pubblicato il 06/06/19

William Roli

Sembrare felici o essere felici? Tutti vogliamo sembrare felici ma essere veramente felici è tutt'altra cosa.

Il perdono aiuta a fare riemergere la felicità, ci libera dal dolore, dalla sofferenza, dalla rabbia, dall’ansia.
Perdonare significa costruire relazioni felici e positive, il perdono è un dono che ci libera dal dolore, ci aiuta a creare relazioni positive e a ritrovare la via della felicità.

La vita è data per-dono ciò vuol dire che abbiamo ricevuto un dono e in questo tempo di trasformazione ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte, ovvero attivare un cambiamento consapevole dentro di Sé.
In questi momenti l’anima è “pesante”, è continuamente appesantita, non riesce ad alleggerirsi, non riesce ad andare oltre le proprie difficoltà e le proprie sofferenze, ci sta chiedendo di spostare la nostra coscienza per poterci esprimere al nostro livello più elevato.

L’anima non può essere pesante, perché la sua natura è luminosa, e ciò che ci serve per procedere nel cammino della felicità è l’ascolto interiore dell’Essere, dell’anima.
Cambio il livello di coscienza quando percepisco di passare dal piano logico/deduttivo al piano intuitivo/spirituale e così divento consapevole dell’energia che metto in atto.

Analizziamo le quattro fasi del perdono:
1) “Contatto con le proprie ferite interne”, per ascoltare quali sono ancora le nostre ferite interiori, quello che ancora non abbiamo superato e che ci portiamo dietro.
Finché non abbiamo la capacità di rimarginarle, le ferite sono ancora lì, latenti e per poterle affrontare ci serve ritrovare un momento di riflessione e di meditazione.
Queste ferite mi stanno appesantendo? Quanto sono ancora vive? Quanto ancora ci penso?
La mente si nutre del passato cioè di quello che ancora ci stiamo portando dietro e che non ci permette di focalizzarci sul momento presente.
Per uscire, dai condizionamenti della mente, porto l’attenzione al presente per poter creare la capacità di liberarmi dai pesi, dalle zavorre del passato ed imparare ad andare oltre i sensi di colpa e passare a un livello superiore.
E per questo mi faccio il dono "mi perdono" e posso perdonare gli altri, perché solo quando riusciamo a perdonarci riusciremo a perdonare.

2) “Responsabilità di quello che sentiamo per non reagire all'odio con l'odio”, cioè non reagiamo all'odio con altro odio.
Se siamo veramente respons-abili di questo ascolto possiamo cambiare le relazioni e renderle positive.

3) “Gratitudine verso le cose che ci accadono nella vita”.
La prima cosa di cui essere grati è la vita. La seconda è la relazione con l'Essere Supremo che ci sostiene.
Gratitudine verso le qualità dell'anima: la gioia, la pace, l'amore, queste qualità le abbiamo già avute in dono.
Essere grati scaturisce da dentro di ognuno di noi, fa parte della vera e profonda natura dell’anima, e come la gratitudine anche il perdono diventa naturale dentro di noi.
Sono grata a me stessa e non posso impedire che non ci sia uno sviluppo interiore di amore.

4) Amore, il cui significato etimologico è “a-mors” cioè assenza di morte, senza fine, senza inizio, che significa che come Esseri spirituali, completiamo e nuovamente entriamo, nella parte in cui possiamo esprimere le nostre qualità spirituali al meglio di noi stessi.
Quando sono nella riconoscenza vuol dire che, in un piano più elevato, ho elaborato qualcosa dentro di me, riconosco i talenti delle altre anime e con questa consapevolezza riscopro il dono più grande diventare profondamente coscienti di Essere, in connessione con l'Essere Supremo.

Perdonare quindi è una condizione di amore, di gioia e gratitudine che sono i valori naturali dell’anima per riconquistare eternamente la Felicità.

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