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I miti della felicità

pubblicato il 10/05/11


I miti della felicità
E’ il santo Graal del vivere quotidiano e di una vita soddisfacente. Il suo raggiungimento motiva quasi tutto ciò che facciamo. Forse nessun altro argomento ha generato tanti libri, guru e seminari. E’ la ‘felicità’ Non la felicità temporanea di una bella serata fuori o di una bella vacanza, o persino di una buona relazione! Ma la felicità autentica, vera e genuina. Una delle ragioni per cui la forma di felicità vera e duratura è così rara è perché veniamo tutti allevati in una cultura che confonde felicità con eccitazione. E quando ciò accade ci mettiamo per tutta la vita alla ricerca di qualche forma di stimolo credendo che ci darà, farà scendere su di noi…felicità!
 
Ciò che raramente notiamo è che guardiamo e ricerchiamo nella direzione sbagliata. Noi siamo esseri felici per natura, così dicono tanti saggi illuminati, guru spirituali e persino alcuni tra i filosofi più famosi  nel corso del tempo. La felicità, dicono, è già presente dentro di noi. Tutto ciò che dobbiamo fare è ripulire il sentiero che va dal cuore alla testa, ed essa affiorerà naturalmente dall’interno. Essenzialmente ciò significa eliminare la giungla di illusioni che abbiamo lasciato crescere all’interno della nostra coscienza. Comprendere queste illusioni e perciò dissolvere i miti della felicità permette alla nostra felicità di farsi conoscere nella realtà della nostra vita quotidiana. Ecco sette tra i miti più comuni riguardo alla felicità.
 
Mito 1
La felicità si misura dal tuo potere di acquisto
Non è difficile dissipare questo mito. Alcune tra le persone più infelici del mondo sono le più ricche in termini finanziari. E alcune tra le persone più felici del mondo sono materialmente povere. Attraversa qualsiasi villaggio indiano, guarda gli occhi luminosi e brillanti e i sorrisi felici di tanti, se non della maggioranza dei bambini, e ne avrai una visione di felicità. Essi non hanno quasi denaro né possedimenti materiali e vivono con una scodella di riso al giorno. Se non altro è un buon segnale per farci apprezzare la nostra abbondanza e smetterla di investigare sulla natura della felicità.
 
Mito 2
La felicità dipende da quanto riesci ad accumulare
Credici e la tua mente risuonerà come un disco rotto con la puntina bloccata nello stesso solco, e l’unico suono che viene fuori è Soldi Soldi Soldi oppure Di più Di più Di più. Più hai, più vuoi, e più ti preoccupi per ciò che pensi di avere, e più ti preoccuperai di poterne avere di più, e più ti preoccuperai di perdere ciò che hai E che ancora non hai. E’ felicità questa?
 
Mito 3
La felicità si guadagna
Si tratta della vecchia e famosa etica protestante scozzese sul lavoro che dice che l’unica via verso la felicità passa attraverso il senso di colpa per non lavorare abbastanza da meritare di essere felice!
Ciò significa che credi di doverti guadagnare il diritto ad essere felice, e che non potrai essere felice finché non avrai lavorato abbastanza duramente per la soddisfazione di altri. E poiché molti si renderanno conto che tu non potrai mai lavorare abbastanza duramente (che cos’è ‘abbastanza duramente’?)così non sarai mai felice. Inoltre non potrai mai soddisfare gli altri. Ognuno decide le proprie soddisfazioni. Non potrai mai essere felice finché crederai che la felicità debba essere guadagnata o che tu debba far felici gli altri. Probabilmente, tutto ciò che  proverai, sarà senso di colpa.
 
 
 
Mito 4
La felicità è la realizzazione dei tuoi sogni e desideri
Osa sognare…dicono! Se riesci a sognare una cosa, riuscirai ad ottenerla!…dicono! Devi sapere ciò che vuoi e volerla con determinazione…dicono! E solo allora potrai essere felice…dicono! Ciò che però non dicono è che desiderare è sentire una mancanza, e che qualsiasi soddisfazione che provenga dalla realizzazione di un qualsiasi desiderio/bisogno può solamente essere temporaneo prima che un nuovo desiderio/bisogno bussi alla porta. Talvolta viene chiamata dipendenza, e la felicità non è la soddisfazione di una dipendenza. Come si fa a saperlo? Osserva la paura che si annida al centro di qualsiasi desiderio e osserva il senso di vuoto che si trova al centro di una temporanea soddisfazione quando un desiderio si realizza. A volte può trattarsi di un piccolo vuoto, ma è sempre lì.
 
Mito 5
La felicità è sempre nel futuro
Noto diversamente come ‘procrastinare’. E’ il linguaggio di “sarò felice..quando ci sposeremo...quando avremo una famiglia…quando i figli se ne saranno andati…quando andremo in pensione…” Diventa un’abitudine a vedere sempre la felicità domani e raramente oggi, raramente adesso. Finché non vi sarà la realizzazione che esiste solamente l’oggi, che c’è solo l’adesso, la vera felicità sarà tanto elusiva quanto un’oasi nel deserto: un’illusione di qualcuno che sta morendo di sete. Ti sembrerà di vederla lì davanti, ben chiara in lontananza, potrai credere di stare avvicinandoti, ma non vi arriverai mai.
 
Mito 6
La felicità è possibile solamente quando tutto sarà perfetto
 Se sei un perfezionista è probabile che proverai quotidianamente molto stress e tensione. Siamo in un mondo imperfetto dove nulla può mai essere perfetto. Perché? Perché la perfezione è personale. Per un perfezionista, persino la perfezione è imperfetta. Semplicemente perché la percezione di imperfezioni è la proiezione delle nostre imperfezioni. Ma non dirlo ad un perfezionista perché è molto improbabile che la vedrà così. Da qualche parte e da qualcuno (di solito un genitore) i perfezionisti hanno imparato che sarebbero stati perfetti solamente facendo le cose alla perfezione (secondo gli standard di qualcun altro). Un errore classico. In questo mondo caotico nulla potrà mai essere perfetto. Solo quando il perfezionista accetta le cose come sono, potrà trovare appagamento, che è una delle forme più profonde di autentica felicità. E’ perché tutto è perfetto proprio come è. Non ‘perfetto’ perfetto, ma proprio come è, perché è così che tutto deve essere. Come è.
 
Mito 7
La felicità dipende dagli altri
Forse è l’illusione prevalente ed è quella che è più profondamente radicata, cioè che gli altri siano responsabili della nostra felicità. Da questo mito nasce la mentalità da vittima e l’eterna infelicità su cui moltissimi si adagiano. In realtà diventiamo infelici perché siamo infelici e il mondo lo conferma dicendo: “Molto bene, adesso fai parte del Club dei Normali perché la gente normale è frequentemente infelice. Nel frattempo mettiti alla ricerca della felicità definitiva. E, a proposito, abbiamo qui una piccolo pubblicità, se volessi darvi un’occhiata…”
 
Dicendo ciò, è ovvio che la nostra società dipende dal fatto che noi continuiamo a rifornirci dall’esterno per essere felici. Interrompere la nostra dipendenza dall’esterno per stimolare i nostri sentimenti di felicità nell’interno sarebbe un cambiamento rivoluzionario sia della coscienza che del comportamento. In questo momento siamo tutti ‘materialmente dipendenti’ da quelli che vivono secondo il mito che la felicità sia una dipendenza!
 
In conclusione, probabilmente la felicità non è ben definita dalla parola ‘felicità’ poiché essa tende ad indicare uno ‘stato alto’ in contrasto con uno ‘stato basso’. La vera felicità non è né alta né bassa. Non si acquisisce né si accumula, non è una stimolazione. E non è dipendente da una ‘cosa’ qualsiasi né può essere trovata in qualche ‘luogo’. Non può essere guadagnata né conservata. E di certo non può essere prodotta e confezionata.
 
Domanda: Che cos’è la vera felicità per te? Tutti dobbiamo trovare la nostra risposta personale a questa domanda.
 
Riflessione:La felicità non è solo un sentimento, ma uno stato dell’essere. Quale è la differenza tra i due?
 
Azione: Questa settimana chiedi a sette persone quale è stato il momento di maggior felicità della loro vita e vedi se riesci a scoprire qualcuno dei miti esposti sopra

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