Recensione Articoli

Amore vero e felicità

pubblicato il 03/01/12



Molti di noi imparano a credere che anche l’amore e la felicità siano emozioni. Tale convinzione oscura sia il nostro bisogno che l’abilità di essere più consapevoli delle nostre emozioni e di come le creiamo; essa deriva dalla perdita di significato delle parole ‘amore’ e ‘felicità’.
Usiamo queste due parole in maniera troppo generica a tal punto da essere diventate due tra le parole più fraintese e eccessivamente usate nel nostro linguaggio quotidiano.

Amore è per lo più confuso con desiderio (Ti amo in realtà significa: ti voglio), con l’attaccamento (Amo la mia squadra di calcio), con la dipendenza(Amo la mia cocaina) e con l’identificazione (Amo il mio paese). Quando parliamo di amore in questo senso non parliamo di amore ma piuttosto del suo opposto.

Facciamo lo stesso con la parola felicità. La usiamo e ne abusiamo in molti modi. La confondiamo con un possesso ( E’ appena arrivato il mio tappeto nuovo, sono così felice!), con il consumo (Ho appena mangiato il mio cibo preferito, sono così felice!), con qualche esperienza stimolante (Ho appena visto il film più recente, sono così felice!) e con il sollievo (Non ho più mal di denti, sono così felice!).

In tutti gli esempi citati stiamo in realtà dicendo che crediamo che l’amore e la felicità nella vita vengano dal di fuori di noi e sia dipendente dagli altri, dalle circostanze o da qualche stimolo fisico. Tuttavia tutti sappiamo profondamente che vero amore e felicità sono incondizionati, non dipendenti da qualcosa o da qualcuno, e che si muovono dall’interno verso l’esterno e non dall’esterno verso l’interno.

Amore vero e felicità possono essere considerati come stati d’essere fondamentali a cui possiamo accedere a piacimento una volta che abbiamo imparato a rivolgere le nostra attenzione alla nostra interiorità e a vivere dal dentro al fuori e non dal fuori al dentro. Essi possono anche essere considerati come il nostro puro potenziale in tutte le situazioni.

Quando agiamo con amore vero facciamo qualcosa per gli altri che porta loro beneficio ad un livello spirituale, e quando ciò accade, sperimentiamo le vera felicità che è più simile ad una profonda sensazione di appagamento interiore. Questo modo di vivere affonda le sue radici nella pace. Se non siamo in pace con noi stessi non possiamo dare amore. La pace è, l’amore fa e la felicità(appagamento) ripaga.
Solo allora la nostra autostima e il senso del nostro valore diventano solide rocce perché ci rendiamo conto che questi nuclei di qualità interiori non possono esserci portati via e che essi sono la base del nostro valore in quanto persone e dei nostri valori di vita.
Quando impariamo ad accedere e a generare questi stati fondamentali del nostro essere, essi ci danno la forza di smuovere il nostro carattere in positivo, da quello basato sulla competizione, sul possesso e sulla sopravvivenza a uno basato sulla co-operazione, la condivisione e il servizio. In breve, dal prendere al dare.

Quando scopriamo interiormente che ciò di cui eravamo convinti si potesse trovare solo esternamente, scopriamo una libertà e una serenità che è sia attraente che nutriente nei confronti degli altri.

Il metodo per sostenere questa consapevolezza e connessione è la meditazione regolare. Il campo di azione è la relazione con gli altri.

Quando la felicità di una madre non dipende dall’obbedienza del figlio, ella è capace di ‘essere amore’ per quel figlio, anche quando dovesse imporre qualche regola. Quando la ferità di un manager non è dipendente dal soddisfacimento delle scadenze né dalla performance dei membri del suo gruppo, allora saprà essere più attento e più incoraggiante verso i suoi collaboratori, il che è alla base di una leadership efficace.
Quando gli innamorati si incontrano, smettono di dirsi “Ti amo”, e invece si dicono “Io sono amore per te”.


Domanda:
Da dove pensi derivi gran parte della felicità nella tua vita?

Riflessione: La felicità è una decisione e non una dipendenza.

Azione:
Che cosa puoi fare domani nella tua relazione con una persona in particolare per passare dal desiderare e sopravvivere al sostenere e servire?

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