pubblicato il 28/09/11


 Sei in auto al semaforo. E’ appena diventato verde quando qualcuno ti taglia la strada e si allontana a tutta velocità. Sei furioso! Che arroganza! Che idiota…pensi! Sei così arrabbiato che ti fermi dopo un po’ per calmarti. Poco dopo qualcuno si affianca e ti dice che la persona che ti aveva tagliato la strada al semaforo aveva appena saputo che sua madre era stata portata in ospedale in gravi condizioni. Un secondo dopo la tua rabbia cede alla comprensione e alla compassione. Ti senti pacifico ed invii a quella persona amorevoli pensieri di speranza. Un piccola informazione è stata sufficiente a farti cambiare opinione e sentimenti.

Potresti dire che si tratta del ‘potere dell’informazione’, ma non lo è. E’ il potere del credere. E chi ha deciso di credere?

In situazioni del genere alcuni credono immediatamente all’informazione che ricevono e la usano per cambiare la loro percezione e perciò la loro reazione. Altri, all’estremo più cinico dello spettro, hanno l’abitudine di non credere a niente di ciò che viene detto loro. Probabilmente sono stati ingannati molte volte in passato. Non si ‘fidano’ facilmente di ciò che gli altri dicono. Forse la maggior parte di noi si colloca più o meno al centro dello spettro, a volte crediamo ciecamente e altre volte diffidiamo e siamo increduli. Ma il più delle volte non siamo sicuri da che parte stare.

Le radici dello stress

Sembra davvero che viviamo in un mondo dove sempre più persone sono disposte a mentire e ad ingannarne altre allo scopo di raggiungere i propri scopi. E’ un mondo in cui la creazione di strategie ottimali di disinformazione viene persino esaltata. Come facciamo, quindi, a distinguere la verità dalla menzogna? Come facciamo a scovare le mezze verità basate sugli altrui interessi e discernere la verità di ciò che ci viene detto? Nell’esempio precedente come facciamo a ‘sapere veramente’ che in qualche ospedale c’è una mamma in gravi condizioni? C’è un solo modo per saperlo e si chiama ‘convalida’. L’unico modo per saperlo con certezza è andare in ospedale e constatarlo di persona. Solo in questo caso il bisogno di credere o di non credere diventa superfluo. Adesso lo ‘sappiamo’ con certezza.

La capacità di trasformare un’informazione in credenza ed usarla per cambiare qualche nostro modo di pensare e forse qualche comportamento ce l’abbiamo tutti. Ma non ci può liberare da tutto il nostro stress, cioè da tutta la nostra sofferenza mentale e dolore emotivo. Le radici sono troppo profonde e non vengono raggiunte da informazioni e credenze. I semi e le radici del nostro stress si trovano a livello spirituale, in fondo al nostro essere. Le informazioni e le credenze possono indicare il centro del nostro essere, ma non possono raggiungerlo. Credenze e informazioni possono ‘segnalare’ ciò che si trova dietro ai nostri stati mentali ed emotivi, ma solo l’esperienza interiore dell’essere lì, ci può dare il potere di cambiare in profondità gli schemi di pensiero ed i sentimenti che ci causano stress. Capire perché è così ci fa anche capire perché siano pochissimi quelli che riescono a cambiare con successo ed in maniera duratura il loro modo di pensare, sentire ed agire. Ecco perché.

Cercare sollievo

Quando ci svegliamo al mattino, molti di noi si alzano, si guardano allo specchio e credono di essere ciò che vedono. Durante la giornata ci creiamo stress emotivo sotto varie forme, dall’ansia (paura) e frustrazione (rabbia) a momenti di dispiacere (tristezza) basati per lo più sulla credenza che siamo solo una forma fisica in un mondo fisico senza alcun controllo su qualcosa che si trovi a più di qualche metro di distanza! Inoltre ci portiamo dietro la credenza che lo stress sia a)normale b) causato da qualcun altro. Guardiamo il mondo intorno a noi e vediamo che è un luogo competitivo e forse pericoloso, perché questo è anche ciò che a molti è stato insegnato di credere.
A un certo punto della nostra vita cercheremo qualche sollievo al nostro stress/sofferenza fisica, mentale ed emotiva. Nella nostra caccia a quel sollievo, spesso nella speranza di trovare le soluzioni definitive, ci imbatteremo in una infinità di metodi, tecniche, approcci, filosofie per non parlare dei saggi, tutti che ci offrono e molti che ci promettono di…metterci a posto! Ci può capitare di imbatterci in ciò che molti chiamano ‘approccio spirituale’. In tal caso probabilmente riceveremo le seguenti informazioni. Ci si dirà che ‘in verità’ tu non sei una forma mortale e finita in un processo di decadenza continua (come si vede su Canale Specchio al mattino), ma una entità spirituale che è immortale, infinita ed eterna. Ci si dirà che ci viene solo ricordato che la nostra vera natura è pacifica, amorevole, gioiosa e contenta e non brontolona ed incline alla preoccupazione o alla depressione. E probabilmente ci verrà spiegato che il mondo è uno spazio essenzialmente benevolo in cui tutte le forme viventi esistono in armoniosa co-operazione reciproca; è solo che alcune specie hanno dimenticato come, inclusa la maggioranza della specie umana!

E’ il genere di ‘informazione spirituale’ di base che suona semplice e vera. Si potrebbe discuterne, ma chi vuole farlo? Probabilmente solamente quelli che sono un po’ dipendenti dal loro stress/sofferenza.. Tuttavia, anche se ci crediamo, non ci cambia. Non cambia lo stato della nostra quotidianità, i nostri schemi mentali, i nostri modelli di comportamento, le nostre abitudini ‘creatrici di stress’, che si sono tutte sedimentate nel corso di molti anni. Per quanto ‘crediamo’ che tutto ciò sia vero, questo non ci darà il potere di liberarci dalle preoccupazioni quotidiane e dalle angustie esistenziali. Può anche verificarsi una leggera diminuzione del livello o profondità del nostro stress/sofferenza poiché il balsamo di tali idee ci offre una sorta di conforto consolatorio che tutto va realmente bene sia nel mondo interiore che in quello esterno. Ma è un po’ come la pomata su una ferita. Copre solamente la superficie e fornisce un sollievo temporaneo.

Credere non è sufficiente


Possiamo anche riconoscere che questi insegnamenti non sono né nuovi né esclusivi di una particolare scuola di pensiero, filosofia religiosa o insegnamento spirituale. Sono in circolazione da un’infinità di anni e sono stati tradotti in centinaia di lingue in tantissimi modi.
Eppure il livello di stress aumenta, la sofferenza continua, i conflitti si approfondiscono, l’ansia si espande. Perché? Mancanza di ‘convalida’. Pochissimi dedicano tempo ed attenzione alla verifica di tali insegnamenti indipendentemente da quanto giusti e veri possano sembrare. Indipendentemente da quanto la nostra intuizione risuoni all’ ‘informazione’ riguardo a chi e a che cosa siamo realmente, indipendentemente da quanto ci ‘crediamo’, ciò non ci darà il potere di percepire, pensare e comportarci in modo da non creare più sofferenza/stress mentale ed emotivo. La credenza che siano altre persone e situazioni responsabili del nostro stress è così profondamente radicata che non basta solo un’altra credenza per annullarla. Credere non è sufficiente. Convalidare significa che dobbiamo vedere e conoscere personalmente. Così come possiamo veramente andare in ospedale per vedere e sapere che la madre è lì ed è gravemente ammalata, altrettanto abbiamo bisogno di andare al centro del nostro essere per vedere e sapere chi e che cosa siamo e che funzioniamo dall’interno verso l’esterno. Solo allora potremo ‘conoscere’ noi stessi quali entità spirituali, solo allora potremo ‘sapere’ se la nostra natura sia pacifica e amorevole. E solo allora potremo vedere se la vita sia veramente una coppa di ciliegie, piena di dolcezze e di bontà, indipendentemente da ciò che altri possano star facendo intorno a noi ‘ là fuori’.

In che modo, quindi, possiamo convalidare l’informazione che indica ‘lo spirituale’, come convalidiamo ciò che noi e molti altri ‘credono’ vero? Solo addentrandoci nel ‘territorio spirituale’ che non è un luogo, ma uno stato d’essere. In questo territorio o stato non vi sono parole, né idee, né ricordi. Non vi sono più concetti riguardo a se stessi o al mondo. Non vi sono attaccamenti né credenze e sicuramente non vi sono attaccamenti alle credenze. Queste sono tutte cose del territorio mentale e dei nostri stati mentali.

Viaggio al Centro

La convalida di noi stessi in quanto esseri spirituali e la convalida della vera natura del nostro essere richiedono che ci lasciamo alle spalle gli stati di coscienza fisici e mentali, almeno per qualche momento. Tuttavia i nostri attaccamenti ed identificazioni abituali principali sono con il mentale e il fisico. Quindi, come un veicolo può portarci in ospedale per vedere di persona, che cosa può spingere la nostra coscienza fuori dalla consapevolezza fisica e mentale e dentro uno stato di consapevolezza spirituale? Entra nel veicolo chiamato meditazione, l’auto d’epoca di tutti i risvegli spirituali. La meditazione è l’abilità di andare oltre la consapevolezza degli stati inferiori di coscienza verso il massimo e più profondo stato di consapevolezza. Molti insegnanti di meditazione e praticanti sostengono che sia proprio la pratica a condurci oltre la consapevolezza del tempo e del cambiamento (cioè la consapevolezza del fisico e del mentale) e dentro la dimensione senza tempo e senza pensieri dell’essere…solo essere. E’ solo lì che possiamo essere consapevoli e conoscere il nostro vero sé per conto nostro…per così dire!

Probabilmente è per questo che gli ‘anziani spirituali’, i saggi e i santi, e coloro che hanno tramandato un retaggio di saggezza spirituale attraverso i secoli, hanno praticato ed insegnato qualche forma di meditazione. Sapevano che solamente in stato meditativo possiamo ‘scovare’ tutte le identità acquisite basate su a)immagini fisiche (forma/ dimensione/aspetto/moda ecc) e b)idee mentali (professione/storia personale ecc e rivelare il nostro sé autentico e reale basato su ‘nessuna cosa’ e nessuna immagine o idea. Sapevano che una volta messi a tacere i ricordi e che la mente fosse divenuta quieta, si poteva trovare il ‘sé’ al di là, cioè prima di qualsiasi consapevolezza delle dimensioni fisiche e mentali del mutamento. In tale stato il tempo scompare dentro un momento chiamato ‘ora’ nel quale non vi è alcun ‘dopo’. La pace finale di questo stato d’essere viene quindi conosciuta come il potere della nostra stessa vita. Dal potere di quello stato d’essere deriva la capacità di ‘creare consciamente’ tutto ciò che segue, cioè i nostri pensieri, sentimenti, azioni ecc. Invece di reagire emotivamente al mondo circostante, è questo stato di ‘potere interiore’ che ci dona la capacità di rispondere con calma, considerazione e determinazione focalizzata.

‘Quei saggi’ sono anche ritornati dal loro viaggio di ‘constatazione’ nel loro veicolo meditativo per parlarci delle profonde visioni spirituali nella natura del sé e del mondo che ci aspetta tutti, inclusa la realizzazione che la vita stessa, nonostante la varietà delle apparenze e delle agitazioni, è solo un gioco, uno gioco straordinario e divertente, che avviene attraverso e intorno a noi, nel quale abbiamo tutti l’opportunità di creare la nostra vita e rappresentare qualsiasi ruolo scegliamo. E quando ‘viviamo in conformità’ con quella consapevolezza, poiché portiamo quella consapevolezza attraverso la nostra mente e i nostri comportamenti nel mondo circostante, allora il mondo stesso, che è in se stesso una danza di molte energie, si metterà in linea con noi e servirà l’energia del nostro essere.

Rumi colse sia l’idea che la necessità di andare oltre il fisico e il mentale allo scopo di ‘essere dentro’ e convalidare la nostra propria verità, il nostro proprio potere spirituale, quando disse:

‘”Oltre le idee di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato c’è un campo. Ci incontreremo lì."

Egli voleva ricordarci che ‘prima’ della nostra consapevolezza mentale e fisica, prima dei nostri giudizi e delle valutazioni intellettive, c’è uno stato d’essere che ci dona la consapevolezza della verità e del potere della nostra vita. Ma quella verità non può essere conosciuta, il suo potere non può cambiare il modo in cui viviamo la nostra vita, finché non saremo andati lì e non ne avremo ‘constatato’ la realtà per conto nostro. Solo allora potremo conoscere la pace che ‘io sono/tu sei’, solo allora potremo sapere che amore è ciò che ‘io sono/tu sei’, solo allora potremo sapere che ‘io sono/tu sei’ pura gioia . Tale constatazione cambia…tutto!

Alcuni preferiscono non tentare di vedere se riescono a convalidare tali ‘conoscenze/possibilità spirituali’ circa se stessi. Forse per paura di cambiare, forse perché dubitano. Preferiscono vivere nel mondo delle credenze. Preferiscono una fede basata sulla credenza senza mai sapere se ciò in cui credono sia realmente vero, senza mai sapere perché ogni tanto si sentono senza pace, a volte un po’ senza amore e a tratti senza gioia. Anche questo, come tutto il resto, è come deve essere…ci è stato detto!

Domanda: Perché è così difficile trovare il tempo di esplorare oltre i territori ‘conosciuti’ della mente e del corpo per andare nel territori sconosciuti del nostro essere spirituale?

Riflessione: “Il tuo compito non è quello di cercare l’amore, ma semplicemente quello di cercare e scoprire tutte le barriere che hai costruito dentro te stesso contro di esso”- Rumi

Azione:
Durante le prossime due settimane, impara, pratica ed inserisci nelle tue giornate qualche pratica meditativa

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