Recensione Eventi

Sentirsi meglio con gli altri

pubblicato il 13/10/12

Le relazioni rappresentano una parte importante nella nostra vita e quando sono positive sono un vero tesoro. Ricchezza e salute incidono meno sulla qualità del nostro benessere rispetto all’importanza di avere relazioni felici.

E’ facile andare d’accordo con chi ci vuole bene, ci ascolta, ci approva e ci diverte. Ma è quasi impossibile quando mancano queste condizioni e le relazioni diventano una vera e propria sfida.

La pratica di 3 PRINCIPI SPIRITUALI  ci permette di essere positivi nelle nostre relazioni anche in situazioni difficili.

I° PRINCIPIO  Non dare sofferenza, non prendere sofferenza.

La prima parte non dare sofferenza è abbastanza ovvia, la seconda più lontana dal senso comune.

Quando stiamo bene con gli altri? Quando ci amano, ci ascoltano, stanno bene con noi, ci divertono.. Invece, quando stiamo male con gli altri? Ovviamente quando non ci amano, ci contraddicono, ci irritano, ci mettono a disagio ecc…

Cadiamo spesso nell’errore di far dipendere il nostro benessere dagli altri, dall’esterno.

Il primo principio di questa scuola spirituale è quello di non far dipendere la felicità dagli altri, di non essere in balia o schiavi delle situazioni o emozioni altrui.

Quando un marito, un figlio, un collega o chiunque altro intorno a noi è di cattivo umore, l’errore che tendiamo a compiere è di fare propria l’emozione e il modo di pensare dell’altro.

Il  meccanismo mentale di essere COINVOLTI diventa un inevitabile assorbimento della loro sofferenza, che sia un sentirla o un esserne colpiti se nella loro espressione diventiamo un bersaglio.

La trappola è quella di ricreare nella nostra mente quello che avviene nella realtà esterna e tenerlo “vivo” per molto tempo.

Ad esempio prendiamo lo scenario in cui il collega di turno è arrabbiato. Anziché intrattenere pensieri che seguono la sua negatività e pormi tanti perché (come può una persona essere così ottusa? Perché ha fatto questo a me ecc…) riportando nella mia mente la scena sempre di nuovo, potrei utilizzare un po’ di distacco e coltivare pensieri più pacifici per alleviare sia me che l’altro dalla negatività che diventa altrimenti un circolo vizioso.

Prendo atto di quello che accade e decido di creare altri pensieri per non restare intrappolati in emozioni come la rabbia, la paura e la tristezza.

La pratica spirituale  di non farsi coinvolgere ma di essere un OSSERVATORE DISTACCATO  mi permette non solo di non essere influenzata ma anche di aiutare a rendere più positivo chi mi sta vicino.

ESPERIENZA DI VISUALIZZAZIONE

Rivedo una scena fastidiosa di rabbia e decido, scelgo di cambiare la trama del film e di proiettare nella mia mente nuovi pensieri positivi, qual è il finale?

II° PRINCIPIO Dare e non prendere.

Se a livello fisico/materiale è fondamentale per l’esistenza dell’essere umano prendere cibo e aria dall’esterno, da un punto di vista spirituale per avere benessere e vitalità è fondamentale l’atto del dare.

La maggior parte delle relazioni al giorno d’oggi sono conflittuali perché tutti hanno la tendenza a prendere e a pretendere amore, rispetto, pace, felicità. Tutte qualità che l’anima possiede già nella sua natura ma senza ricordarlo. Nell’anmesia spirituale crediamo di poterle acquisire dagli altri e il problema è che anche gli altri pensano la stessa cosa!

Vi racconto una storia dell’estremo oriente. Una giovane sposa era molto felice del suo matrimonio e di suo marito, ma la felicità era rovinata da una terribile suocera che viveva con loro, i rapporti tra le due donne erano pessimi e se niente si fosse modificato anche l’amore tra i coniugi sarebbe finito. La giovane sposa decise di rivolgersi al saggio del villaggio per chiedere come poteva eliminare la suocera dalla sua vita. Il saggio rifletté per qualche istante e poi disse che la soluzione era quella che lei doveva ogni giorno e in modo molto accurato massaggiare la suocera. Allo scadere di tre mesi la suocera se ne sarebbe andata dalla sua vita per sempre!

Dopo due mesi la giovane sposa si recò allarmatissima dal saggio, il quale sapeva già cosa era successo ma la lasciò parlare. Tutta agitata disse che non voleva più che la suocera sparisse perché era cambiata e la sua compagnia era preziosa. Il saggio le rispose di andare tranquillamente a casa e che avrebbe sistemato tutto lui.

Provate a dare gentilezza, rispetto, ascolto… e subito vi sentirete meglio se non altro non sarete più nella posizione di “mendicanti” d’affetto o di rispetto,  ma diventerete donatori, una posizione spirituale molto elevata. Quando l’anima si trova in uno stato di equilibrio non ha bisogno di ricevere, ma di lasciare fluire verso l’esterno e di scambiare armonia con gli altri.

ESPERIENZA DI VISUALIZZAZIONE

Vado con la mente e i pensieri ad una relazione in cui sento di voler prendere e pretendere amore o rispetto e inverto il flusso da prendere a dare. Come mi sento e come potrebbe cambiare la relazione?

III° PRINCIPIO  Vedi le specialità degli altri e non i difetti.

Quando una relazione è difficile, c’è la tendenza a generalizzare il difetto dell’altro senza vedere alcun pregio. Questo in psicologia si chiama “effetto alone”,  un fenomeno inconscio per cui le valutazioni globali su qualcuno si estendono come giudizi su tutte le caratteristiche della persona.

C’è poi un secondo  meccanismo mentale che mi impedisce di avere rapporti positivi ed è  quello per cui io mi rappresento internamente una realtà esterna come dovrebbe essere. Ad esempio, penso che il collega debba essere efficiente, che il figlio debba andare bene a scuola e che il marito debba collaborare in casa, ma spesso la realtà esterna è completamente diversa dalla nostra rappresentazione interna. La scarsa flessibilità rende così impossibile avere con quella persona una relazione positiva perché l’altro non sembra avere le qualità che io mi aspetto.

Un primo passo verso una maggiore flessibilità è quello di provare ad immaginare come l’altro si stia rappresentando in quel momento la situazione. Riuscire in questo esercizio con onestà può sorprenderci molto!

Un secondo passo verso la flessibilità è quello di chiedere all’altro e ascoltare le sue posizioni, le sue idee, le sue perplessità. Questo allarga la nostra visione e ci permette di essere più accomodanti e farci rendere conto dell’inutilità di certi atteggiamenti.

Un terzo metodo è quello di accantonare per un momento l’aspetto che riteniamo negativo e di vedere o di ricordare quali sono le sue specialità.

ESPERIENZA DI VISUALIZZAZIONE

Visualizzo una persona con la quale non ho una buona relazione, quali sono le sue specialità, come lo vedrebbe un’altra persona?

Quando riusciamo a vedere le qualità e le specialità degli altri e creiamo quindi una nuova visione dell’altro, automaticamente gli diamo  la possibilità di cambiare.

 

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