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Opinioni o punti di vista?

pubblicato il 11/06/14

Mike George

Ma devi avere un’opinione sull’argomento”…è un’esortazione che probabilmente abbiamo tutti sentito nel corso di qualche conversazione.
Sembra implicito che se non hai un’opinione, devi essere un debole, senza spessore e in un certo senso soffri di mancanza di convinzioni!
E così molti crescono credendo che sia essenziale avere delle opinioni ben precise e pronte da tirar fuori durante le conversazioni a pranzo, o nei  seri dibattiti al bar e persino nei momenti più intimi quando si sente il bisogno di affermare ‘vivacemente la propria opinione’!

Alcuni hanno opinioni forti su quasi tutto per timore di essere considerati vuoti intellettualmente. Per altri è stata la ‘programmazione genitoriale’ durante l’infanzia che ha instillato l’abitudine ad essere dogmatici. Alcuni perché vogliono provocare una reazione, e vi sono anche molti che sinceramente credono di dover prendere posizione, di avere un punto di vista su…tutto!

Pochi si rendono conto che avere un’opinione su qualcosa sia una ferrea garanzia che la sua espressione sarà accompagnata da sofferenza. Perché? Se hai un’opinione riguardo all’avere opinioni troverai ciò che sto per dire abbastanza spiazzante!

Anatomia di un’opinione!

Un’opinione è essenzialmente formata da due credenze.
La prima riguarda l’argomento sotto esplorazione.
La seconda, di solito, è una credenza del tipo ‘Ho ragione io’ la quale potrebbe implicare la credenza che ‘anche se hai ragione anche tu,  io ho sempre più ragione di te!

Ma da dove ha origine la sofferenza? Non è facile da vedere, ma l’attaccamento alle proprie credenze, proprio come l’attaccamento a una qualsiasi cosa,  genera una certa paura di perdere. La paura si manifesta di solito sotto forma di ansia mentale. Nella nostra testa questa ansia suona così: “Pensano anche loro come penso io? Accetteranno quello che dirò? Forse avranno un’opinione di ampia, più approfondita, più completa, più illuminata della mia? Avrò la meglio?” Sono questi i pensieri sottili che tendono ad irrompere nella nostra mente prima e durante l’esternazione della nostra opinione. Di solito sono così sottili che non li notiamo neppure! Ma se siamo consapevoli, sentiremo l’emozione dell’ansia che provoca tali pensieri!

Tutti conosciamo il vecchio detto: ”Se hai ragione, sei felice” La personalità che ha molte opinioni crede di solito che la felicità derivi in massima parte dall’aver ragione. Probabilmente ha la tendenza ad essere in qualche modo pedante insieme al bisogno di essere confermato. Queste sono le caratteristiche dell’ego! Vi sono 8 ragioni grazie alle quali ci rendiamo spesso infelici quando condividiamo una opinione ‘basata su una credenza’. Si tratta di otto sintomi, di cui tu solo ne conosci la forza in base a ciò che provi dentro di te al momento.

1. IMPOSIZIONE

Quando esprimiamo la nostra opinione in presenza di altri è come se cercassimo di imporre, qualcuno direbbe insinuare, noi stessi sull’altro.
Qualsiasi forma di imposizione di solito provoca una resistenza nell’altro alla quale risponderemo a nostra volta con altrettanta resistenza. Il conflitto non è lontano per quanto possa presentarsi a volte in forma gentile, forse mistificata, interpersonale. Di solito si tratta di un tentativo andato a vuoto di influenzare l’altro che richiederà un intervento di riparazione della relazione…alla fine!

2.  FORZARE  

Il contenuto emotivo che accompagna l’esternazione di un’opinione di solito è un segnale evidente che vogliamo vincere qualsiasi sia l’argomento trattato!
L’eloquio si fa veloce e si alza la voce, e questi sono segni che stiamo tentando di forzare l’altro a sottomettersi e ad ammettere la correttezza della nostra credenza!
Più a lungo l’altro ci nega tale affermazione, e più ‘forza’ ed energia metteremo nella nostra intenzione. Non è un modo funzionale di comunicare.

3.  CONTROLLARE

E’ difficile notare che stiamo cercando di controllare l’altro quando siamo impegnati a fargli vedere le cose esattamente come le vediamo noi. Vogliamo controllare le percezioni e i punti di vista dell’altro, il che è impossibile, naturalmente. E’ un modo estremamente poco illuminato di relazionarsi.
A volte potremmo ‘credere’ di esserci riusciti, specialmente quando l’altro ‘decide’ di essere d’accordo con noi. Ma il fallimento è un inevitabile destino di tutti i tentativi di ‘controllare’ le percezioni altrui, semplicemente perché è impossibile!
    
4.  LIMITARE

Attaccarsi ad una credenza è, per definizione, restringere le nostre percezioni e prospettive. Mettiamo a repentaglio la nostra capacità di vedere il quadro più grande, di imparare dalle prospettive degli altri, di estendere i nostri orizzonti. Il che limiterà la nostra creatività e la nostra capacità di comprendere gli altri.
Aggrapparsi ad una credenza qualsiasi o a un sistema di credenze è come mettersi due paraocchi: uno di traverso alla mente e l’altro di traverso al nostro intelletto.

5.  DISCONNETTERSI

Sappiamo tutti quanto siamo impegnati a convincere gli altri e il mondo stesso alle nostre credenze pre-formate. Se ieri ti sei formato la credenza che qualcuno era stupido, molto probabilmente oggi ne interpreterai il comportamento e le idee come un po’ stupide, a prescindere da quanto intelligente egli possa essere. E’ questo che ci rende pigri nelle nostre relazioni. Ogni volta che incontrerai quella persona probabilmente te ne allontanerai con la sensazione di non legare. Perché?
Perché non sei in relazione con lei, ma con la tua credenza o credenze ‘riguardo’ a lei. Spesso ci si riferisce a questo come al bagaglio che ci portiamo dietro in una relazione, cioè le credenze che abbiamo creato ieri su qualcuno lui le riversiamo nella relazione oggi. Non è propriamente un modo divertente di costruire una relazione.

6.  CHIUDERSI

Attaccarsi a qualcosa vuol dire che chiudiamo ‘noi stessi’ intorno all’oggetto dell’attaccamento. Chiudersi è un atto contrario alla nostra vera natura di esseri umani, che è invece quella di essere aperti e liberi. Nel contesto delle opinioni noi ci chiudiamo intorno ad una credenza. Limitiamo la nostra capacità intellettiva.
La credenza diviene la base di una serie definita di percezioni e pensieri, le quali diventano poi ricordi che facilmente vengono a galla. Questo succede quando in una interazione con qualcuno siamo aperti e fluidi un momento, ma basta una sola parola o una idea, a far scattare il nostro piccolo ‘pacco-ricordi’ nella nostra coscienza ed ecco uscire dalla nostra bocca l’opinione preformata dalla credenza, solitamente carica di emotività. Improvvisamente perdiamo la nostra franchezza e si fa avanti un atteggiamento di chiusura.
Il che non ci attira le simpatie di chi rimane perplesso di fronte al nostro cambio di registro. Più tardi potremmo ritrovarci a riflettere e a rimproverarci per aver reagito in modo così emotivo e supponente/borioso!

7.  MINACCIA

Tutte le discussioni vengono co-create da due o più persone ognuna delle quali si sente minacciata. L’attaccamento alla propria convinzione dimostra che le credenze degli altri vengono percepite come minacce a se stesso. Diventa un fatto personale. E’ questa la causa principale dei conflitti interpersonali e internazionali quando ci ritrova al tavolo della colazione al mattino, al tavolo dei dibattiti a al tavolo oceanico! La conseguenza è che il mondo è perseguitato dalla paura.

8.  STATICITA'

Quando ci si aggrappa ad una credenza riguardo a qualcuno o a qualcosa, si agisce in maniera contraria a quella voluta dalla vita.
Noi siamo energia vitale, la quale è energia coscienziale. Ognuno di noi è un essere di coscienza e la nostra vera natura è quella di non rimanere inquadrati o attaccati a nulla nella vita.
E’ questo che frena il flusso della nostra vita il quale è essenzialmente il flusso della nostra coscienza. Nota che ogni volta che crei e ti fissi su una credenza, consciamente o inconsciamente, la tua energia, che è te, rimane ‘bloccata’ nella forma mentale che stai dando alla credenza. A volte ciò può durare pochi momenti o alcune ore o molti anni!

Poi trascorriamo il tempo saltellando tra le nostre credenze come uno scoiattolo tra i rami di un albero. Ogni volta che atterriamo su una vecchia credenza prendiamo la forma di quella credenza e questo blocca la nostra capacità di fluire. Continuiamo a far girare vecchi dischi! Ma questo suona familiare. Forse è il livello più basso in cui creiamo una zona comoda. Alcuni dicono che le credenze religiose tendono a funzionare allo stesso modo. Una credenza viene scambiata per certezza, e questo forse spiega gli innumerevoli conflitti religiosi nel corso della storia.

PUNTI DI VISTA

C’è una differenza tra opinione e punto di vista. Immagina due persone che osservano la stessa scultura a qualche centinaio di metri di distanza.
Chiedi a ognuno di descrivere quello che vede e ognuno ne darà una descrizione diversa.
Esse hanno punti di vista diversi!
Stanno vedendo lo stesso oggetto da punti di osservazione diversi. Quale punto di vista è quello giusto? Quale descrizione è corretta? Nessuna delle due! Nessuna delle due è giusta o sbagliata. Sono solo punti di vista diversi. E’ per questo che essenzialmente non c’è giusto o sbagliato nella vita. Non si tratta di un’idea semplice dopo una vita di credenze condizionate da giusto o sbagliato. Ma ciò non ci dà il permesso di andare a fare quello che vogliamo.(ma questa è un’altra questione!). Sì, può sembrare che sia solo un’altra credenza, ma quando hai una tua visione, allora non si tratta più di credere, tu vedi e sai….da te.

Quando si tratta di ‘fatti materiali’, per esempio qualcuno dice che la temperatura esterna è di 20 gradi e qualcun altro dice di no, che sono 15 gradi: allora vanno tutti e due a guardare il barometro e vedono che segna 19 gradi. Nessuno dei due aveva torto o ragione, essi sono stati soltanto ‘imprecisi’. Suona un po’ semantico, e in un certo senso lo è riguardo ad argomenti materiali come la temperatura esterna. Ma la trappola del pensare e credere in termini di ‘giusto e sbagliato’ non è molto lontana da quella di positivo e negativo, e poi di buono e cattivo.

Ma nella nostra coscienza, ed è questo il punto, non c’è dualismo o polarità. Nella coscienza non v’è un modo di pensare giusto o sbagliato. C’è solo …il pensiero. Vi sono solo pensieri. I pensieri sono fatti per fluire in libertà. Essi sono una prima manifestazione della nostra creatività innata. Se consentiamo loro di scorrere liberamente, come l’acqua che si rinfresca quando è lasciata scorrere, troviamo che i nostri pensieri diventano più ‘precisi’ perché siamo aperti a nuovi punti di vista dall’interno e dall’esterno! Ma non appena i nostri pensieri si cristallizzano in una credenza, e ci attacchiamo a quella credenza, smettiamo di scorrere. Smettiamo di essere nel nostro vero stato fluido e, come l’acqua trattenuta da una chiusa, stagneremo e forse diventeremo un po’ ‘mentalmente maleodoranti’, tanto per dire! E lo ‘percepiremo’!

LE OPINIONI BASATE SULLE CREDENZE GENERANO GIUDIZI

Quando diamo giudizi affrettati di giusto o sbagliato ai pensieri e alle credenze altrui, dopo poco cominceremo a formarci delle credenze su di loro come buone o cattive. Questo ci porta facilmente all’abitudine di giudicare le stesse persone come buone o cattive. Si tratta di una trappola nella quale siamo abituati a cadere. Ma è una trappola nella quale cominciamo a renderci infelici! Quindi si presenta un’altra ‘credenza inesatta’, ed è quella che dice ’sono loro che mi rendono infelice’. Ma non sono loro. Non sono mai ‘loro’. Sono le mie credenze e i miei pensieri a generare sensazioni spiacevoli e infelici.

Qual è, quindi, la differenza tra un’opinione e un punto di vista?
Un modo è il seguente:
Opinione, meno attaccamento a una credenza, uguale punto di vista!
Quando una credenza sparisce, allora quella che era la ‘rigidità’ di un’opinione diventa la ‘fluidità’ di un punto di vista.

Quando hai un punto di vista, sei consapevole che non è l’unico. Sei consapevole che il punto di vista di ognuno deve essere diverso perché ognuno guarda da un ‘punto di vista’ diverso! Ciò è ovvio ogni volta che siamo in due a guardare qualcosa nel mondo esterno con gli occhi fisici. Ma non è altrettanto ovvio quando guardiamo qualcosa interiormente, qualcosa nella nostra mente. Potremmo usare le stesse parole, che sembrano descrivere la stessa idea o posizione, ma ciascuno sta creando una percezione diversa e sta traendo un diverso significato da quelle parole.

Molte cose concorrono a questa ‘creazione di significato’ inclusa la memoria, l’esperienza, le credenze consolidate, lo stato d’animo del momento e i nostri desideri personali. Potremmo cambiare la nostra posizione fisica relativamente a ciò che stiamo osservando esternamente creando quindi un nuovo punto di vista, una nuova prospettiva. Anche così, possiamo e probabilmente potremo cambiare la nostra percezione interna di un argomento se siamo aperti ad altri punti di vista. Alcuni lo chiamano apprendimento, altri flessibilità, altri ancora parlano di apertura, mentre altri lo chiamano senso comune!
Ma è difficile se si è attaccati a un punto di vista che si è cristallizzato in una credenza, e che si continua ad affermare e persino imporre con arroganza sugli agli!

La verità della vita è che tutto è in continuo mutamento nel mondo che ci circonda. La stessa cosa vale per il mondo interiore, il mondo della nostra coscienza. I pensieri e le percezioni cambiano, le prospettive e le attitudini cambiano. Perciò è inevitabile che la vita ci inviti a rimanere interiormente liberi, di non aggrapparci ad alcuna opinione, a nessuna credenza. Essere aperti e fluidi, flessibili e malleabili, tende ad essere alla base di una vita vissuta con saggezza e consapevolezza. Forse è per questo che riusciamo a trovare il massimo della saggezza al di fuori delle costrizioni di un solo sistema di credenze!

LA GROSSA QUESTIONE DEL CREDERE

Questo ci pone una domanda che richiama con insistenza la nostra attenzione.
E che ne è del credere in se stessi?
Dobbiamo certamente avere fiducia in noi stessi. Avere una opinione su di sé è diverso da credere in se stessi! Molti credono veramente che senza fiducia in se stessi non ci sia molta speranza. Vi sono molti libri, seminari ed esperti in crescita personale che sembrano insegnare come incrementare la propria fiducia personale. Molti hanno cambiato direzione dopo aver investito tempo ed energia al fine di rafforzare la propria fiducia in sé. Ma vi sono due osservazioni interessanti che meritano di essere prese in considerazione.

E’ meglio credere in se stessi o conoscere se stessi?

Molto spesso (se non sempre) ‘crediamo’ perché non sappiamo. Da qui ci vuole solo un passo per confondere credere con sapere! Crediamo che fuori stia nevicando perché qualcuno ce l’ha detto, ma non lo ‘sapremo’ finché non saremo usciti fuori, e avremo toccato e sentito la neve da noi stessi. In situazioni del genere creiamo le credenze quando ancora non conosciamo. Ma quando ‘sai’ non hai bisogno di credere. Non credo di riuscire a scrivere un articolo. So di saperlo fare. Non credo di fare il tè. So di saperlo preparare.

Credere potrebbe portarti di fronte a un migliaio di persone e farti pensare ‘So parlare in pubblico!’. Ma non lo ‘saprai’ finché non avrai parlato veramente. Molti dicono ad altri:” Lo sai, credo di saper fare un discorso”. Ma dentro vi sarà uno stato di dubbio, forse di terrore. Quando si crede una cosa, nascosto in agguato c’è il dubbio! E’ questo dubbio che far perdere fiducia e gli altri se ne accorgeranno specialmente quando si esce e ci si trova davanti ad una platea in attesa! Forse questo ci rammenta che credere non è sufficiente. Ci può dare certamente abbastanza coraggio, ma non ci dà pieno potere. In un certo senso, alla fine può risultare in un limite.

La fiducia fondata sul ‘ritenere’ sarà sempre instabile, precaria. La fiducia fondata sulla  ’conoscenza’ è con molta probabilità una fiducia super! Potrebbe essere che il pensiero “Credo in me stesso” sia un codice per dire “Sto cercando di trovare il coraggio di assumermi il rischio per sapere se sono capace?” Quando ci assumiamo veramente un rischio e agiamo, il risultato è ‘sapere’. In quel momento credere è irrilevante! Ma se dimentichiamo di ‘sapere’, perdiamo il potere della convinzione che ne deriva.

E poi, chi è esattamente quello che sta credendo in te quando dici di credere in te stesso? Credi che vi siano due tu? Quando realizzi e sai che c’è un solo tu, ciò non rende il credere in sé un’idea in qualche modo assurda?

Domanda: Scrivi su un pezzo di carta il nome di tre persone con le quali vai d’accordo e tre persone con le quali non leghi bene. Poi scrivi due credenze che hai riguardo a ciascuno di loro.

Riflessione: Scrivi quando hai creato le tue opinioni nei loro riguardi la prima volta. Poi domandati se le tue credenze rispecchiano in pieno il modo in cui sono. Le tue credenze non stanno mascherando la tua capacità di vedere altro di loro. Se sì, che cosa?

Azione: Nelle prossime settimane chiedi a ciascuno loro di dirti due opinioni che hanno su di te! Cerca di non fare resistenza e di non ribattere mentre ascolti! Ascolta solamente, poi vai e rifletti, ma non troppo!

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