la società deve fare tante leggi per impedire alle masse di rubare. Se fossimo tutti guidati dalla nostra coscienza (la nostra verità),  le leggi dello stato non sarebbero necessarie.

Sotto certi aspetti, ciò può sembrare come un permesso per fare tutto ciò che ci pare, ma in questo caso non si tratta di una giusta conclusione. Vi sono già abbastanza persone che agiscono così comunque, nonostante che le leggi del proprio paese cerchino di definire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato e perciò buono o cattivo. Il punto chiave, qui è che ogni essere umano ha una coscienza. Tutti hanno una consapevolezza innata di come vivere e  creare azioni perfettamente in linea con la loro vera natura che è amorevole e pacifica.

I ‘Momenti Lampadina’

Torniamo alla nostra lampadina che illumina una stanza. La stanza è piena di sensori. Se la lampadina è instabile e fa luce al di sotto di una certa intensità/luminosità, i sensori la spengono. La stanza è una metafora della nostra coscienza. La lampadina è ciò che siamo noi. Se qualcosa come un desiderio o una credenza oscura la nostra luce o la distorce e comincia a compromettere la luminosità della nostra vera natura che è pacifica e amorevole, la nostra coscienza ci manderà un segnale di solito sotto forma di una sensazione. Ci fa sapere che stiamo pensando e agendo non in linea con la nostra verità. L’offuscamento dovuto elle credenze, le distrazioni del desiderio, l’attaccamento alle immagini della nostra mente, contribuiscono ad affievolire la vera luminosità della luce della nostra coscienza. Mettono un velo sul nucleo della nostra consapevolezza che chiamiamo ‘coscienza’. Ma quando siamo nello stato di vera luminosità, quando nulla sta bloccando, distorcendo o distraendo la luminosità della nostra coscienza, non ci sono pensieri relativi al fare una cosa che sia fuori linea con quello stato.


Risvegliare consapevolezza e coscienza.

Vi sono culture in cui sembra che vi sia una nuova generazione che sta crescendo senza alcuna idea di come vivere in armonia con gli altri all’interno di una società e persino della propria famiglia. Le azioni sembrano prorompere da uno spazio interiore di tale violenza da sembrare essere prive di coscienza. Sembra che i giovani non abbiano una guida interiore che indichi loro che stanno agendo e pensando in modo ‘non corretto’, che sono fuori armonia con tutto ciò che è dentro di loro e tutti quelli che sono fuori di loro. Questi giovani sono visti da alcuni come casi disperati, e in alcuni luoghi, sono stati abbandonati i tentativi di aiutarli. Essi sono stati etichettati irrevocabilmente come ‘cattivi’ al punto tale che per descriverli è stato usato il termine ‘bestiali’.

Sfortunatamente, quando viene attribuita loro questa etichetta, essi tendono ad accettarla, vi si identificano e perciò ci convivono!

Ma vi è un numero sempre crescente di casi in cui questi giovani sono stati salvati, nei quali è stata riportata in vita la loro coscienza. Sembra che ciò si verifichi solo quando vengono seguiti personalmente da una determinata persona. Il ruolo del mentore è semplice – offrire riguardo e rispetto incondizionati in quanto esseri umani, indipendentemente dal loro passato, dal loro comportamento attuale o dalle loro intenzioni future. Lentamente, ma sicuramente, con il tempo, la luce soppressa, distorta e distratta della loro coscienza, la loro ‘veridicità’, comincia a risvegliarsi e a guidare i loro pensieri, le decisioni e le azioni.

Non perché venga detto loro che cosa sia giusto o sbagliato da una forza esterna, non perché cominciano a credere nel bene rispetto al male, ma attraverso una graduale realizzazione di come vivere in linea con la propria ‘luce interiore’. Essi riconquistano la capacità di vivere con onestà ed integrità, e perciò si integrano armoniosamente con il contesto delle loro relazioni. La loro vera natura, la loro ‘veridicità’ è redenta. E’ un buon esempio di come la vera natura della coscienza umana sia sempre lì, prima e sotto le moltissime stratificazioni di quelle credenze, immagini di sé negative e ricordi di esperienze dolorose che possono offuscare la luce della nostra ‘verità’.

Farci Guidare dalla nostra Verità

Quindi sembra che la ‘guida della verità’ della consapevolezza umana detta ‘coscienza’ non muoia mai, ma la sua guida o è ignorata, soppressa, distratta o distorta. Per molti è difficile da vedere e accettare, Essi hanno un attaccamento molto radicato ad una particolare credenza forte che gli esseri umani possono essere cattivi in maniera innata o naturale, vili e malevoli senza alcuna possibilità di redenzione. Ognuno di noi deve decidere da sé. E’ una decisione cruciale, poiché influenza la nostra visione dell’altro e quindi le nostre relazioni con gli altri in modi significativi.

Ma se è vero che tutte le persone hanno la propria ‘luce’ della verità innata  dentro di sé, ciò significa che non vi sono persone cattive, ma solo persone inconsapevoli,  immemori, mal guidati la cui coscienza è temporaneamente disconnessa e la cui luce è temporaneamente affievolita. Questa comprensione ci libera dal giudicare, definire e condannare gli altri con l’etichetta di ‘tu sei una persona cattiva’. Ci aiuta a liberarci dall’immagine di noi che ci siamo auto-imposta di ‘io sono una persona cattiva’. Per finire, ci libera dalla debilitante matrice emotiva che conosciamo come ‘colpa’. Essa ci può persino spingere verso uno stato più illuminato nel quale una delle realizzazioni principali è che ‘in realtà’ non vi sono esseri umani cattivi.  

Non è facile se abbiamo ancora come riferimento i ruoli-modello di Hollywood e ne esaltiamo i personaggi dalla coscienza soppressa o distorta come nostri eroi! Dopo una vita di condizionamenti e di consolidamenti dell’ abitudine mentale al giudizio, dopo anni di esposizione ai giudizi altrui, dopo aver assorbito tante valutazioni mediatiche che molte persone sono tutto male e senza possibilità di salvezza, dopo una vita di pensieri condizionati in termini di ‘bene’ e di ‘male’, dover ammettere che non vi sono persone cattive non è uno ‘spazio interiore’ comodo in cui trovarsi a vivere. Ma poi, forse è proprio ciò che il mondo aspetta.

In conclusione, per una futura conversazione al bar!

Una volta che siamo consapevoli di sentirci in colpa, la guarigione di questo dis-agio che menoma l’anima, avviene quando ci rendiamo conto che ‘Io e tu non siamo né buoni né cattivi … mai!’ O siamo svegli e consapevoli al livello più profondo del nostro essere, dove non c’è bene/male o giusto/sbagliato, ma solamente il nostro vero stato, la nostra ‘verità’. Oppure…non siamo! Discutete!

Per iscriversi alla Rajayoga Newsletter mensile e ricevere informazione su corsi di meditazione, eventi, ricette vegetariane e tanto altro, clicca qui:
http://www.rajayoganewsletter.com/newsletter.htm



Commenti

Icona utente Antonella il 10/12/14
Cara Maria Grazia spesso pensiamo di aver superato l'impatto di ciò che avviene e invece è rimasto nell'archivio interiore e di volta in volta quel file si apre... e ci ricorda che varie emozioni sono ancora da elaborare. La nostra cultura incentiva il senso di colpa moltissimo, partendo dal presupposto che siamo "peccatori". E' liberatorio invece pensare che siamo esseri in cammino, anime in cammino, che sono partite da uno stato di pienezza e si sono "scaricate" come batterie consumate. Il grande Generatore ci offre la possibilità di ricaricarci e la speranza di porterlo fare quando vogliamo e senza alcun rito. Solo un risveglio è necessario: sono un'anima e posso ritrovarmi, posso alimentare ancora la mia vecchia natura e tornare a splendere. Divento consapevole dei miei limiti, non per provare colpa, né per incolpare nessuno, ma per capirli e superarli. Ogni errore rivela dove sono fragile e da qua la riflessione di come fare per andare oltre, cosa mi serve per capire e crescere. Un bambino piccolo, che sta imparando a camminare, non si sente in colpa quando cade! Si rialza e ci riprova. Prova anche tu ad avere la stessa attitudine, allora ogni errore sarà un'occasione per smussare l'ego e issare la bandiera dell'umiltà. Antonella ​
Icona utente ersilia catagna il 12/11/14
a mio parere e per la mia esperienza capire perché non è bene avere sensi di colpa non è sufficiente, posso condividere tutto quanto detto sopra ma la ferita che mi porto dentro fin da piccola ha strutturato in parte il mio modo di essere con tutte le difese che abbiamo più o meno tutti dunque è necessario fare un lavoro a vari livelli psicologico spirituale con la consapevolezza che il senso di colpa non sarà debellato per sempre almeno fin quando abiteremo questa terra ersilia
Icona utente Maria Grazia il 10/11/14
grazie per queste informazioni,è da un pò di tempo che penso alle mie difficoltà...proprio ieri credo di avere compreso che tutto nasce dal senso di colpa.Ritengo queste informazioni-non un caso ma una strada da percorrere!!!Ora vi chiedo,è possibile lavorare sul senso di colpa? E dove? Con chi? Questa è la mia richesta...aspetto vostre notizie informative....ringrazio per l'ascolto,in attesa,un caro saluto di Luce!!! Maria Grazia Roma
Icona utente vincenzo il 10/11/14
mi piacerebbe fare tutto il possibile per il senso di colpa

Inserisci un commento

(La pubblicazione è soggetta ad approvazione da parte della redazione.)
*La tua email non sarà pubblicata
Autorizzo il trattamento dei miei dati secondo l'informativa privacy.
Codice di controllo

FacebookTwitterGoogle+Invia per email

Iscriviti alla Newsletter

Privacy Policy      Cookie Policy