Antonella Ferrari
Per un bambino che viene sgridato, il silenzio significa punizione. In occasioni “solenni” il silenzio è nel gesto di commemorazione. Dopo grandi catastrofi, il silenzio è nella morte di tanti e nell’incredulità di chi è rimasto.
Il silenzio, perciò, è talvolta sinonimo di inattività, di momenti di preghiera e per ritirarsi quando, un po’ confusi, si cerca un angolo tranquillo per riflettere e schiarire le nubi nella mente.
Quindi il silenzio ci accompagna in molte occasioni, dalle meno belle ai momenti di ristoro interiore quando il silenzio ci conduce alla porta del cuore e ci permette di capire e guarire.
Ma nella vita di tutti i giorni come si pratica il silenzio? Un silenzio che non vuole svuotare ma riempire, non vuole annullare il sé ma renderlo consapevole. Dove lo trovo e come lo rendo un’abitudine sana e naturale?
Il silenzio è un’esperienza che spesso avanza per livelli.
Il 1° livello è quando non produciamo suoni, è un silenzio fisico, dove non ci si muove né si parla. È fermarsi, come a fare la tartaruga che si ritira nel suo guscio per stare con se stessa. Implica il trascendere il rumore e le distrazioni esterne in un silenzio che avvolge fino a diventare il veicolo che ci trasporta al di là dei sensi.
Il 2° livello di silenzio è rallentare il flusso dei pensieri della mente ed è in quello spazio che avvengono delle valide realizzazioni.
La mente è fatta per pensare in un modo pacifico, positivo e creativo. Tutto inizia nella mente anche l’amore e l’odio iniziano nella mente. Quando la mente è fragile pensa in un modo molto veloce e incontrollato, e pertanto disperdere l’energia dell’anima, perde pace, positività e creatività. La maggior parte della gente non ha un buon karma con la propria mente perché hanno dimenticato come usarla e hanno dimenticato come prendersene cura.
La meditazione mette la mente in un in una quarantena di silenzio dove si sostiene il discernimento che divide le perle dalle pietre.
Come una valanga di neve cade dalla montagna e alla fine diventa gigante ed entra in collisione, così accade a chi non controlla la valanga dei propri pensieri. La meditazione disarma questo stato mentale. I pensieri diventano come un fiume che genera vita.
Perciò mantenete sempre la mente pulita, chiara, semplice, sana, leggera e pacifica.
Il 3° livello di silenzio è fatto di pensieri di verità che portano ad esperienze interiori. Se non si pensa ai problemi, agli altri, alle cose pratiche quotidiane, a cos’altro si può pensare? Magari al sé e al Divino, pensieri che portano in una dimensione sottile , di maggiore consapevolezza e di riscoperta.
Il 4° livello del silenzio è quando comunichiamo silenzio. Ne siamo colmi e come una lampadina che si è accesa si illuminano altre lampadine; una corrente che passa oltre e illumina tanti altri.
Donare silenzio significa ispirare altri a fermarsi e a connettersi con la parte eterna dell’anima. E’ portare altri nel silenzio con la propria vibrazione e considerare il pensiero silenzioso uno strumento per spargere pace e amore illimitati. Il donatore spirituale non ha limiti di tempo e di spazio. Condivide perché la sua natura di donatore nel silenzio riemerge e si esprime come mai prima. Questo è il livello in cui non c’è il pensiero di dover essere qualcosa che non si è. Essere è semplicemente essere.
Abbiate una tale concentrazione che renda il silenzio una sinfonia.
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