pubblicato il 05/09/15


Antonella Ferrari

Perché si diventa dipendenti?
Perché c’è un vuoto dentro chiamato bisogno.

Ci sono tante dipendenze.  Le più ovvie: alcool, tabacco, droghe e gioco d’azzardo.  La più anomala: dall’abbronzatura (tanoressia).  La più comune:  dal pettegolezzo.  La più concepita: la dipendenza  emotiva dal cibo.  La meno ovvia è la dipendenza dalla lode e quella più connessa con l’umore è la dipendenza dal tempo (metereopatia). Ma quelle più nuove sono le dipendenze da internet e dal cellulare.

La dipendenza è quando una cosa o una persona non sentono di esistere senza l’altro. Spesso una dipendenza nasce come un gioco, c’è l’idea di gestirla ma poi va oltre dei limiti e spesso senza accorgersene. Diventa un dipendenza quando l’oggetto o la persona gestiscono e influenzano me.
Sono passati cent'anni da quando le droghe sono state proibite per la prima volta, e nel corso di questo secolo di guerra alla droga, si sono radicate delle convinzioni sulla dipendenza. La dipendenza è una bramosia feroce.  Nel suo libro Chasing the Scream l’autore Johann Hari  riporta alcuni  esperimenti compiuti sui topi.  Ne misero uno da solo con due bottiglie, una di sola acqua e l'altra con eroina o cocaina. Quasi ogni singola volta in cui l'esperimento veniva ripetuto, il topo finiva ossessionato dall'acqua drogata, e tornava a chiederne ancora fino alla morte.
Tuttavia negli anni '70 un docente di psicologia a Vancouver, Bruce Alexander, costruì un 'parco topi'. Una gabbia di lusso all'interno della quale i topi avrebbero avuto a disposizione delle palline colorate, il miglior cibo per roditori, delle gallerie nelle quali zampettare e tanti amici: tutto ciò a cui un topo metropolitano avrebbe potuto aspirare. Nel 'parco topi' tutti ovviamente finivano per assaggiare l'acqua di entrambe le bottiglie, non sapendo che cosa ci fosse dentro. Ma ai topi che facevano una bella vita l'acqua drogata non piaceva,  la evitavano, consumandone meno di un quarto rispetto ai topi isolati. Nessuno di loro morì. Mentre tutti i topi tenuti soli e infelici ne facevano uso pesante, ciò non accadeva a quelli che erano in un ambiente felice.
Ma c'è stata una equivalente situazione umana chiamata Vietnam. La rivista Time scriveva che fra i soldati americani l'uso di eroina era comune quanto la gomma da masticare. Circa il 20% dei soldati americani in guerra erano diventati dipendenti dall'eroina, tanto da supporre che in patria sarebbe rientrato un enorme numero di tossicodipendenti.   La verità è che circa il 95% dei soldati che avevano sviluppato quella dipendenza, semplicemente non si drogarono più. Pochi furono costretti alla riabilitazione, erano passati da una gabbia terrificante a una piacevole, per cui smisero di anelare alla droga.

Quindi … la dipendenza è una forma di adattamento. Non sei tu. È la tua gabbia.

Ad esempio,  se uno si frattura il bacino, gli viene probabilmente somministrata la diamorfina, nome medico dell'eroina, per attenuarne il dolore, molto più pura e potente di quella adoperata dai tossici per strada. Quindi un mucchio di gente dovrebbe lasciare l'ospedale per finire alla ricerca di una dose assecondando la dipendenza che avrebbero sviluppato.  La medesima droga, fruita per la medesima quantità di tempo, trasforma chi ne fa uso per strada in tossici disperati, mentre sembra lasciare immutati i pazienti d'ospedale. 

Quindi il contrario della dipendenza non è la sobrietà, ma il contatto umano.

Quasi quindici anni fa il Portogallo aveva una delle situazioni peggiori di tutta Europa per la diffusione di stupefacenti, con l'1% della popolazione dipendente da eroina. Così decisero di depenalizzare tutti gli stupefacenti, adoperando il denaro non per tenerlo in carcere ma per rimetterlo in comunicazione  con i propri sentimenti e con la società. Il passo determinante è quello di assicurargli un'abitazione stabile e un posto di lavoro sociale così da offrirgli uno scopo nella vita, e una ragione per alzarsi dal letto. L'uso di stupefacenti da iniezione è diminuito del 50%.

Questa è definita l’epoca della solitudine,  isolarsi è più facile che mai prima d'ora.

Suppongo che nessuna dipendenza sia “non tossica” in qualche modo, superabile o meno. Ma potrei sviluppare un legame con ciò che è in grado i riportarmi a me stessa,  alla mia libertà e indipendenza.  Pertanto più che “dipendenza sana” o “legame utile” è un precorso di autonomia interiore e di liberazione da ciò che mi ha sottomesso togliendo dignità e forza.

Utile per questo è comprare “biglietto di ritorno” a me, alla mia grandezza interiore, quella che ognuno di noi possiede e che, purtroppo, ha perso di vista.

Cambia modo di pensare per un miglioramento reale nella tua mente ricordando più spesso possibile, che indistintamente da tutto e da tutti, siamo esseri liberi e in grado di “volare”.  La più grande scoperta è quella di essere un’anima, anziché pensare di “avere” un’anima,  la cui natura è senza limiti e senza tempo. Illimitato e ricco è il mondo interiore di ognuno di noi. Riscoprilo e ti si aprirà un orizzonte che ti parla solo di libertà.

AUDIO MEDITAZIONE - CLICCA QUI >> https://soundcloud.com/brama-kumaris/2015-luglio-dipendenze-antonella-roma


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