pubblicato il 23/09/12

 

Quanti di noi prendono e danno sofferenza senza nemmeno saperlo?  Noi possiamo facilmente capire quando facciamo soffrire qualcuno, ma ci rendiamo conto che stiamo prendendo sofferenza  arrabbiandoci o essendo sfiduciati o lamentandoci di cose banali? Non ci rendiamo conto che in ogni situazione abbiamo una scelta rispetto ai sentimenti che creiamo.

Il dolore è un messaggio da parte del corpo che viene a dirvi che c'è qualcosa che va modificato. Ad esempio, mangiare troppo cibo piccante può causare ulcere, stare troppo seduti  può causare dolore alla schiena, preoccuparsi troppo può causare mal di testa, ecc.. Quindi ad una causa fisica corrisponde una reazione fisica. 

Nonostante ciò, qualcuno potrebbe provare dolore fisico ma avere una tale forza d'animo da non sentirlo. Alcune persone su un percorso spirituale, hanno imparato l'arte di rimanere distaccati dal dolore fisico.  Forse vi chiederete come ciò sia possibile!

La sofferenza invece è spesso considerata un disagio che viene da uno stato d’animo  e da una condizione emotiva quale risultato della mia interpretazione degli eventi. Ad esempio, non ho superato il colloquio di lavoro e mi sento scoraggiata o afflitta.  Il fidanzato non mi ha chiamato (entro 24 ore) e mi convinco che non mi ama più. Non sono stata invitata ad una festa e così tengo il broncio con la tristezza di un rifiuto. Insomma tanti stati d’animo che ci rendono la vita meno gradevole di quello che potrebbe essere.

Gli eventi sono solo eventi, non cospirano contro di noi ma a volte ci colpiscono e hanno un effetto devastante nella nostra dimensione emotiva. Forse ho un ottimo curriculum ma non sono la persona giusta per quel lavoro, o l’amato era molto occupato e cosi via…

Quello che accade è che proiettiamo le nostre esigenze sulle situazioni e sulle persone. Vogliamo essere desiderati, amati e  pensati in ogni momento  e se ci sembra che questo sia minacciato in qualche modo,  pena e tristezza partono in nostra difesa. Il cuore si chiude e di conseguenza non riusciamo più a far fluire  gentilezza, amore e altri buoni sentimenti.

Nel dolore possiamo pensare di punire l'altra parte negargli la bellezza del nostro amore, la nostra gentilezza e disponibilità, ma in realtà, facendo così, noi stiamo ancora più male. Un tale comportamento toglie dignità e indubbiamente anche felicità.

Ci sono vari modi anche in cui diamo una sofferenza in modi meno ovvi: ostentare fortuna davanti a chi è sfortunato, guardare i difetti e additarli con atteggiamento critico, assumere atteggiamenti manipolatori ecc…  In altre parole sto “affossando” qualcuno che è debole concentrandomi sulle sue imperfezioni.

Devo costruire una tale immunità alla sofferenza da saper tollerare e rimanere stabile nonostante le provocazioni.  È utile non prendere le cose troppo sul personale,vedere le cose più chiaramente, senza tutte quelle “nubi” emozionali per potere rispondere in modo appropriato.  Allora vedrete che una vita di felicità è possibile ... sempre!

Ci sono relazioni che vanno “riparate” e altre alla quali solo una chiusura determina una crescita comune, una nuova leggerezza di spirito e meno pensieri negativi.

Ogni storia ha una fine; nessun film o gioco sarebbe completo senza 'The End'. Quindi, non preoccupatevi se qualcosa arriva al traguardo del tempo, perché portare qualcosa al suo compimento, come un capitolo che ha finito di narrare la sua storia, può solo che stimolare maggiore chiarezza.  Ovviamente non tutti i finali sono lieti, ma non spingete mai per aggiustare un rapporto, perché se non succede naturalmente, questo aggrava solo la situazione.  Si può dedurre che la sofferenza è una scelta!

Nel libro “Feelings Buried Alive Never Die”, Karol K Truman enfatizza l’importanza di riconoscere ogni emozione ed  assumersi la responsabilità del nostro modo di sentire. Se entriamo nella dinamica di incolpare altri, allora rimaniamo impotenti.

Un altro aspetto di passività è quello di aspettare che le cose accadano perché forse non succederà mai. È un po’ come stare seduti sulla staccionata, in attesa ..  senza prendere alcuna decisione per paura di fallire. È anche questo un modo per prendere sofferenza.

Un sano esercizio è quello di scrivere a getto libero, o una lettera, o dipingere i propri pensieri, per esprimere tutto quello che avreste sempre voluto dire senza realmente causare danni ad altri ma liberare così energie che potrebbero stagnare dentro.

A volte, anche il gioco del falò dove bruciare la lettera o bigliettini con ciò che vorremmo eliminare ha il suo effetto.  Oppure invitare gli amici, e con un po’ di coraggio annunciare loro che per voi è il tempo di una 'vita nuova', di un nuovo inizio!  Gli altri davanti alla nostra esigenza di cambiamento potrebbero prendere sofferenza, pensando di perdere qualcosa nella nostra nuova versione, ma questo non dovrebbe fermare il nostro entusiasmo. Basta infatti ricordare che le paure degli altri non vanno alimentate perchè nel tempo saranno a loro volta felici del beneficio del nostro cambiamento di cui loro stessi usufruiranno.

Imparate a lasciar andare per procedere.  Una volta che vi sentite soddisfatti è davvero la fine del problema!

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