pubblicato il 31/01/13

Come viviamo NEL mondo senza venir sballottati e sconvolti DAL mondo?
Come è possibile vivere NEL mondo e donare AL mondo con generosità e gratitudine e non agitarsi quando non ne siamo ripagati?
Come ci si può muovere agilmente attraverso la nostra vita IN questo mondo e rimanere esenti da tutti i risentimenti o animosità verso qualcuno o qualcosa che potremmo aver incontrato lungo il cammino?

Non è facile dare risposte a queste domande perché sembra che tutti abbiamo imparato a fare lo stesso errore. Noi diamo la posizione di ‘realtà principale’ al mondo e di ‘realtà secondaria’ all’universo della nostra coscienza, cioè al nostro ‘sé’. Di conseguenza consentiamo a noi stessi di venir facilmente sopraffatti DAL mondo. Diventiamo consumatori DEL mondo e abituati AL mondo con il risultato di divenire quasi totalmente dipendenti DAL mondo. All’interno della ‘realtà’ della nostra coscienza tutto ciò significa che non siamo più ‘spiriti liberi’. E’ come se fossimo stati fatti prigionieri DAL mondo! Ed ecco perché ci sentiamo così spesso non molto felici interiormente, perché siamo così scontrosi l’uno con l’altro e perché la nostra ‘gioia di vivere’ è così ridotta! Tutto questo si chiama ‘sofferenza’.

La risposta che i santi e i saggi, i maestri più antichi e illuminati ci hanno tramandato attraverso i secoli è semplice. In un coro universale attraverso la storia, quasi tutti hanno raccomandato di renderci conto e di ricordare una cosa sola: siamo IN questo mondo, ma non siamo DI questo mondo! E’ una affermazione che indica un modo per correggere la nostra relazione CON  il mondo. Parole semplici ma non di semplice comprensione ed attuazione qui…in questo mondo!

Un altro modo per presentare quella prospettiva potrebbe essere: renditi conto che sei un essere non-materiale con una identità non-materiale e che occupi una forma costituita dagli stessi elementi fisici del mondo fisico che ti circonda. Renditi conto che sei l’abitante e che la tua forma è solo una dimora!

La nostra abitudine di considerare il mondo e le cose nel mondo più reali e più importanti di noi stessi è radicata. Perciò ci è difficile liberarci della tendenza  di fare del mondo la nostra ‘unica’ fonte di sicurezza e felicità. Abbiamo dimenticato il vero significato di ‘essere noi stessi’, poiché usiamo il mondo per costruirci molte identità. Facciamo difficoltà a ‘spegnere’ la nostra bramosia PER il mondo e le cose DEL mondo. Di conseguenza diventa difficile ripristinare una consapevolezza precisa della ‘realtà primaria’.

Allo scopo di recuperare il vero senso della realtà e quindi riconquistare la padronanza sul nostro universo interiore di pensieri e sentimenti, della nostra visione e atteggiamenti, ecco alcune riflessioni e pratiche, alcune meditazioni e contemplazioni, che possono essere di aiuto.

1. Una giornata senza desideri

Il pensiero più frequente che tendiamo a creare ogni giorno è probabilmente un ‘desiderio’. Sono i momenti in cui vogliamo qualcosa DAL mondo. Suona come: “Voglio più tempo…Voglio un nuovo lavoro…voglio un partner simpatico…voglio una vacanza al sole…Voglio che questa cosa finisca…Voglio essere perfetto”! Il desiderio ha sempre un oggetto. E’ l’aggrapparsi all’oggetto a livello mentale che mantiene la nostra coscienza in agitazione e ancorata NEL mondo e perciò vulnerabile AL mondo. E’ il ‘desiderio’ che mantiene la nostra mente in continuo movimento e ‘sempre in azione’ con immagini ed idee DEL mondo. Questo ci fa perdere la capacità di focalizzarci per un certo tempo e alla fine prosciuga la nostra energia.

Inglobata in tutti i desideri c’è la paura di non ottenere o conseguire l’oggetto desiderato. E la paura è stress. Il desiderio ritarda la nostra felicità perché ci aspettiamo che qualcosa NEL mondo ci renderà ‘felici’ in qualche momento nel futuro. Quando si pratica una giornata senza desideri si comincia a notare quante volte e in quanti modi ‘desiderare qualcosa’ si presenta nella nostra coscienza. E tuttavia, ogni volta che nasce un desiderio è una opportunità per lasciarlo andare e scegliere di essere i creatori della nostra contentezza nel momento di ADESSO! E quando lo lasci andare, è come un esame, lo passi! L’allievo sta diventando maestro!

2.  L’Arte del coinvolgimento distaccato

Qualsiasi forma di attaccamento a qualsiasi cosa NEL mondo porterà anche paura. La paura di perdere. Tutte le relazioni e tutte le interazioni sono un’opportunità per praticare l’arte dell’essere distaccati pur rimanendo coinvolti. In tante conversazioni sentiamo le ‘storie di altri’ riguardo a ciò che è capitato loro. Assorbiamo i loro giudizi e sentimenti. Nell’ascoltarli ci lasciamo ‘risucchiare’ dentro la loro storia, ci identifichiamo con la loro storia e ricreiamo le loro emozioni e sentimenti dentro di noi. Questo rende agitata la nostra coscienza. Siamo presi nella nostra immaginazione  dalle scene e dalle circostanze della ‘loro’ esperienza nel loro mondo. Persi in una giungla di pensieri e sentimenti basati sulla loro storia, sembra di non aver più il controllo della nostra personale ‘esperienza interiore’.

L’arte del coinvolgimento distaccato può sembrare una contraddizione, ma non lo è. È un’arte che ci permette di ascoltare l’altro, essere presenti per l’altro, provare empatia per l’altro, senza sprecare la nostra energia mentale ricreando i pensieri e i sentimenti dell’altro. Significa che riconosciamo e comprendiamo la storia dell’altro e forse la sua sofferenza, ma non la ‘ri-viviamo’ dentro noi stessi. Ciò non vuol dire che non ci importa dell’altro. In realtà la nostra capacità di essere interessati migliora. Meno siamo coinvolti ‘emotivamente’, meno siamo coinvolti dai nostri sentimenti, e perciò siamo più disponibili e capaci di essere sensibili ai suoi bisogni e far fronte alla sua necessità di ascolto compassionevole in quel momento.

3.  Immobilità nel movimento

È risaputo da molto tempo che al cuore della coscienza di tutti gli esseri umani c’è un luogo, uno ‘spazio interiore’ che non cambia mai. E’ questo spazio interiore che ci dona stabilità, il nostro punto di riferimento interno, indipendentemente dalla confusione che può esserci intorno a noi. In definitiva è ciò che noi siamo! Ma è come se ne perdessimo la connessione e la consapevolezza. Essere il punto fisso è vitale alla nostra capacità di rimanere stabili mentre il mondo che ci circonda, vicino e lontano, sembra essere nel caos. Essere il punto fisso è una pratica che ci aiuta a vedere la futilità, l’impermanenza, la caducità di tutto nella vita, tranne di noi stessi. Vedere la vita dal ‘punto fisso’ ci permette di osservare la vita più come un processo fluido che una serie statica di circostanze nelle quali si crede di essere fissati.

Tutto è energia e l’energia cambia sempre forma, spesso come un fiume che scorre attraversando stati diversi. Quando osservi tutti i livelli di cambiamento nel mondo, tu ‘consenti’ al fiume della vita di scorrere. Il solo osservare significa che smetti di fermarlo, bloccarlo, cambiarlo o controllarlo. Quando ‘lasci andare’ e osservi scorrere, sei come una roccia in un fiume, forte e stabile. La roccia non interferisce mai con il fiume, non si preoccupa di come il fiume sta scorrendo o come scorrerà. E’ vero, le rocce non si comportano nel mondo come fai TU. Quindi è possibile rimanere immobili nel movimento,  si può rimanere fermi mentre si agisce, puoi stare fermo mentre i pensieri sorgono, puoi stare fermo mentre tutto ciò che non è te, inclusi i pensieri e i sentimenti, sono in continuo movimento? Questa è la pratica del maestro!

4.  Osserva dall’alto

A volte questo viene chiamato ‘uscire in elicottero’. E’ il momento in cui ti elevi al di sopra della scena davanti a te, come se stessi lasciando il corpo giù nella scena. Ma tu, l’essere di consapevolezza, ti elevi e ti distanzi. E mentre ti collochi al di sopra di tutto, la tua prospettiva cambia. La scena in cui eri coinvolto si restringe, non solo in prospettiva, ma anche come significato, in quanto vedi un’immagine più ampia. Inoltre, se continui ad elevarti, anche l’immagine maggiore diventa piccola e molto meno importante. Le circostanze difficili che erano percepite come montagne cominciano veramente ad apparire insignificanti.

Se riesci a sollevarti abbastanza in alto e a spingere la prospettiva abbastanza in avanti, come gli astronauti nel loro viaggio di distacco dal mondo fisico, vedrai che il tutto e ogni cosa si riducono ad un puntino in lontananza. L’insignificanza di…tutto diventa evidente. Fatti e circostanze perdono il loro effetto su di te. E’ facile rimanere quieti! Puoi vedere e renderti conto che ogni scena che si presenta davanti a te è solo un’immagine fugace in una rappresentazione più ampia, un solo fotogramma nella bobina del film chiamato vita. Da questa prospettiva di eventi e circostanze del mondo sempre mutevoli, diventa più facile limitare e liberarsi dalla voglia di vedere il mondo esattamente come vuoi tu, esattamente nel modo in cui vuoi tu e che ti dia quello che vuoi tu. Chi è  padrone è sempre libero dai desideri.

5.  Visione d’insieme

L’idea dell’interconnessione di tutte le cose non è nuova. A livello intellettuale possiamo capire come tutto nel mondo sia connesso e perciò correlato. Ma non è facile mantenerne la visione o la consapevolezza quotidianamente o momento per momento. Una delle abitudini mentali più radicate è quella di separare e frazionare, settorializzare ed etichettare. Questo ci tiene vincolati ai ‘dettagli’ del mondo. Ci fa tenere il naso incollato al quadro credendo che il frammento che vediamo sia completamente separato da tutto il resto e che è solo questo frammento che importa. Una visione di insieme avviene quando la coscienza fa ‘scattare’ la consapevolezza che nello spazio-tempo, anche in questo mondo corporeo, tutto è interconnesso, intero, completo…uno.

Riesci a vedere un unico mondo, riesci a percepire una sola famiglia, riesci a percepire un’unica storia (questa) e che in essa ci stiamo TUTTI insieme? Questa visione ti consente di vedere tutto ciò che sembra stia accadendo in qualche luogo, in un momento qualsiasi, come onde nell’oceano. Vicini o lontani, i tanti eventi e le circostanze sempre mutevoli del mondo sono come le onde. Si alzano e si abbassano, nascono e scorrono, e poi ritornano nell’infinita rappresentazione dell’oceano della vita.. Chi è padrone non è disturbato dal suono, né da ciò che vede, né dall’effetto di un’onda qualsiasi!

6. Ascolta il silenzio

Dietro a tutta la creatività e prima di tutte le creazioni c’è il silenzio. L’artista inizia con una tela bianca…silenzio. Tra le note di una sinfonia non c’è che…silenzio. Tra i pensieri e dietro di essi c’è il potere del tuo essere…il tuo silenzio. Dal silenzio del sé nascono tutte le creazioni… Finché rimani indaffarato COL mondo, e preso da tutto ciò che appare stia accadendo NEL mondo, non riuscirai a vedere, a sentire o conoscere le tele silenziose sulle quali si trovano tutte le creazioni e dalle quali emergono tutte le creazioni.

Finché rimaniamo presi da pensieri ed idee, ricordi e speculazioni, vivremo solo sulla sferzante, caotica, sempre mutevole superficie della vita. Perdiamo la pace profonda di quella quiete, l’immensa bellezza del silenzio che non è di questo mondo. Finché rimarremo impegnati con il ‘rumore del mutevole’ finché rimarremo incantati, spesso ingannati e a volte storditi, dalla realtà secondaria del mondo, non potremo mai conoscere il potere e la ricchezza del nostro stato interiore silenzioso.

Prenditi un momento per stare nell’altro mondo. Ascolta la sinfonia del silenzio al centro del tuo essere. Non è una fuga, non è una negazione, né un evitamento del mondo. E’ per portare la tua energia e la bellezza del tuo essere, il tuo genio creativo nel mondo. Ecco perché il passatempo di molti maestri è la meditazione. La meditazione ti conduce oltre la consapevolezza del tempo, nella realtà del silenzio nella  quale il tempo non esiste.

7. Imita un seme

Metti un seme di una pianta qualsiasi nel palmo della mano e osserva come sembra così piccolo e insignificante, così inerte e statico. E tuttavia esso contiene tutta l’impronta della crescita futura della sua forma, assieme al colore e al profumo. E’ la metafora perfetta della ‘luce della coscienza’, del sé che ‘io sono’, che ‘tu sei’. Il riposo e il rinnovamento veri avvengono quando riusciamo introdurre la nostra coscienza nel seme come stato. Quando l’io che dice ‘io sono’ è nel suo stato di seme, gli input sensoriali sono temporaneamente sospesi. Non vi sono stimoli sensuali. L’energia del sé è in stasi. La mente è completamente quieta senza pensieri, l’intelletto è silenzioso senza valutazioni o giudizi. Tutte le tendenze e i tratti della personalità vengono temporaneamente dissolti e ricondotti nella tua luce, perciò non vi sono bramosie né impulsi verso l’azione. La coscienza è immobile e la banca della memoria è temporaneamente chiusa. C’è un distacco completo e naturale dal mondo materiale.

In questo stato non vi è neppure consapevolezza del sé, nessun senso dell’ io, semplicemente completa e profonda quiete. Tu sei come un seme prima che entri nel terreno e cominci a germinare, a crescere e a manifestarsi. In tale stato tu ‘sai’ una cosa sola, che sei NEL mondo ma non DEL mondo. Non ‘lo pensi’. Lo ‘sai’. Ma non vivi in questo stato mentre sei nel mondo. Non è questo lo scopo. Ma assaporare occasionalmente questa ‘realtà’ serve a riportare la consapevolezza della realtà primaria di te stesso e a riconquistare la sovranità del tuo mondo interiore.

Da questo nasce un modo molto diverso di vivere nella realtà secondaria di ciò che noi chiamiamo…il mondo!

Domanda: Su una scala da uno a dieci (uno è il più basso e dieci è il più alto), in che misura pensi di essere dominato, schiavizzato dal mondo?

Riflessione: Perché pensi che permettiamo al mondo di avere una tale influenza sui nostri pensieri, sentimenti e comportamenti?

Azione: Ogni giorno della settimana prossima, prendi in considerazione uno dei punti esposti  ed esamina che cosa significa per te e quale effetto ha su di te.

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