pubblicato il 11/06/14

Silvia Bargellini

Immagina di essere seduto sulla riva del fiume della vita, l’acqua scorre davanti a te e con essa tanti palloncini galleggianti, alcuni belli e colorati altri brutti e cupi.
I palloncini rappresentano gli eventi della tua vita e accettazione significa avere la capacità di lasciare che le situazioni e cambiamenti fluiscano,  accogliendo il fatto che l’imprevisto possa esistere e transitare nella nostra esistenza.

Non accettazione invece esprime il rifiuto razionale ed emotivo di  un evento e il risultato è una reazione cioè uno stato emotivo di rabbia, irritazione, paura, odio. 

Il cambiamento o l’imprevisto sono parti naturali della nostra esistenza e la non accettazione evidenzia una rigidità interiore, come se si considerasse giusto solo ciò che si immagina interiormente.

Accettare comunque non significa essere d’accordo o condividere un’idea o essere felice di quanto succede o abbracciare sottilmente un evento doloroso ma semplicemente l’aver preso atto, razionalmente, che un evento sia successo.

ESISTE UN LIMITE ALL’ACCETTAZIONE?

Accetto che un evento sia successo perché conosco il mondo in cui vivo e so che questo è un mondo dove gli eventi dolorosi arrivano senza invito, ma non lo accolgo nella mia mente, i miei pensieri non restano bloccati nello stupore, nel fastidio ma vanno oltre.
Il fatto di non pensarci più o di rimuginare a lungo su un evento negativo indica un fatto importante sull’accettazione e cioè che non ne ho superato il limite: esiste un  limite spirituale all’accettazione che consiste nel fatto di accogliere razionalmente, saggiamente gli eventi della vita ma non di intrattenerli internamente, cioè di portarli sempre con noi attraverso il pensiero costante.  Sobbarcarsi un evento doloroso che viene dall’esterno significa portare un fardello, un peso inutile sulle nostre spalle.

Faccio un esempio: se qualcuno mi da una buccia di banana, o altra spazzatura,  e mi chiede di tenerla sempre con me… come reagisco?  La buccia di banana è la metafora per dire di qualcosa di inutile come una bugia, un muso lungo, una scortesia, un parcheggio rubato, l’arroganza… quindi se  qualcuno mi dice una bugia ho accettazione e come?

Se ho coltivato la virtù dell’accettazione, accetto  razionalmente che un individuo abbia avuto l’idea bizzarra di darmi una buccia di banana poi  a seconda dei casi o non prendo o la prendo e la butto e non ci penso più.  Chi non reagisce emotivamente e guarda la persona con sentimenti di compassione e misericordia si può dire di avere una buona accettazione di un evento.

Chi non ha accettazione e resiste o reagisce è come se si portasse la buccia di banana in tasca (marcirà..) e la sofferenza che consegue, magari nella forma di rancore che, come la spazzatura, fa cattivo odore.

E’ possibile l’accettazione di un dolore molto forte?

Ci sono momenti in cui il fiume della vita non scorre dolcemente ma con la sua impetuosità ci travolge e quando arriva la grande onda sono momenti in cui non possiamo essere esonerati dal dolore.
La fine di un grande amore, un lutto, un licenziamento, un fallimento, una grave malattia …. sono tsunami!

Quando la grande onda ci travolge non possiamo sbarazzarci del dolore e l’accettazione ci permette di gestirlo al meglio delle nostre possibilità. Occorre permettere a noi stessi di sentire il dolore, accusare il colpo, non per restare bloccati li ma per elaborarlo e superarlo.

Quindi l’accettazione non deve essere intesa come passività o evitamento ma come presa di coscienza, la non accettazione invece porta a prendere sofferenza dal dolore.

Se c’è senso di colpa, biasimo, giudizio negativo,
rabbia ecc. si aggiunge sofferenza al dolore.
Gli antichi Greci avevano due concetti per definire il tempo, cronos e kairòs.
Cronos è il tempo oggettivo che scorre per tutti secondo dopo secondo, invece kairòs è il tempo soggettivo: un’ora in ottima compagnia passa più veloce di un’ora in pessima compagnia.
La grande onda di dolore spesso ha un tempo oggettivo, per esempio la scienza parla di sei mesi/un anno per elaborare un lutto, ma se non c’è accettazione la sofferenza dura ancora più a lungo e quindi con kairòs, il tempo, un anno diventa dieci o può addirittura accorciarsi e così permettiamo all’onda di dolore di allontanarsi più velocemente.

IL SEGRETO DELL’ACCETTAZIONE

Quando resistiamo, non accettando una situazione che per noi è negativa il risultato è che diamo energia a quella situazione. Per esempio, se due persone hanno opinioni diverse è probabile che uno dei due inizi un confronto insistendo con la sua idea e respingendo quella dell’altro. In questo caso avrà meno possibilità di influenzare una decisione a suo favore rispetto a chi inizia accettando le idee dell’altro.

Per incoraggiare qualcuno a cambiare si inizia con l’accettazione.

Se non si accetta di aver fatto un errore, di aver fatto una gaffe, di aver sbagliato scelta, il pensiero negativo non fa che alimentare e dare energia allo sbaglio personale invece se accettiamo di aver commesso un errore e ci perdoniamo automaticamente ci distacchiamo dall’evento doloroso.

Spiritualmente l’accettazione è una grande virtù e denota un buon lavoro interiore perché l’accettazione porta misericordia, distacco e leggerezza, ma ha un grande nemico: l’EGO.  L’ego non accetta!

Più si è fragili e più l’ego sarà forte e reagirà per difenderci dagli altri o dai nostri stessi errori.
L’ego è comunque facilmente identificabile perché è sempre in compagnia di domande: “Ma perché è successo a me?”, “Ma come ha potuto farmi questo?”, “Perché mi ha fatto sbagliare?” “Ma come si permettono di comportarsi così con me?” …..

Immagina di essere seduto sulle rive del fiume della vita, attorno a te c’è pace e silenzio, davanti a te l’acqua scorre portando con sé palloncini belli e brutti ma tu guardi con gli occhi saggi di chi sa che come arrivano così se ne vanno al di là del biasimo e della lode.

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Commenti

Icona utente Silvia il 09/03/15
Buongiorno Ivano, l’acquisizione e la messa in pratica della virtù dell’accettazione è il frutto del percorso spirituale del Raja Yoga. Ogni giorno si studia, si medita e si cerca di mettere in pratica una virtù o un potere, è un percorso forse non semplice ma che porta grandi soddisfazioni personali. Un caro saluto, Silvia
Icona utente Ivano il 07/03/15
Come è possibile educarsi all'accettazione? E' un concetto facile da esprimere e praticamente impossibile smentire, ma come si fa? Grazie

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