Recensione Articoli

Il Rinascimento del pensiero

pubblicato il 06/02/14

Anthony Strano

La realtà comincia con un pensiero. Il pensiero crea a sua volta sentimenti e posture che vengono chiamate coscienza. Questo mondo sottile interiore si manifesta esternamente come vita, la quale include l’espressività, l’interazione, le relazioni e la creatività. E’ il tessuto della vita umana.

In questi tempi di gravi crisi e di sommosse caotiche il movimento verso qualsiasi tipo di stabilità e benessere può venire solamente dal mondo interiore di ciascun individuo. C’è bisogno di un drastico capovolgimento del modo in cui vediamo, pensiamo, sentiamo e infine ci comportiamo. Il primo passo consiste in un cambiamento di modo di pensare. Senza una revisione del modo di pensare non vi può essere una rinascita del modo di vivere.
Abbiamo bisogno di collegarci con le nostre impronte originali, che sono profondamente radicate nella coscienza umana, nell’anima di ciascuno di noi.  Il risorgere delle qualità originali faciliterà novità e significato.

Come si fa a raggiungere le impronte interiori e più sottili del sé?
Comincia con il pensiero e si concretizza nel comportamento. Il comportamento positivo è sempre lo specchio che dimostra che si è realizzata una vera ristrutturazione del pensiero.
Il pensiero odierno ha bisogno di essere più contemplativo. Ciò non significa diventare suore e monaci (e non c’è niente di male in questo), ma la persona ‘consapevole del suo vivere’ desidera rimanere nella società e ricercare la quiete interiore. La quiete dello spazio creativo all’interno della mente rigenera il sé e alla fine ha una ricaduta sulla nostra esistenza. Tutto comincia dal nostro modo di pensare.

Prendiamo in esame tre tipi di mentalità.

1. Pensiero a formule
Questo tipo di pensiero trae in inganno ed è vuoto e include una varietà di slogan, idee, citazioni, frasi fatte, linee guida, precetti e massime.
Le formule sono vere e hanno un grande impatto, ma raramente vengono messe in pratica con sistematicità. Sono ‘lettera morta’ a tutti gli intenti e propositi.
Le verità latenti di queste ‘lettere morte’ traggono in inganno sia gli ascoltatori che quelli che le dicono perché credono di star facendo ciò che affermano. La propaganda, che sia politica, religiosa o emotiva, funziona sulla base di questo auto-inganno.
Alcune di queste frasi sono: ‘tratta tutti con uguaglianza’, ‘Dio è amore’, ‘agisci con onestà’, ‘verità, giustizia, libertà’, ‘rispetta tutti gli esseri viventi’, ’condivisione’, ‘diritti democratici’ ecc. La dimostrazione di quanto siano morte queste affermazioni o frasi fatte, è la crescente frammentazione, fragilità, collasso, pregiudizi e dolore che continuano a perpetuarsi nei sistemi sia personali che sociali. Le crisi sono figlie dirette delle frasi fatte. Pensiamo di conoscere questi valori ma non si conosce nulla finché non sia stato vissuto. C’è una cecità compiacente di sapere e che ciò che va storto è per colpa di qualcosa o di qualcun altro. Chi pensa e parla per frasi fatte usa parole intelligenti, esibisce fatti e prove che non sono realtà. Tali pensatori e oratori creano miraggi che con il tempo si sbriciolano e si disintegrano.

2. Pensiero riflessivo
Questo tipo di pensiero è costruttivo e progressista. Il pensatore sa prendere le distanze da una posizione centrata su se stesso e crea uno spazio di ricerca e di investigazione dentro se stesso che genera autenticità. Mente e intelletto focalizzano un problema o un’idea, lo approfondiscono per vedere, cercare e sperimentare delle possibilità. Si aprono porte che prima non esistevano.
Persone come Edison, Florence Nightingale, Archimede e Maria Montessori sono tra questo tipo di pensatori. Essi scoprirono nuove visioni e queste visioni sono state di beneficio per molti. Quando un pensiero del genere si coniuga fortemente con l’azione allora sono in molti a sperimentare benevolenza.
D’altro canto, il pensiero riflessivo può essere controproducente quando non è indirizzato verso qualche beneficio per sé e gli altri. C’è un eccesso di analisi, troppo arrovellamento intellettivo, critiche, troppi pensieri e troppe discussioni. Di conseguenza, il risultato o la scoperta creativa possono essere sprecati o usati male.
Questo tipo di pensiero (per quanto efficiente) può deragliare e senza un proposito superiore e benevolo può risultare inutile e (come è capitato nel mondo della scienza) può diventare anti-etico quando racchiude una motivazione egoistica.

3. Il pensiero contemplativo
Per mantenere il pensiero riflessivo in rotta e al fine di far emergere il meglio, il pensatore deve anche imparare a stare in silenzio e quieto.
Mantenere il silenzio nella riflessione crea il pensiero contemplativo.
Si sa che Archimede aveva riflettuto ed analizzato per molto tempo un problema matematico. Un giorno mentre era tranquillamente rilassato in bagno, improvvisamente trovò la soluzione e gridò “Eureka!” (ho trovato!). Trovò la soluzione che cercava mentre era rilassato. In una condizione più contemplativa e silenziosa, avendo lasciato andare tutte le tortuosità intellettuali, era aperto a realizzare.  Archimede ebbe prima bisogno di impegnarsi in riflessioni analitiche come preparazione, ma quando si liberò della sua attività intellettuale si aprì una nuova opportunità di conoscenza.
Nel suo libro Il Tao della Fisica, Fritjof Capra descrive uno stato simile. Dopo un periodo di ricerche e di analisi su alcuni aspetti della fisica, andò in vacanza. Mentre se ne stava rilassato davanti all’oceano, lontano da esperimenti e riflessioni scientifiche, ascoltando il ritmo delle onde, ebbe una visione. Improvvisamente e inaspettatamente vide la danza delle particelle atomiche che cadevano a cascata, mutando direzione e muovendosi a ritmo di una danza ed egli si percepì come parte di questa danza. Percepì che lo stesso era per tutto ciò che lo circondava e sentì l’eterna danza del cosmo.
La danza ritmica degli atomi gli fecero venire in mente la statua di Nataraj, la danza cosmica di Shiva. Nel 2004, al CERN di Ginevra fu disvelata una statua  di 2 metri di Nataraj, Shiva danzante. Alla sua base c’era una placca con una citazione di Capra: “Ai nostri giorni i fisici hanno usato la tecnologia più avanzata per rappresentare i modelli della danza cosmica. La metafora della danza cosmica unifica la mitologia antica, l’arte religiosa e la fisica moderna”.

Nella mitologia Hindu, Nataraj simbolizza la divina danza cosmica di distruzione e creazione. Un mondo logoro, danneggiato e corrotto viene distrutto e ci si prepara alla creazione di un nuovo mondo da parte di Brahma. La danza cosmica di Shiva, Narataj, è un ciclo perpetuo di nascita, morte e rinnovamento. Nataraj è circondato da un’aureola di fiamme, nell’atto di danzare in perfetto equilibrio su una creatura diabolica che simbolizza ignoranza o illusione. Capra era convinto che questa immagine di Nataraj cogliesse perfettamente quella che aveva sperimentato. Egli disse: “La danza di Shiva è una danza della materia subatomica” come pure la danza del ciclo perpetuo di nascita, crescita, decadimento, morte e rigenerazione della natura e della umanità.
Quando vidi la statua di Nataraj, mi venne in mente la statua dell’auriga di Delfi. Entrambe sono molto composte, molto neutrali, calme, in equilibrio, pienamente focalizzate sulla loro attività e in piena padronanza del movimento.  

Tutti i pensatori contemplativi hanno interrotto la loro attività intellettuale per mettersi quieti. Anche molti innovatori parlano di rivelazioni ricevute nella quiete della contemplazione. Ciò mutò radicalmente la loro percezione e modo d’essere.

Per noi individui del 21° secolo, in che maniera può essere importante il pensiero contemplativo?
In che modo può facilitare la distruzione di modelli inutili e riportarci ad un ritmo esistenziale originale e armonioso?
Il pensiero contemplativo rinnova la coscienza permettendo al sé di essere più percettivo ed equilibrato. Il sé non viene più trascinato nel moto vorticoso, stressato e abitudinario dell’essere, ma è capace di creare un nuovo spazio per modalità interattive e comportamentali più significative.

Otto suggerimenti per la pratica contemplativa:

1.    Rallenta. Rallenta proprio adesso. Decidi deliberatamente di non pensare, analizzare, catalogare, etichettare.
2.    Mantieniti quieto, senti l’immobilità interiore. Resta quieto.
3.    Prendi un solo pensiero, ad esempio: pace, gentilezza, serenità. Trattienilo nel silenzio della tua mente solo per qualche momento. Trattienilo gentilmente, senza forzarlo, senza fretta.
4.    Ripeti con gentilezza il tuo pensiero… lentamente… per esempio: serenità…serenità. Contempla la parola che hai scelto.
5.    Nel trattenere il pensiero, sentirai che esso gradualmente si trasforma in sentimento.
6.    Nel pensiero contemplativo siamo assorbiti in consapevolezza. Nella consapevolezza andiamo oltre il pensiero.
7.    Qualunque sia il pensiero scelto, io divento quello: Io sono sereno. Io sono sereno. Sereno.
8.    Ora lascia andare, lascia andare ogni pensiero. Solo Serena quiete. Un Silenzio Sereno. Abbraccia questo silenzio pieno e qualsiasi cosa benefica debba arrivare, arriverà.

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