La posta di Antonella

ANTONELLA RISPONDE A SILVYE

pubblicato il 09/11/09

Domanda di Silvye

Cara Antonella,
le relazioni affettive con i figli, con il marito, con i familiari talvolta sono difficili...a volte hai la sensazione che addirittura ti allontanano da te stessa e sono di impedimento al tuo cammino spirituale...che si fa in tal caso?
Capisco che nessuno può interferire in questo se non lo si consente....comunque è difficile. Per continuare una relazione amorosa è necessario condividere lo stesso percorso? Si puo rimanere accanto a qualcuno che non condivide il tuo cammino? Un abbraccio Silvye



Risposta di Antonella

Cara Silvye,
oggi le relazioni sono sempre più complesse, e la famiglia, figli, marito ecc.. sono un incredibile laboratorio dove si può crescere molto. Sono del parere che affrontare è meglio che chiudere e andarsene, perchè ogni sfida che rimando mi ritornerà.

Spesso dopo anni di convivenza uno realizza che le esigenze che si manifestano nella coppia sono diverse. Considero che i figli siano un forte responsabilità che accomuna dei genitori, che crescono con i figli, che maturano nella loro relazione, ma questo non impedisce a due persone ben distinte, di procedere con ritmi diversi e spesso evidenziando anche necessità molto diverse.
Di solito la donna tende a voler guardare dentro e esplorare, come l'acqua che cerca sempre di scavare un solco più profondo per il suo fluire che considera vita.

Ma si può continuare una vita comune, anche se il percorso diverge, se ci sono delle caratteristiche fondamentali per coltivare relazioni sane: il rispetto e non troppe aspettive, una buona dose di amore vero e non attaccamento e, poco compreso, il distacco.
Distacco è la distanza colma di rispetto che interpongo tra me l'altro o qualcos'altro. Immagina di volerti guardare allo specchio e appiccicare il naso su di esso.... non vedrai granchè! Cosi è difficile vedere l'altro, capire l'altro, ascoltare l'altro se c'è dipendenza emotiva e attaccamento. Il mio distacco è rispetto e l'altro risponderà con rispetto.

Ma per essere forse più chiara ti riporto questo brano di un bravissimo autore - Mike George - che dice:

"L'amore è un'energia specifica ed è l'essenza di "io, anima". Quando siamo coscientemente nello stato d'amore, diveniamo consapevoli dell'unità di tutta la vita, e di tutta la vita in ogni tempo. Quando siamo in armonia con la legge dell'amore, siamo consapevoli dell'interconnessione e dell'unicità di tutto, senza perdere il nostro senso di individualità.

Purtroppo questa consapevolezza tende ad essere assente dalla nostra coscienza. Abbiamo invece imparato a percepire separazione e frammentazione. Percepiamo cose e persone come una minaccia, mutando spesso, in maniera distorta, l'intenzione d'amore in paura.

Il nostro viaggio spirituale è essenzialmente un ritorno all'amore, un ritorno alla nostra consapevolezza di unità a tutti i livelli.

Immagina di trovarti in un razzo pronto per andare nello spazio. Man mano che vai in alto, il suolo sottostante recede finché la tua visione sarà costituita dall'intero pianeta, circondato dallo spazio. Se guardi giù vedrai un unico mondo dove tutto è interconnesso. Da questo punto di vista non ci sono angoli né linee diritte nella sfera perfetta che è il nostro mondo. Riesci a malapena a percepire i movimenti degli esseri umani. Non vedi differenze tra di loro, solo un'unica famiglia e tutto interconnesso. Tale visione e tale percezione trasforma la tua visione degli individui e degli oggetti che una volta percepivi in maniera separata. Smetti di vedere separazione. Tutto è uno. Tutto influenza tutto il resto, in misura piccola o grande.

La meditazione può ripristinare questa consapevolezza a un livello spirituale, oltre le immagini, per includere tutte le cose; oltre il tempo, per includere tutti gli eventi e poi trascendere entrambi.

Questa espansione della nostra coscienza nella meditazione è possibile solo se non ci facciamo ‘intrappolare' o toccare da pensieri/immagini/ricordi cioè dai dettagli residui, limitati, dentro la nostra coscienza a cui siamo attaccati. Come un uccello vola verso l'alto e evita le foglie cadenti, alla stessa maniera la nostra coscienza impara a non farsi toccare dai ricordi/immagini/ pensieri che sono registrati nella nostra coscienza. Il fine è uno stato interiore in cui l'io che dice ‘io sono' ritorna a vivere nello stato di'essere'. Essere è di nuovo solo essere. Così facendo, l'essere trova che a questo livello di vibrazione, in questo stato di coscienza, c'è uno stato naturale di connessione con tutti gli altri esseri. L'energia scorre verso l'esterno e via da sé. Si percepisce e si conosce l'amore. Non si vuole nulla dal momento, non c'è alcuna consapevolezza di qualcosa che manchi all'interno di sé. C'è solo il dare, che non richiede alcuna motivazione in quanto ‘essere' è, per natura, dare di per sé. In questo modo, quell'io che dice ‘io sono', ritorna al senso più profondo di sicurezza, l'unica vera sicurezza, che è l'amore puro. L'amore abbraccia tutto contemporaneamente ricreando l'unità di tutte le cose. Quell'io che dice ‘io sono' non dice più "Ti amo", ma "Io sono amore per te"."

Spero Silvye di aver risposto alla tua domanda con questo lungo inserto e aggiungo che le persone che ho visto agire con determinazione e pazienza (determinazione perchè non mollavano quello in cui credevano, e pazienza di aspettare che l'altro arrivasse con i suoi tempi) hanno spesso avuto la soddisfazione di essere riuscite, come una goccia che cade costante, a dare un benificio illimitato alle persone amate.

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Commenti

Icona utente gianfranco zambelloni il 18/01/16
Mia moglie ed io apparentemente abbiamo lo stesso obiettivo : migliorare noi stessi per poter vivere meglio insieme. Però nella pratica ci riesce difficile o quasi impossibile seguire lo stesso percorso insieme ed allo stesso modo. C'è consolidata (?) una diffidenza reciproca che ci porta spesso ad avere reciproci " scatti di rabbia ".

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