pubblicato il 18/01/23

Mike George

Molti credono che la vita sarebbe noiosa senza tutti i drammi emotivi che i nostri ego creano per attirare attenzione e approvazione. Tutti gli spettacoli prodotti sono, dopo tutto dei semplici giochi di ego inseriti in contesti resi attraenti e tranquilli per il nostro appagamento emotivo.

Tuttavia, è solo quando si è senza ego che si può essere spiriti veramente liberi e pacifici. Vi sono momenti, di solito quando siamo giovani, quando assaporiamo questa libertà interiore, e insieme ad essa proviamo una gioia ed una felicità vera, che non ha opposti.

Qualsiasi forma di attaccamento neutralizza la nostra ‘libertà di spirito’ perché diveniamo ‘bloccati’ negli oggetti a cui ci attacchiamo o più precisamente nelle immagini degli oggetti a cui siamo attaccati nella nostra mente.

Quando non si ha ego
, non c’è nessuna necessità di cercare di stabilire un senso di chi si è nella testa di altri. Non c’è bisogno di qualcuno che ci confermi, ci accetti, ci approvi. Tutte le abitudini che abbiamo di essere in stato di necessità, con l’ansia conseguente e gli umori che ne derivano, scompaiono.
La sofferenza mentale ed emotiva che consegue al NON ottenere l’approvazione, l’accettazione e il riconoscimento degli altri se ne va.

Quando si pratica il distacco, cioè si costruiscono relazioni basate sul non attaccamento, si nota che la nostra vera natura comincia a risplendere dal cuore del nostro essere. Le varie forme dell’emozione che chiamiamo paura, che emergono quando erroneamente associamo il distacco con la perdita, non si presentano più.

Perché tutta quella paura è perdita ‘immaginata’ di qualcosa alla quale siamo attaccati nella nostra testa. Se riesci a realizzare ORA di non aver niente da perdere perché niente è ‘mio’ veramente, allora la paura diventa impossibile.

Pertanto un mondo senza ego somiglierebbe a un mondo senza paure e quindi senza conflitti. Non vi sarebbero ‘noi e loro’, nessun ‘mio e tuo’, nessun confine o barriera a separarci gli uni dagli altri. Nessun bisogno di difenderci e nessuna intolleranza verso gli altri. Nessuno verrebbe stressato da qualcosa o da qualcuno. Nessuno temerebbe di perdere qualcosa né proverebbe tristezza dopo una perdita di qualsiasi tipo perché la verità universale avrebbe il sopravvento – la verità che niente e nessuno, tanto per cominciare, è mai stato ‘mio’.

Vi sarebbe un’armonia basata sul rispetto reciproco; una condivisione basata sull’apprezzamento condiviso della presenza di ognuno; una percezione di abbondanza basata su un riconoscimento comune di pienezza; una celebrazione della presenza degli altri basata sulla comprensione reciproca che ciascuno di noi è una sorgente di amore e gioia nel mondo. Sarebbe un paradiso creato tutti insieme, poiché ciascuno apporterebbe la bellezza del proprio spirito nel mondo secondo modalità sue proprie.

Noioso? Solamente per quelli che sono attaccati alle loro rappresentazioni emotive; per quelli che sono dipendenti da qualche forma di violenza per sentire di valere qualcosa nella vita; solo per quelli che sono attaccati a qualcuno o a qualcosa perché usano l’idea di quella cosa, o l’immagine di quella persona, per definire se stessi; solo per quelli dipendenti da qualcosa nel mondo perché credono erroneamente che sia responsabile della propria felicità personale.
Allora riguarda tutti!

C‘è un vecchio detto che dice: “Finché non duole, va bene”. Il che vuol dire che non cambieremo il nostro modo di fare finché non ‘saremo costretti’ a farlo, finché non ci ritroveremo a soffrire così intensamente da cercare inconsciamente sollievo dalla sofferenza emoriva. Fino a quel punto sopportiamo la nostra sofferenza e la useremo persino come un’altra forma di falsa identità. Chissà quanto dovremo attendere perché un sufficiente numero di persone possa soffrire così tanto da dire:”Non sopporto più questa sofferenza, questa infelicità. Ci deve essere un altro modo”.

Fino ad allora, probabilmente vedremo quelli che soffrono proiettare continuamente la loro sofferenza su quelli che stanno già soffrendo! Il potere della presenza dell’ego nella coscienza di quasi tutti gli esseri umani è molto potente. Nel frattempo abbiamo tutti da fare la stessa scelta: liberare noi stessi dalla nostra sofferenza personale, dissolvere l’ego, oppure continuare a renderci stressati e sempre più infelici.

Ritorno al centro
Osserva come funziona l’ego negli altri. Non per volerli giudicare o per trovare dei difetti, ma come un esercizio di aumento di consapevolezza riguardo alla presenza dell’ego dietro molti comportamenti personali. Ogni volta che scopri qualcuno che si comporta e reagisce in maniera egoistica chiediti se anche tu non fai lo stesso. Se lo fai, allora cerca di scoprire a che cosa sei interiormente attaccato.

Riesci a vedere l’idea o l’immagine nella quale ti sei perso nella tua mente? Gradualmente comincerai a notare l’immagine mentale alla quale sei attaccato e come te ne servi per costruirti un senso falso di te stesso. Gradualmente toglierai energia alle tue immagini mentali e ritornerai al centro di… te!

In questo modo, tutte le false identità abituali cominceranno a morire per cause naturali!
Ritornerà la pace interiore e sentirai stridere e cigolare i cancelli arrugginiti del tuo cuore vero che si riaprono dopo essere rimasti chiusi dopo tanto tempo, metaforicamente parlando! Poi, una volta messo a nudo, dopo esserti ripulito di tutte le idee illusorie riguardo a te stesso, quando saprai di essere ‘nessuno’, sorriderai con il sorriso dell’illuminazione, comprendendo il vero significato del vecchio detto…’Il paradiso è dentro’.


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Commenti

Icona utente angela il 21/02/23
Concordo pienamente sul fatto che solo con la sofferenza cambia il nostro modo di fare e di essere. La sofferenza migliora o peggiora un'anima

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