pubblicato il 12/12/19

Seminario in Sardegna con Yogesh Sharda

Articolo di Maria Rosa Quario

I punti salienti raccolti in capitoletti per non dimenticare e praticare!

La felicità è dentro di noi, bisogna solo saperla trovare e per farlo il primo passo è avere un buon rapporto con sé stessi, imparando a parlarsi e ad ascoltarsi.
La mente è come un bimbo: va incoraggiata, stimolata, nutrita di fiducia e positività. Criticarsi, caricarsi di rimorsi, dirsi hai sbagliato rende pesanti, fa stare male e sprecare tempo.
L’importante non è la nostra età, ma il modo in cui abbiamo vissuto. Che azioni abbiamo compiuto? Se abbiamo dato luce agli altri, se siamo noi stessi rimasti nella luce e non nelle tenebre ci saremo costruiti una salutare autostima.

Il nostro deve essere un viaggio di ritorno al vero sé, I tre passi per farlo sono:
1. Discover, cioè scoprire chi sono veramente e quanta forza ho dentro di me;
2. Uncover, cioè scoprirmi, liberarmi dalla patina di polvere che nel tempo mi ha dato dolore e tristezza, ma a volte anche piacere, tranquillità. 3. Recover, cioè guarire per tornare a esprimere ciò che ero. Cambiare è spesso una battaglia, ma ricordiamoci che più do, anche a me stesso, e più ricevo. Pensiamo a uno stagno: se non ha sfogo e circolazione di acqua diventa una palude. Per noi è lo stesso: più facciamo circolare conoscenze, energie e amore e meglio è. Condividere è salutare!

La nostra vita è spesso un correre dietro a mille impegni, fra famiglia, lavoro, amici, studio o aggiornamenti professionali, ricerca del benessere fisico, ricerca del piacere nel tempo libero… Si tende a passare da un’attività all’altra come una scimmia salta da un albero all’altro, dimenticandosi di passare dal centro di tutto, dall’IO, che nella frenesia degli impegni viene ignorato e spesso dimenticato.

Invece IO sono il centro, devo certo occuparmi di tante cose, devo rispettare il mio ruolo e i miei impegni, ma sempre ricordando che io FACCIO un lavoro, non io SONO un lavoro. L’area del fare non deve invadere l’area dell’ESSERE. Spesso ci si fa condizionare dagli altri che attorno a noi corrono, corrono… e corriamo anche noi. Si tende a pensare che la cosa normale sia ciò che fa la maggioranza delle persone, ma siamo sicuri che questo sia giusto? No, non lo è!

Per ricaricare la batteria dell’anima è importante chiudersi nella propria stanza silenziosa. E’ lì che dovremmo tornare spesso per non fare ammalare la nostra mente che, come il corpo, ha bisogno di essere forte per affrontare meglio la vita.

La nostra vita è il risultato di come ho scelto di vederla e di viverla. La nostra visione sarà il nostro mondo. Capita spesso che qualcosa o qualcuno arrivi a schiacciare il bottone rosso che accende la nostra rabbia.
Cosa dobbiamo fare?
Certo non possiamo impedirgli di farlo, possiamo invece disattivare quel bottone, in modo che anche se schiacciato non attivi reazioni che ci fanno stare male.
Semplice no? E’ un po’ come chi chiede e pretende rispetto dagli altri ma non sa rispettare se stesso. Devo elevare il mio auto rispetto in modo che la mia felicità dipenda solo da me. In automatico anche gli altri mi rispetteranno di più.

Per essere sana, buona e felice ogni relazione necessita di equilibrio fra Distacco e Amore. Il primo mantiene puro l’amore, ma se manca l’amore è corrotto. L’amore spirituale è bilanciato con il distacco, l’amore emotivo invece diventa spesso possesso, poi controllo, pretese, pressione, dipendenza, attaccamento, gelosia, in un’escalation di sentimenti negativi che rendono infelici. D’altra parte, se c’è troppo distacco si generano freddezza, formalità, distanza, sentimenti che a loro volta non possono fare la felicità di una relazione.

Avere la consapevolezza di essere un’anima aiuta nelle relazioni, perché fa vedere anche le altre persone come anime. Non vedere le maschere che la vita ha messo addosso alle persone strato dopo strato evita malintesi, scontri e intolleranza. Le emozioni causate da queste maschere, pura apparenza, devono perdere di importanza, così la relazione acquista stabilità. Pensiamo ai bambini: quanto è bello vederli aperti e gentili anche con gli sconosciuti, capaci di relazionarsi con tutti senza maschere, senza ego, senza nulla di cui vergognarsi o con cui coprirsi? La vita non li ha ancora condizionati, sono anime pure, innocenti e vedono tutto con gli occhi dell’amore.

Non bisogna mendicare, dentro la nostra anima ci sono già tutti i semi pronti a crescere. L’acqua che li fa germogliare è la consapevolezza. Da sviluppare con la pratica della meditazione, ma anche nella quotidianità. Ricordarsi di non amare, ma di essere amore. Il sole resta sé stesso, capace di illuminare, scaldare e brillare anche se una nuvola lo copre, anche se gli chiudiamo una tenda o una porta in faccia. Così dobbiamo essere noi, anime capaci di non farci condizionare dai comportamenti altrui.

Ogni mattina dovremmo pensare alla regola delle tre dita per darci le giuste priorità: il primo dito punta verso di me, devo guardarmi dentro. Il secondo punta verso l’alto, verso il Supremo. Il terzo verso la vita, gli altri. Al mattino la nostra prima azione non deve essere quella di accendere lo smartphone!
Come ogni relazione, anche quella con il Supremo presuppone una buona comunicazione. Dovremmo quindi vederlo come una buona madre, come un buon padre, come un insegnante, stimolante e creativo. Infine come un amico, al quale puoi dire tutto, sicuro che ti capirà e sapendo di poterti fidare.

Per essere felici è importante avere un obiettivo, essere focalizzati e determinati per raggiungerlo. Avere troppe idee e troppi progetti rende difficile la loro realizzazione. Se invece stabiliamo un’unica direzione di marcia, se tutte le nostre idee sono puntate verso quella direzione, sarà più facile raggiungere l’obiettivo.
In ogni caso, sempre, la prima domanda da porsi non è COSA DEVO FARE ma CHI SONO?

E ricordiamoci anche che nella vita nulla è mio, non ho nulla da perdere e me ne andrò senza portarmi dietro nulla.


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