Recensione Articoli

Essere se stessi

pubblicato il 15/02/15


Mike George

Avrai notato che tutto quello che fai, dovunque tu vada, tutto ciò che vuoi, tutti quelli con cui vuoi stare, tutto quanto è motivato da una sola cosa: la ricerca del sacro graal della felicità. Quasi tutti, consciamente o inconsciamente, cercano la felicità quasi continuamente. Da qui l’ondata di libri, seminari, corsi, workshops e ritiri che si è avuta negli ultimi 10 anni, tutti con la promessa di ridonare la felicità.

Ma nessuno ci riesce! È impossibile, ed ecco perché.

Vi sono tre ‘grossi punti’ nella nostra vita quotidiana che hanno bisogno di essere uniti prima di poter essere felici costantemente. Essi sono: Felicità, Libertà e il Sé. Solo quando avremo capito il vero significato di ciascuno di essi e solo quando saremo riusciti a vedere la connessione tra di loro, e solo quando avremo realmente ‘fatto’ la connessione, potremo diventare esseri autenticamente felici… di nuovo!

TRE ERRORI

È probabilmente vero dire che ogni singolo giorno la maggior parte di noi chiederà a se stesso: “Come e dove posso trovare la felicità oggi?” Ma pochissimi si chiederanno: “Come mai non sono felice ora?”  Soffermarci su questa domanda ci porterà a cogliere i tre errori che a tutti noi è stato  insegnato a fare nella vita.

Il primo errore ha a che fare con la ‘realtà’! Tutti impariamo a confondere la realtà secondaria con quella primaria!
La realtà secondaria è quella del mondo che ci circonda ‘là fuori’, cioè il mondo perennemente mutevole di persone, eventi, circostanze e cose.

La realtà primaria è quella del mondo dentro di noi, dentro la nostra coscienza. Cioè il perennemente mutevole universo interiore di percezioni, pensieri, sentimenti, emozioni e attitudini. Impariamo a credere che la realtà secondaria sia la realtà principale e, per molti, sembra essere l’unica realtà. Questo ci conduce al secondo errore fatale.

PIACERE O FELICITA'?

Quando non riconosciamo che la realtà primaria è dentro la nostra coscienza e quindi sotto il nostro controllo, impariamo a credere che ciò che ‘percepiamo’ sia creato dal mondo fuori e intorno a noi, cioè dalla realtà secondaria. La quale, ovviamente, non dipende da noi.

Quindi guardiamo ‘là fuori’ e andiamo alla ricerca degli ‘stimoli’ che sembrano creare le sensazione di pace e felicità. Impariamo a credere che quelli che apparentemente sembrano ‘sentimenti felici’ vengono dal di fuori. Ma quei sentimenti non sono felicità autentica, sono solo momenti di ‘piacere’ Quindi il secondo errore è  imparare a credere che la piacevolezza sia felicità . Ma non lo è. E’ solo uno stimolo sensoriale.

Gli ‘stimoli’ che provengono dall’esterno in effetti ci fanno sentire ‘in alto’, ma gli alti sono sempre seguiti dai ‘bassi’. Con il passar del tempo abbiamo bisogno di ulteriori stimoli che durino sempre più a lungo per mantenere il piacere che erroneamente crediamo sia felicità.
Infine anche i bassi diventano sempre più bassi, più lunghi e più intensi. I bassi sono anche noti come stati di sofferenza o ‘infelicità’. Ecco perché quando si crede che la realtà secondaria ‘là fuori’ sia la realtà primaria, e che la felicità dipenda dalla realtà secondaria ‘là fuori’, si va poi alla ricerca di piacevolezze credendo che siano felicità e, di conseguenza, ci garantiamo di diventare infelici! Puoi verificare quanto l’ultima affermazione sia vera in base alla tua esperienza personale.

Non è che il piacere sia sbagliato. Fa parte della ricchezza delle molteplici e varie esperienze della vita. È che non è vera felicità, o se preferisci, non è felicità ‘reale’. Si tratta solo di un guizzo momentaneo!

IL TERZO ERRORE

Confondere la realtà secondaria con la realtà primaria, porta a confondere piacevolezza con felicità, il che porta al terzo errore. Ed è qui che la stragrande maggioranza di noi si aggrega alla più popolare religione senza rendersene conto!
Si chiama Edonismo!
L’edonista è colui che cerca solo il piacere nella vita credendo che sia l’unica felicità.

Sono i genitori e gli insegnanti che ci insegnano a fare questi tre errori ‘popolari’. Cresciamo in una cultura che incoraggia questi tre errori, e quasi tutte le categorie commerciali hanno un dichiarato interesse ad assicurarsi che noi continuiamo a fare questi errori!

LA COSA REALE

Tuttavia, ogni tanto veniamo a sapere di persone che sono diventate completamente deluse dal modo di vivere fondato sulla ricerca della felicità. Questi hanno realizzato che tutto ciò porta solo delusione e infelicità e, per alcuni, sconforto e depressione.
La loro sofferenza diventa così intensa da cominciare a mettere in discussione quasi tutto. Talvolta queste persone godono di una posizione importante in un’organizzazione, di un consistente benessere materiale e di un modo di vivere pieno di comodità.

Sembra che abbiano tutto, eppure si sentono vuoti dentro,
nella realtà primaria della coscienza. Poi, un giorno fatale, mandano tutto all’aria e si convertono ad un movimento meno conosciuto chiamato Eudonismo (felicità vera)!  Si rendono conto che la felicità edonistica è solo piacere momentaneo che proviene dall’esterno, mentre la felicità Eudonistica è autentica e stabile e nasce da dentro a fuori!

Abbandonano tutte le bardature e se ne vanno a vivere in un Kibbutz, o lavorano per qualche oscura organizzazione assistenziale, senza ricevere quasi niente in cambio. In sostanza mettono a disposizione gratuitamente la loro energia  a vantaggio degli altri.

Quando un anno dopo li incontri, spesso dicono: “L’avessi fatto prima”. Perché? Perché riscoprono che la felicità autentica è un sentimento di contentezza che sconfina in una gioia serena e un senso di appagamento profondo che si genera da sé, come conseguenza dell’uso della propria energia in maniera più ‘significativa’, di solito aiutando o servendo gli altri in qualche maniera.

ULTERIORI ERRORI FATALI

Fino a quando non saremo divenuti consapevoli di questi tre errori di fondo, tendiamo a farne quotidianamente altri tre. Vedi se commetti questi tre errori perché confondi la realtà secondaria con quella primaria e scambi il piacere per felicità.

Lavori molto, fino a tardi, perché a un certo momento anche tu hai appreso che devi lavorare molto e ottenere qualcosa nel mondo ‘là fuori’ allo scopo di ‘meritare’ di essere felice dentro. E se non lavori veramente sodo dopo ti senti in colpa, cioè scontento di te!

Cadi nella trappola del ‘mito della bellezza’, che dice che se non sei assolutamente bella o bello, senza una pelle perfetta e i denti più bianchi non puoi essere felice e non puoi aver successo come le immagini costruite alla perfezione dai pubblicitari nelle innumerevoli riviste patinate!

Diventi una persona compiacente perché devi arrivare a credere che non puoi essere felice nelle relazioni se non dici o non fai qualcosa che sembra rendere felice un altro!

Sono tutti modi che ti garantiscono l’infelicità quando
a) non lavori sodo e/o non ‘ottieni’ oppure
b) il riflesso di te nello specchio è tutt’altro che bello oppure
c) quando quelli che sono nella tua vita non sono felici indipendentemente da quello che fai o non fai.

Questo ci pone un’altra domanda, che cos’è allora vera felicità?

Vi sono probabilmente tre tipi di felicità autentica: contentezza, gioia e beatitudine. Ciascuna di esse ha le proprie precondizioni o realizzazioni necessarie dentro la nostra coscienza prima di poter essere generate, percepite e mantenute.

1) Contentezza: richiede la realizzazione che tutto accade e tutti fanno esattamente quello che devono fare, sempre e ovunque! Ciò richiede l’interruzione di due abitudini particolari chiamate ‘giudizio’ e ‘controllo’! Quando giudichiamo qualcuno o qualcosa perdiamo la nostra pace interiore, che è alla base della contentezza. Quando cerchiamo di controllare qualcuno falliamo sempre e, di conseguenza, generiamo qualche forma di rabbia, la quale è massima infelicità.

2) Gioia: richiede che ci rendiamo conto che lo scopo della vita è né più né meno che quello di ‘vivere’. Questo ci porta a una seconda domanda, cioè ‘che cosa vuol dire vivere?’
Quando ci poniamo questa domanda, giungiamo ad una altrettanto semplice conclusione. Lo scopo della vita è quella cosa che facciamo tutto il tempo, quella cosa che non possiamo non fare, cioè pensare, cioè ‘creare’. Non veniamo qui per farci una vita, veniamo qui per creare la nostra vita!
È crearci coscientemente la nostra vita, il nostro sentiero, il nostro viaggio, ‘con’ gli altri senza essere dipendenti ‘dagli’ altri. E questo comincia nella nostra coscienza, nella nostra mente.

Ovviamente si tratta di una visione non facile poiché ci è stato insegnato che dobbiamo aspettarci di avere un lavoro, aspettarci di far soldi, aspettarci di avere una famiglia, aspettarci un certo standard di vita ecc. Molti imparano a credere che in qualche modo queste cose ci siano dovute in automatico. Arriviamo persino a fare dimostrazioni e a lottare per le nostre aspettative e per quello che ci è dovuto, spesso chiamati ‘diritti’. Ma fino a quando non ci saremo risvegliati alla realtà che queste sono cose che ci creiamo noi, è probabile che manterremo la mentalità della vittima! E non c’è gioia nel sentirsi vittime!

3) Beatitudine: è quel sentimento di autentica felicità che proviamo quando siamo completamente liberi. In tali momenti, quando sei letteralmente uno ‘spirito libero’, non sei ancorato a niente, non sei attaccato a nessuno e non vieni intrappolato da oggetti, idee, credenze e ricordi. Se siamo attenti noteremo di non essere frequentemente felici. E questo ci porta al terzo grande punto! Il sé.

LA CELLA NELLA PRIGIONE

La grande maggioranza di noi impara a perdere la propria libertà di spirito e si attacca e viene catturato da una, se non da tutte le sette P della realtà secondaria, vale a dire: posizione, potere, paga, possessi, persone/partner, prestigio e privilegi. Non notiamo in che modo perdiamo il senso del ‘nostro sé’ nelle idee e nelle immagini di ognuna di queste cose dentro la realtà primaria della nostra stessa coscienza.

Credendo che esse siano la fonte della nostra felicità, e non realizzando che possono solamente fornirci un piacere temporaneo, le usiamo per formare un senso si falsa identità, senza realizzare che esse sono in realtà le sbarre di una prigione che costruiamo nella nostra coscienza. Poi ci meravigliamo perché trascorriamo gran parte del nostro tempo temendo di perderne una o tante. Ecco perché un certo livello di ansia è quasi onnipresente nella vita di ognuno. Ansia, tensione, preoccupazione sono tutte forme di paura, la paura di perdere. La paura è infelicità.

Vi sono molte illusioni implicate in questa perdita di libertà personale, dalla quale nasce uno stato quasi costante di infelicità, che ‘sembra’ di riuscire appena ad alleviare con momenti di piacere! Per molti è probabilmente vero dire che una vita di sommessa disperazione viene sopportata grazie a frequenti indulgenze sensoriali!

ILLUSIONI DI LIBERTA'

Crediamo di essere liberi perché crediamo che la libertà venga definita solo dalla possibilità di andare dovunque e di fare qualsiasi cosa vogliamo! Ma quella non è vera libertà. È solo una specie di libertà nella realtà secondaria ‘là fuori’. La libertà nella realtà primaria della nostra coscienza è completo non-attaccamento a qualcosa o a qualcuno. Paradossalmente, solo allora siamo pienamente disponibili nei confronti di qualcuno e di tutti quelli che ci circondano ‘là fuori’.

Quando siamo liberi interiormente, cioè non-attaccati, non siamo più presi dalle emozioni della paura e della tristezza (le forme più comuni di infelicità) che provengono dal nostro essere attaccati ad una delle sette P. Solo allora siamo interiormente abbastanza liberi di fare la cosa più naturale con l’energia della nostra coscienza, il nostro sé, cioè ’creare’ i nostri modi di offrire ‘attenzione’ agli altri!

Questa prospettiva non ha senso per la mente condizionata da una società materiale i cui valori e comportamenti sono prodotti dalla realtà secondaria, conosciuta anche come ‘paradigma materiale’.
Di solito non acquista senso fino a quando non saremo diventati così stanchi e stressati o così dis-funzionali nella nostre relazioni da essere costretti a fermarci e a riflettere profondamente sulle credenze che gestiscono la nostra vita. E’ allora che cominciamo a vedere questi tre errori!

Specchio, specchio sulla parete del mio bagno!

La lezione più difficile è smettere di credere che quello che vedi nello specchio del bagno sei TE!
Non lo è!
E’ solo un’apparenza fisica e il SE’ non è un’apparenza fisica. Il nostro corpo fisico è dove comincia la realtà secondaria. Se proiettiamo la nostra identità in qualsiasi cosa della realtà secondaria, il nostro destino è inevitabilmente l’infelicità. E’ per questo che per tante persone, lo stress, la sofferenza, comincia ogni giorno davanti allo specchio del bagno!

Adesso sai perché non sei felice e lo sai affinché tu sia felice! È necessario essere veramente liberi, e per essere veramente felici è necessario smettere di perdersi in ciò che non sei tu. Solo in questa libertà, puoi essere te stesso autenticamente! Solo allora sei non-attaccato e senza bisogni! E un vero ‘donatore’.

La grande maggioranza di noi conosce e vive da così tanto tempo secondo questa modalità di non separazione del piacere dalla felicità,  e così radicate sono le abitudini e le tendenze a ricercare i piaceri immediati, che ci vuole un po’ di tempo e di attenta e deliberata  focalizzazione per riportare il nostro sé a questo stato di libertà interiore.

Ecco perché dovremmo invitare la nostra vecchia amica ‘pazienza’ a unirsi a noi nel viaggio di ritorno al noi stessi.

Domanda: Perché pensi che tutti abbiamo imparato a fare questi tre errori?

Riflessione: Ricorda un momento in cui hai usato la tua energia per il beneficio di altri senza aver pensato di volere qualcosa in cambio. Come ti sei sentito esattamente?

Azione:Scegli un momento ogni giorno durante la prossima settimana per fare qualcosa che produca felicità eudonica!





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Commenti

Icona utente antonio il 23/02/15
La frase virgolettata non l'ho capita: Arriviamo persino a fare dimostrazioni e a lottare per le nostre aspettative e per quello che ci è dovuto, spesso chiamati ‘diritti’. "Ma fino a quando non ci saremo risvegliati alla realtà che queste sono cose che ci creiamo noi", è probabile che manterremo la mentalità della vittima! Aggiungo io: ma se non lottiamo per i nostri diritti qualcun'altro ci renderà molto difficile la vita. Che ne pensate?
Icona utente Michela il 17/02/15
Grazie per questo raggio di luce. Ho intrapreso un anno fa il mio cammino verso me stessa...è una strada lunga, lo sento nello stomaco ma per la prima volta non sono ansiosa e impaziente di raggiungere l'obiettivo. Ho riscoperto una pazienza che non avevo che mi sta permettendo di godermi lentamente ogni passo verso la mia vera essenza perché ogni piccolo traguardo, ogni pezzo di me che ritrovo mi regala una gioia così vera e pura che vale la pena continuare a camminare. Dopotutto " un viaggio di mille miglia comincia con un passo". Grazie per la forza che date con le vostre parole.

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