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Taglia la legna, porta l’acqua

pubblicato il 02/10/15

Aruna Ladva

C’è una credenza molto radicata che per vivere una vita spirituale bisogna dar via oggetti e vestiti e vivere asceticamente. Nella nostra epoca moderna vediamo che, se ciò può andar bene ad alcuni, non è detto che vada bene a tutti.

Un detto Zen dice: ‘Prima dell’illuminazione tagliavo legna e portavo l’acqua… dopo l’illuminazione taglio legna e porto l’acqua!’
In altri termini, una volta raggiunta l’illuminazione, si continua con la vita e gli impegni di prima, ma in modo trasformato, più consapevole.

Man mano che aumenta la nostra consapevolezza, pur continuando ad agire, ci rendiamo conto che non è l’azione in se stessa che conta, ma l’attenzione e la consapevolezza che c’è dietro. Portiamo le azioni ad un livello più elevato. Anche se sono le stesse azioni di prima, adesso hanno un maggior significato.

Prendiamo per esempio il cucinare o il pulire i pavimenti. Possono sembrare attività ordinarie che sono pochi a voler fare, ma quando diventiamo più spiritualizzati e consapevoli, di noi stessi, anche l’atto di nutrire il corpo in cui dimora l’anima è un grande gesto. Quando lo faccio, rispetto l’anima e contemporaneamente trasformo le cose ‘ordinarie’ in ‘elevate’.

Inoltre, fare quello che non mi piace annulla l’ego. Questo umiliarsi rende la nostra personalità più flessibile e docile. Diveniamo capaci di adattarci alle difficoltà della vita con maggiore facilità – così come un corpo elastico può piegarsi e muoversi più facilmente.

Tagliare legna e portare acqua, riguarda anche il momento presente. Non pensare molto al passato o al futuro. Fa ciò che è essenziale al qui ed ora, e impegna in ciò tutto il tuo essere. Poi ogni momento diventa prezioso e di grandissimo valore, indipendentemente da quello in cui siamo impegnati.

Infatti, per quelli che usano molto la loro testa, sarebbe molto utile fare del ‘karma yoga’- fare le cose in stato meditativo in cui ci sono pochissimi pensieri, e anche quelli che vi sono, sono molto concentrati a un livello di coscienza più elevato.

Taglia la legna e porta l’acqua NON vuol dire ‘prima dell’illuminazione taglia legna e porta l’acqua e dopo l’illuminazione fallo fare agli altri’! No!

Continuando a portare avanti i miei compiti quotidiani, mi esercito contemporaneamente nella fiducia in me stesso, nell’autonomia e nell’indipendenza. Continuo a creare buon karma a tutti i livelli – pensieri, parole ed azioni.

E poiché sfrutto meno gli altri, creo meno karma anche a loro. Illuminato non vuol dire ‘superiore’ o ‘elevato’ nel senso di essere migliore degli altri e non lavorare per starmene comodo!. Ma quanti sono disponibili a rinunciare all’ego, alla gloria della notorietà e dell’importanza, e continuare ad essere coerenti nel dire e nel fare? E a questo punto entra un’altra verità:’ le mani che lavorano valgono più delle labbra che pregano’.

In effetti, se ci pensiamo, dopo l’illuminazione si dovrebbe essere più attivamente coinvolti nel mondo invece che vivere in isolamento in cima ad una montagna innevata. L’illuminazione non è una destinazione; è solo l’inizio di un altro viaggio. E’ un modo per risvegliarmi alle mie responsabilità verso l’umanità.

E’ nostro dovere condividere con il mondo ciò che conosciamo; perché una candela ne accende un’altra, e un’altra e un’altra. Ma affinché la fiamma interiore possa toccare ed illuminare altri, noi dobbiamo essere ‘nel mondo’, anche se adesso siamo consapevoli che ‘non siamo di questo mondo’.

 

E’ Ora…di renderci conto che possiamo dare significato e scopo alle nostre azioni; di stare nel mondo ed esserne al di sopra; di essere umili e fare da riferimento per gli altri. Perché non è importante quello che facciamo, ma come lo facciamo!

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