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Sei uno che crede o uno che sa?

pubblicato il 23/09/12

Hai frequentato un corso, fatto un seminario, ti sei esercitato in un workshop e hai fatto tutti gli esercizi! Sei stato ispirato, commosso, ti sei sentito genuinamente trasformato dall’esperienza. Sei ritornato a casa con un nuovo entusiasmo, forse con una profonda sensazione che qualcosa era cambiato e che la vita non sarebbe più stata la stessa. I tuoi pensieri emergono secondo le linee di: “Questo trasformerà la mia vita…le cose saranno diverse…adesso non guarderò mai più indietro!”

Sicuramente ti ritrovi più consapevole, più a tuo agio, meno reattivo, forse un po’ più capace di rispondere in maniera cosciente e con maggiori scelte, più lento più saggio, più paziente, meno irritabile. Ma poi, dopo un giorno, forse  due o tre, la luce comincia ad affievolirsi, i vecchi schemi, le vecchie abitudini, cominciano a riemergere e cominci a ritornare alle vecchie maniere. Non passa molto che ti ritrovi a ricercare e a frequentare un altro corso, il seminario più nuovo, il nuovo workshop di cui tutti parlano. Riprende la caccia all’ultima processo che trasformerà la tua vita, ti assicurerà di incontrare il tuo vero sé e ‘libererà il tuo illimitato e sconfinato potenziale (come dicono)…per ottenere sempre di più.

Perché è così difficile cambiare…definitivamente il nostro modo di pensare, di sentire, di agire ed interagire? Perché ci riesce così difficile bandire stress ed infelicità, le vecchie e abituali ansie e malumori…per sempre? Perché tanti di noi salgono sulla giostra di seminari, workshop, conferenze solo per arrivare a capire che non produrranno quella differenza, profonda, duratura e significativa che desideriamo?

La Mente viene formata dalle Credenze

Forse la risposta si può riassumere nella parola ’mentalità’. Finche non cambierà la nostra mentalità, i pensieri e le decisioni, gli atteggiamenti e le azioni non cambieranno in maniera significativa e stabile. ‘Mentalità’ significa essenzialmente: le credenze che abbiamo assimilato e alle quali siamo ora attaccati nel nostro subconscio. Esse danno forma alle nostre percezioni e condizionano le nostre interpretazioni per diventare, di conseguenza, la causa principale delle nostre abitudini di pensiero e di azione. Da ciò deriva l’antico detto: ”So di non vedere il mondo come è veramente, ma di vederlo secondo ciò che credo che sia”. E’ a livello delle nostre credenze subconsce che troviamo l’origine di tutte le nostre abitudini, di tutto lo stress, di tutte le ansie, di tutti i malumori…di tutto il nostro carattere. Le nostre credenze si fissano in un luogo esterno alla nostra consapevolezza del momento presente. E non ci accorgiamo di come la nostra mente venga ‘forgiata’ da queste credenze.

Fino a quando non faremo coscientemente qualcosa riguardo al nostro sistema di credenze programmato, non cambierà molto nella nostra vita. Non è una considerazione nuova. Ma forse uno degli errori più grandi che facciamo nella ricerca del cambiamento e della trasformazione è quello di ‘credere’ che cambiare le nostre credenze sia un giochetto! Su quest’unica credenza si fondano molti corsi/seminari/workshop. Ma  cambiare una mentalità NON è questione di gettar via un insieme di vecchie credenze per assimilare, adottare e affermarne uno nuovo. Ovviamente è possibile farlo, e molti spendono davvero molti soldi, tempo ed energie in questo sforzo. Può portare qualche risultato, ma di solito non a breve termine e  neanche ad un certo livello. Però è un livello del quale molti si accontentano…per un po’!

Per esempio, dopo una vita trascorsa ad imparare ad essere alquanto negativi, si può cominciare a credere nel e a praticare il potere del pensiero positivo. E di certo vi potrebbe essere un effetto sia sui sentimenti che sul dispiegarsi delle relazioni e delle circostanze. Dopo una vita spesa a credere di non essere tanto attraente, si può iniziare a credere nella ‘legge di attrazione’, sedersi e raffigurarsi esattamente chi e che cosa si vuole, e ci sarà una buona probabilità che apparirà…alla fine! Dopo una vita spesa ad assimilare una visione pessimistica dai genitori e dagli altro, si può cominciare a credere che nella vita non accade mai nulla di male. Ciò aiuterà a cambiare le proprie percezioni e perciò i pensieri e i sentimenti riguardo al modo in cui il mondo si dispiega a livello locale e globale. Ma molti percepiscono tutto questo lavoro interiore come una lotta. E’ stancante. Fa perdere tempo e in definitiva non è necessario.

Perché? Perché le credenze originali sono molto radicate nel subconscio. Esse sostengono e nutrono i nostri pensieri e comportamenti abituali. Perciò c’è sempre una ‘lotta mentale dualistica’ tra credere nel negativo e credere nel positivo. Le credenze più nuove e più positive possono prevalere e spesso prevalgono su quelle negative (specialmente dopo un seminario!) ma tendono ad essere una vittoria temporanea. Le vecchie abitudini che si sono formate da queste credenze assimilate da lungo tempo sono profondamente radicate. Esse costituiscono la nostra zona comoda, per quanto scomode possano essere! 

Smetti di cercare di cambiare

Qual è la soluzione? Come facciamo a cambiare? La risposta è che non cambiamo. Smettila di provarci. E smettila di cercare! E’ solo allora che sarà possibile riscoprire la verità. Verità non è credenza! La verità riguardo alle credenze è contenuta proprio nella parola ‘credenza’. Menzogna!( in inglese: be-lie(menzogna)-f ) Quando vengono esposte alla luce pura e incontaminata della coscienza nel suo ‘vero stato’, tutte le credenze sono menzogne! Le credenze sono prodotte dal pensiero dualistico il quale è il risultato dell’identificazione con qualche cosa/idea/ricordo creati nel mondo dualistico del mondo fisico, il mondo esterno alla nostra coscienza, che è il mondo degli opposti. Nell’universo della coscienza, cioè nella coscienza di ognuno, non vi sono opposti!

Le credenze hanno opposti, e da qui origina la tensione tra i pensieri “Devo credere o non credere?...Devo essere positivo e non negativo!” Ma la ‘verità’ non ha opposti. E’ per questo che la verità non può essere descritta con le parole, ma solo indicata. Il linguaggio fisico è dualistico per definizione. Tutto ciò che è detto tende ad essere inquadrato e descritto tramite opposti.

Qual è la verità, quindi? Qual è la verità che si trova al di là degli opposti, oltre ciò che è positivo e ciò che è negativo? Cos’è questa verità che viene descritta come indicibile e indescrivibile? E’ proprio la coscienza. Sei tu, sono io. Ma solo quando ci troviamo nel nostro ‘vero stato’ d’essere. Questo vero stato d’essere viene anche ‘indicato’ dalle parole ‘vera natura’. Il mondo fisico naturale, nel suo vero stato, è bello, equilibrato e armonioso. Noi apprezziamo la bellezza incontaminata di questo mondo. Non è qualcosa che possa essere visto con occhi fisici, ma possiamo conoscerlo grazie alla nostra consapevolezza. E ne avvertiamo la presenza negli altri quando ne percepiamo la bellezza e l’armonia.

Sfortunatamente, proprio come la natura del nostro pianeta è stata inquinata da sostanze non naturali, altrettanto lo è diventata la nostra coscienza grazie ad idee non naturali, altrimenti note come insopportabili credenze! Tutto comincia con la credenza che balza alla nostra coscienza quando guardiamo lo specchio del bagno ogni mattina! E’ il momento in cui crediamo di essere semplicemente la forma che vediamo riflessa.

Scopri il vero Te Stesso

La nostra vera natura stabile ed eterna, è incontaminata e integra ed attende di essere riscoperta Questo è sempre stato il messaggio che ci è stato trasmesso attraverso i secoli da coloro che hanno preferito e percorso il sentiero spirituale diversamente da quelli che hanno scelto e fatto il ‘percorso religioso. Sul sentiero spirituale nulla viene creduto. Il viaggiatore cerca di prendere atto personalmente di ciò che è vero. La via religiosa è come una sequela di stazioni di servizio dove i pellegrini ‘fanno il pieno’  di centinaia di credenze create da altri. E’ solo quando ci rendiamo conto del nostro vero stato d’essere e riscopriamo la nostra propria, vera natura che la ‘verità’ diventa facile da ‘vedere’. Quando realizziamo che la ‘verità’ non può essere ‘racchiusa’ in parole e concetti, allora ‘verità’ cessa di essere un nome (la verità) con un significato astratto e diventa un aggettivo (vero essere) e anche un verbo (essere vero)!

Nel nostro vero stato d’essere ‘la verità’ non è qualcosa che abbiamo, è ciò che siamo. Nel nostro ‘vero stato’ di coscienza, ‘conosciamo’ (non crediamo) la vera pace della nostra natura come silenzio e quiete. Nessuno ce la potrà mai portare via, ne perdiamo solo la consapevolezza. Nel nostro ‘vero stato’ d’essere, conosciamo l’amore come l’impulso naturale del nostro cuore (non l’amore di Hollywood). Non il cuore del corpo, ma quello del nostro essere. Nessuno ce lo può portare via, perdiamo solo temporaneamente la consapevolezza della nostra ‘condizione interiore’ di libertà che è il sentimento necessario perché emerga la gioia. Questa libertà viene perduta quando assimiliamo e ci attacchiamo alla nostre…credenze! Laddove c’è attaccamento non può esservi libertà!

Passare dalla credenza alla verità.

Quando realizziamo e viviamo sia all’interno che a partire dal nostro ‘vero stato d’essere’ tutti i vecchi schemi di pensiero, attitudini e comportamenti che non sono ‘allineati’ con il nostro vero stato perdono la loro presa sulla nostra coscienza. E’ come se ‘liberassero’ la nostra personalità naturalmente, senza che noi facciamo nulla per ‘farli’ sparire. La parola chiave è ‘prendere coscienza’. Il solo credere che siamo pacifici per natura, il solo credere che siamo amorevoli per natura, il solo credere che siamo gioiosi per natura, non cambieranno il nostro modo di essere, di pensare e fare…di molto! Se dovesse accadere è probabile che si tratti di qualcosa di superficiale e forzato. Le vecchie credenze e la loro progenie, quei pensieri e quei comportamenti abituali, sono ancora vivi. Non verranno deposti da un’altra serie di credenze dopo tutto questo tempo.

E’ solo quando ci ‘rendiamo conto’ pienamente del nostro vero stato, che significa realizzare e conoscere la nostra vera natura, che tutte quelle credenze, positive o negative, giuste o sbagliate, buone o cattive, verranno messe al bando! La stessa credenza diventa ridondante. Quando si è ‘nel’ proprio vero stato di consapevolezza cosciente, allora l’idea (credenza) di aver bisogno di ‘credere in se stessi, credere nel progetto, credere nel prodotto, suona solo un po’ sciocco!

Ecco alcuni esempi di come la tensione dualistica delle credenze può venire dissolta dalla singolarità della verità, cioè realizzare e vivere dalla propria vera natura.

 

Le credenze riguardo alla rabbia

Tendiamo a ‘imparare a credere’ che va bene arrabbiarsi con gli altri, con il mondo e persino con se stessi. Genitori e managers possono aver imparato ad usare l’emozione della rabbia per intimorire gli altri e far loro fare ciò che vogliono. Pochi si rendono conto che quando sono arrabbiati, sono loro quelli che soffrono di più. Quindi, quando arriva qualcuno a dire che la rabbia non è una buona idea e neanche un’emozione salutare, questi fanno resistenza e difendono persino la loro rabbia. Così la conversazione: la rabbia è buona contro la rabbia è cattiva guadagna terreno! E’ solo quando la verità della nostra pace interiore viene percepita e riconosciuta come nostro stato d’essere naturale, uno stato che è sempre lì, ‘antecedente’ ai nostri pensieri e credenze che la questione rabbia ok/non ok viene vista come futile e irrilevante. Perché? Perché nascosta nella profondità della pace interiore del nostro essere c’è la consapevolezza che la percezione della pace, della felicità, della contentezza e della gioia non dipendono da nessun altro! Questa realizzazione di completa libertà interiore elimina una delle credenze più radicate che la maggior parte di noi apprende, cioè che dipendiamo dagli altri, dagli eventi, dal mondo per ciò che proviamo e per come ci sentiamo!

Non è che non diciamo niente e ce ne stiamo seduti in beata rassegnazione o in stupore meditativo! Invece di reagire con rabbia c’è una nuova intenzionalità e una maggiore capacità di comprendere l’altro e rimanere vitalmente connesso con lui.

 

Credere nella Perdita

Analogamente, la paura nasce dalla ‘credenza’ di poter perdere qualcosa o qualcuno in futuro. La tristezza nasce quando ‘crediamo’ di aver perso qualcuno o qualcosa in passato Queste credenze ed emozioni danno forma ad altri comportamenti di reazione e difesa inclusi il ritrarsi in se stessi, l’evitamento e l’attacco. Mentre ci è possibile dire (e capire pienamente): ”Credo di non possedere niente perché in definitiva niente è mio”, l’attaccamento alla credenza che ‘possediamo e abbiamo’ è così radicata che combatterà fino alla morte per trattenerli…finché. Finché ‘comprendiamo’ veramente e profondamente che non possiamo aggrapparci a niente e a nessuno. Solo quando ci renderemo conto veramente e profondamente (vediamo per conto nostro) che tutto e tutti sono semplicemente energie di passaggio che vanno e vengono, come il vento e la pioggia, la luce del sole e una nevicata, potremo liberarci dalla paura e dalla tristezza. Non è che smettiamo di apprezzare persone e cose. La premurosità non smette di esserci. Ma saremo in grado di dare maggiore apprezzamento e valore, effondere una attenzione più ampia una volta che la verità ci avrà resi liberi dalla paura e dalla tristezza dovuta alle perdite. Andata via la paura, ritorna la gioia. Siamo di nuovo vivi perché siamo di nuovo amore! Siamo… di nuovo ‘nella nostra verità’. Siamo nel nostro stato più vero.

Talvolta queste realizzazioni vengono chiamate spirituali. Avvengono nella nostra coscienza, cioè dentro il nostro spirito o anima. Spirito/anima/coscienza/io sono solo parole che descrivono il sé autentico. Ma non descrivono la forma che occupiamo!

Non descrivono il sé che ‘credi’ di essere nello specchio del bagno! Il ‘sé’ è ciò che anima la forma che occupi! Il metodo principale per ‘indurre’ tali ‘auto realizzazioni’ viene chiamato meditazione, benché possano avvenire spontaneamente  a seguito di riflessioni e/o contemplazione profonda. La meditazione facilita un livello più profondo di consapevolezza nella quale la tensione tra gli opposti viene trascesa all’interno della coscienza, all’interno del nostro sé, e viene rispristinata la consapevolezza del proprio sé come ‘pura consapevolezza’! Successivamente, tutte le altre identità che abbiamo imparato a crearci, e i ‘sistemi di credenze’ che scaturiscono da questi, si dissolvono alla luce del nostro vero essere.

Questo movimento interno di uscita dalla credenza e di ritorno alla verità non è propriamente una faccenda che si possa risolvere a tavolino e neanche nelle conversazioni durante le pause-caffè. Ma di sicuro sembra che sia un livello di auto realizzazione che sempre più persone stanno realizzando di essere in grado di…realizzare! Quando ciò accade, si diventa consapevoli che non c’è bisogno di nuove credenze o di rimpiazzarle. Apprendimento e assimilazione finiscono. Disimparare e liberarsi diventano ‘nuove modalità’ di andare oltre il credere per riscoprire ciò che è eternamente vero. Perché che cos’è la verità se non ciò che è eterno, ciò che non cambia mai!

Domanda: Quali sono le tre credenze principali a cui sei attaccato e che quando sono toccate ti spingono a ‘reagire’?

Riflessione: Perché credi che ci attacchiamo tanto alle nostre credenze?

Azione: Questa settimana conversa con tre persone che conosci bene e con le quali prima ti saresti trovato in contrasto per le loro credenze ma con le quali ora ti eserciti a lasciare andare le tue credenze e a non reagire. Vedi come ci si sente a non voler difendere o sostenere le proprie credenze.

 

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