Aruna Ladva
Quante etichette indossiamo? No, non mi riferisco ai prodotti di marca! Sto parlando del numero di identità che accumuliamo nel tempo.
In effetti, ogni relazione che abbiamo riflette qualcosa sulla nostra identità attraverso altre persone.
Ogni identità ci rivela come percepiamo noi stessi come persona. Ad esempio, se sono una figlia o una moglie, una sorella o un'amica, tutti questi sono ruoli che interpreto, e come tale mi relaziono con gli altri.
Ora possiamo capire perché i saggi e i santoni in India rinunciano a qualsiasi tipo di relazione. L'unica relazione a cui aderiscono è quella con Dio, il Supremo. Rinunciano alla famiglia e alla casa e, anche ai figli.
Più relazioni ho, più etichette devo nutrire e sostenere e questo può essere un atto di bilanciamento piuttosto faticoso. Quindi che si fa? Non si può semplicemente rinunciarvi. Non si tratta di rinunciare a tutti i miei obblighi e legami, ma di trasformare effettivamente situazioni che possono degenerare in una schiavitù.
Se riusciamo a cambiare la nostra coscienza e il nostro atteggiamento dal sentimento di schiavitù alle relazioni, possiamo liberare la nostra mente anche mentre ci impegniamo con altri. Dopotutto le nostre relazioni dovrebbero portarci gioia e felicità, non stress e conflitti nella vita! Il proverbio dice che “Attraverso l’autotrasformazione arriva la trasformazione del mondo”.
Una cosa è essere in relazione con le persone, un'altra è esserne schiavo. Essere in schiavitù significa essere sulle montagne russe emotive, viverle come una dipendenza, avere la sensazione di non poterne più fare a meno o una sensazione di solitudine, di insicurezza e di vuoto.
L’arte di mantenere buone relazioni è essere presenti, offrire disponibilità e trascorrendo tempo di qualità insieme. Quando siamo consapevoli di rimanere vigili e prestare attenzione, di essere impegnati e coinvolti nelle nostre relazioni, allora non c’è alcuna sensazione di perdita di energia o indebolimento. Perché? Perché siamo in sintonia con noi stessi e con gli altri e quindi consapevoli quando qualcosa non è in equilibrio.
Essere in connessione senza lasciarsi consumare dall'identità significa amare e lasciare andare. Non ci sono vincoli di attaccamento, ma l’obiettivo è di avere relazioni rispettose. Sentire un senso di completezza che permane, con o senza quella relazione, è essere felici e gioiosi costantemente. È vivere da un luogo di naturale rispetto di sé, senza che alcun ruolo o identità debba essere difeso, semplicemente a causa dell'ego e dell'attaccamento a quell'etichetta. Ecco perché oggi tante persone hanno una “crisi di identità”, perché non sanno chi sono, questo porta a molta confusione e instabilità. Conoscere se stessi significa che essere sulla via della felicià.
Sai essere un amico leale? O una sorella gentile? Magari una figlia rispettosa o un'anima compassionevole? Sai essere un collega sincero o uno studente diligente? Un vicino affidabile e un buon cittadino?
Quindi controlla tu stesso: chi è colui che siede dietro l'etichetta o il ruolo? Quale è la sua vera identità?
allora scoprirai che il tuo essere è fatto di pura luce amorevole, consapevole espressione dell’anima attraverso lo strumento del corpo. Creare un buon rapporto con il mio corpo è il mezzo dell’anima che le permette di connettersi con il mondo.
Ogni attore di teatro e di cinema sa che gli può essere chiesto di interpretare qualsiasi ruolo, quindi, non dovrebbe affezionarsi a nessun ruolo particolare che sta interpretando.
Una volta che riusciamo a riconoscere chi siamo veramente, possiamo liberarci da così tanto dolore e turbamento mentale. Quando sappiamo che non siamo i ruoli (le etichette) che interpretiamo, possiamo vedere noi stessi come siamo veramente, come pure luci viventi, anime che vivono un'esperienza cosciente del sé in questo mondo fisico.
È tempo… di vedere chi siamo veramente una volta rimosse le etichette!
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