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Conviene essere gentili?

pubblicato il 18/03/23



Antonella Ferrari


La gentilezza: “Cercatela come se non ci fosse niente di più importante, perché in effetti non c’è niente di più importante! Dunque, per quanto potete, ABBONDATE IN GENTILEZZA!”
- George Saunders

In mezzo a tante feste, il 13 novembre si celebra la “Giornata mondiale della Gentilezza”, istituita nel 1997 a Tokyo. L’Italia ha aderito all’iniziativa e la parola d’ordine di questa giornata è “essere gentili”.

Purtroppo molti dichiarano che la gentilezza è diventata l’eccezione mentre l’aggressività è la regola.

Quando si parla di gentilezza, sembra di evocare un concetto appartenente al passato, a vecchi modi di fare andati in disuso, come se si parlasse di una formale etichetta comportamentale. Eppure non è così!

Perché si è poco gentili? Eppure la natura della natura come la natura dell’anima è gentile. Ma diventa irruenta quando perde il suo equilibrio, lo si vede nelle calamità come nel carattere umano. L’equilibrio tra silenzio e suono: chi parla troppo diventa invadente; l’equilibrio tra il prendere e il dare: chi solo vuole, diventa prepotente. Di conseguenza si diventa rudi, scorbutici, scontrosi, intolleranti, impazienti e insolenti.

È gentile chi ha un profondo rispetto e immette silenzio, il silenzio di “essere” prima di “fare”. Nella sua graduatoria, la gentilezza come un atteggiamento formale e di buona educazione diventa cortesia.
La gentilezza come qualità mantiene interazioni rispettose, ma la gentilezza come potere è in grado di smussare un conflitto e di cambiare l’atmosfera.

Cosa vi potrebbe rendere più gentili, cosa vi libera e fa emergere la versione più generosa e impavida di voi stessi?

Alcune pratiche sono importanti per essere più gentili

1. Rivedere il rapporto con il tempo - riduce lo stress e rende pazienti
Un ragazzo un po’ inquieto sentì della presenza di un maestro Zen sulla montagna, così lo andò a trovare. Il maestro lo accolse con un grande sorriso e gli offrì quello che lui dichiarò il te migliore di tutto il Giappone. Ma dopo averlo bevuto il ragazzo commentò che il thè non era niente di speciale, era proprio uguale a tutti gli altri thè! Non aveva trovato nessuna differenza! Allora il maestro zen disse: - Il thè non è ciò che è importante ma è l’atto di berlo che fa la differenza. È l’atto di essere presenti nel momento, è apprezzare quello che è davanti a te. Il ragazzo realizzò che era sempre stato inquieto alla ricerca della prossima avventura e su quello che doveva succedere perdendosi la bellezza del presente, che aveva sempre vissuto nell’aspettativa di qualcosa di più anziché apprezzare il presente.

2. Rivedere il rapporto con la diversità delle persone

In un libro per bambini, Martino, un martin pescatore, vorrebbe sapere di che colore è la gentilezza. Vola ovunque ponendo a tutti quelli coloro che incontra sulla sua strada la stessa domanda: “Di che colore è la gentilezza?” Le risposte sono sempre diverse, ma, grazie a questo, Martino si rende conto che la gentilezza può avere tutte le sfumature dell’arcobaleno. (I colori della gentilezza - testo di Maddalena Schiavo)
Quando si comprende la diversità si è naturalmente gentili

3. Rinnovare il rapporto con sé stessi

Quanto mi valorizzo? Più attribuisco valore a me stessa più percepisco e apprezzo il valore degli altri. Sarò naturalmente gentile.
La paura è uno dei nemici più forti della gentilezza. Ad esempio, la paura che altri se ne approfittino rende diffidenti e poco disponibili. La paura di essere fraintesi nella propria gentilezza rende un po’ freddi. Ma a sbloccare un animo gentile è la comprensione del karma che rende più coraggiosi e più aperti.
La gentilezza è consapevolezza. Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia che non conosci. Sii gentile.

Le magie della gentilezza

1. Essendo contagiosa rende tanti altri gentili.
2. Porta cooperazione anziché competizione.
3. Rende leader abili a motivare gli altri.
4. Guarisce il cuore dal peso di errori compiuti.
5. Accadono cose incredibili perché la gentilezza apre il cuore.

“Gentilezza non è mancanza di forza ma è una qualità che non disturba eppure conosce il suo potere e fornisce ombra come un albero. Un albero è grande ma il suo seme è piccolo. L’anima è così: il suo pensare è grande; eppure, è gentile di natura. Vede, capisce ma non interferisce. Come un ramo può toccare terra ma non mette radici, così non prendere spazio nella mente degli altri, eppure essergli di aiuto, è gentilezza”.
Anthya Church

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