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Reicarnazione, la mia esperienza

pubblicato il 27/05/16

Volevo citare una mia esperienza personale di quando ero molto piccola, ricordo che pensavo delle cose molto precise come, ad esempio, non volevo dire grazie e la spiegazione che davo era che tanto chiunque facesse qualcosa ne avrebbe raccolto il frutto!

Ma cosa ne sapeva una bambina del frutto delle azioni?
Gli altri in ogni caso mi capivano ancora di meno di quanto io potessi razionalizzare quel genere di pensieri.  

Un altro pensiero “anomalo” era stato: “peccato che sono nata donna, gli uomini sono molto più liberi!”. 
Di nuovo… che ne sapevo io a 4 anni della libertà e della differenza tra uomo e donna?
Non vivevo in un contesto minimamente discriminante per poter elaborare un pensiero del genere. Tanti anni dopo, approcciando il mondo spirituale della Brahma Kumaris ho scoperto la reincarnazione che di fatto mi ha spiegato perché avevo quei pensieri quando nessuno mi aveva detto niente: erano ovviamente il retaggio di un'altra vita o vite.  

Ci sono ormai tante informazioni e studi condotti da studiosi che parlano di questo fenomeno, ovvero bambini che ricordano vite precedenti. 
Sempre da piccola, un altro aspetto era che non volevo mangiare il pane, pensavo che era un cibo inutile che riempiva lo stomaco per niente! Nel mio primo viaggio in India, ho realizzato con piacere, che la pensavano un pò come me, nonostante nel frattempo avessi imparato ad apprezzare l’alimento più consumato dalle nostre parti.  

Quanto portiamo con noi delle nostre esistenze passate?
Ovviamente niente di materiale ci accompagna ma solo le nostre esperienze che si incidono nell’anima come le tracce incise in un disco. Perché ognuno di noi è un'anima e questa identità è tanto invisibile (metafisica) quanto determinante perché è l’energia dell’anima che muove e guida il corpo, la materia.

Sapete che avete due abiti? Uno è il corpo e l'altro è il vestito che indossate. Ad un certo punto lasceremo questo corpo, fatto di cinque elementi, e quel momento, cosi temuto, è chiamato “morte”.  Il corpo muore ma io anima no, altrimenti dove colloco l'idea dell'immortalità? Il corpo è mortale e questa è una sua caratteristica, che ci piaccia o no, o sperate che duri in eterno? Che confusione abbiamo fatto tra anima e corpo!

Se viviamo identificandoci con il corpo, sentiamo la paura della morte e spesso questa è connessa con la sofferenza fisica e emotiva che viene vissuta in quel momento. Per ovviare a questa deve essere vivo nella consapevolezza di ciò che sono realmente, cioè quell’entità spirituale che riconosce e ricorda la sua natura immortale, senza tempo.

Chissà che quel momento di “passaggio”, proprio all’ultimo respiro, quando il corpo e gli attaccamenti sono già oltrepassati, non porti con se il dono della libertà e con essa un affascinante scorcio di grandezza alla quale l’anima ritorna.  



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