Aruna Ladva
In un mondo che sembra girare sempre più veloce, con le sue infinite richieste e distrazioni, quanto tempo ci resta davvero per noi stessi?
Spesso, il primo aspetto a essere sacrificato è proprio il nostro tempo di riflessione e meditazione. Eppure, tra le tempeste dell'esistenza quotidiana, dedicare un po' di amorevole attenzione al nostro io interiore non è mai stato così cruciale. Negli ultimi tempi, durante le mie sessioni di meditazione – oltre a dialogare con l'Universo o l’Energia Divina – ho iniziato a rivolgermi al mio "piccolo sé".
Ogni volta che emergono delle emozioni, è fondamentale ascoltarle. Spesso, la nostra prima reazione è quella di puntare il dito contro qualcosa o qualcuno all'esterno, quando in realtà, quelle emozioni scaturiscono da dentro.
Immaginate una situazione in cui qualcuno dice qualcosa con un certo tono; potrebbe scatenare una forte reazione in me, mentre a un'altra persona potrebbe non fare alcun effetto. Questo rivela che la questione è tutta mia e tocca me solamente. Riconosco che è mia responsabilità prendermene cura; non è colpa di nessuno là fuori. Non ne faccio una colpa neppure a me stessa, ma accettare la piena responsabilità per le mie emozioni è un passo essenziale.
Ho compreso, con il tempo, che ogni stato d’animo, emozione o sentimento, che nascono dentro di me, che siano di gioia o di dolore, sono in realtà alleati e insegnanti. Mi invitano a esplorare e comprendere meglio le parti di me stesso che richiedono attenzione.
Ad esempio, mi sento esclusa da una conversazione o da un regalo speciale - forse c'è l’eco di un’esperienza vissuta nel passato, un ricordo di quando quel "bambino interiore" non è stato incluso. Un altro scenario potrebbe essere quando qualcuno mi parla in modo severo e io reagisco con rabbia. Perché succede? Magari, nell’infanzia ho percepito quel tipo di tono come una disapprovazione e quelle antiche sensazioni riaffiorano ancora oggi, rimanendo un enigma da decifrare.
Durante la giornata, spesso ci imbattiamo in situazioni che suscitano varie emozioni a causa delle azioni altrui.
Il vero compito è fare lo sforzo di capire, poiché tali emozioni nascono dentro di me, sono di mia competenza e non di qualcun altro. Certo, è più facile incolpare gli altri, ma assumermi la piena responsabilità dei MIEI stati d’animo mi rende più forte e più abile ad avere auto controllo.
Hai notato come parliamo con i bambini piccoli?
Poniamo loro domande pur sapendo che non risponderanno nel modo che ci aspettiamo – un sorriso, una smorfia, una risata dicono molto più delle parole stesse. Da un lato, chiediamo loro come stanno, cosa desiderano, se sono felici di andare al parco…
Cerchiamo di cogliere le loro emozioni, le nostre orecchie e il nostro cuore sono aperti per ascoltarli in maniera attenta. Questo è esattamente ciò che dobbiamo imparare a fare con noi stessi. Dobbiamo diventare nuovamente i "genitori" del nostro io interiore, fornirgli quell’attenzione che forse non ha ricevuto una volta.
Dentro ognuno di noi vive un bambino che è cresciuto fisicamente, ma emotivamente è ancora lì, uguale a com’era un tempo. Le nostre reazioni impulsive, simili ai capricci di un bimbo arrabbiato, ne sono spesso la prova. Quando vediamo adulti litigare e comportarsi in maniera puerile, cosa ci riflettono se non un'educazione emozionale incompleta?
Riconquistare il mio potere personale significa iniziare a prendermi cura delle mie emozioni. Un modo di farlo è dialogare con quel bambino interiore. Sedermi in silenzio, concedermi amore, attenzione e rispetto, e dire a me stesso: "Ti vedo, ti riconosco, ti sento. Grazie. Va bene, ora puoi lasciar andare." Lascia che il piccolo "io" venga ascoltato, solo così inizia il processo di guarigione.
In essenza, per coltivare un rapporto sano con il nostro "sé", è fondamentale sviluppare un atteggiamento di amore e comprensione verso quel "piccolo sé". Come mi parlo? In modo critico o amorevole? Ricordiamo la legge di attrazione: ciò che nutriamo dentro di noi si riflette inevitabilmente all’esterno, nelle nostre relazioni con gli altri.
È il tempo... di parlare al nostro sé interiore, quel "piccolo sé", con amore e comprensione.
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