Mike George
Qual è il tuo scopo? Sembra una domanda semplice che implichi una risposta altrettanto semplice, ma per molti non è facile da capire. Ogni cosa ha uno scopo – i martelli sono fatti per martellare chiodi e cose, i timer servono a regolare il tempo di cottura e le lampadine per illuminare le stanze! Ma quale è lo scopo di un essere umano?
Se definiamo lo scopo come qualcosa per cui una data cosa è progettata, potremmo tradurlo in termini umani come ciò che siamo progettati a fare o in termini personali ciò che io devo fare qui. Da una prospettiva umana fare significa agire, e creare azione è ciò per cui siamo stati progettati.
Allora la domanda diventa che cosa devo io creare qui?
Tuttavia prima dell’azione fisica viene l’azione del pensiero, per cui la domanda diventa che cosa devo io pensare qui? E poiché il pensiero prende forma dal nostro stato d’essere concludiamo con Che cosa sono io chiamato ad essere qui?
Lasciamo da parte essere per un momento e avviciniamoci allo scopo attraverso l’azione da un’altra angolatura. Se scopo è ciò che io devo fare quì, allora lo scopo più importante sarà di fare la cosa giusta nel modo giusto, nel momento giusto, dove giusto sta sullo stesso piano di verità o di ciò che è vero. Il che è un altro modo per dire che scopo è fare qualsiasi cosa mantenga armonia ed equilibrio dovunque io sia, o riportare armonia ed equilibrio quantunque essi siano perduti.
Ma non mi sarà possibile farlo se non sono in armonia ed equilibrio dentro il mio proprio essere, dal momento che tutto fluisce dal mio stato d’essere. Se il mio stato d’essere non è integro e centrato, se è frammentato e perciò generatore di pensieri negativi (di paura), allora ne deriva un’azione negativa e inappropriata che pertanto aumenta lo squilibrio e la disarmonia nel mondo. E così ritorniamo a essere in quanto origine di un vivere in maniera significativa..
Tuttavia, non posso essere integro, centrato e in armonia dentro me stesso finché non conosco:
a) ciò che io sono
b) quale sia la natura del mio essere.
Conosci te stesso? Conosci la tua vera natura? Evidentemente non ci conosciamo altrimenti non saremmo alla ricerca e non ci domanderemmo perché siamo così stressati e confusi riguardo allo scopo della nostra vita – tutti segni di disarmonia e squilibrio interiore.
Che cosa ci lascia con un profondo senso di appagamento in questo momento della vita, cosa vuol dire essere me stesso?
Non possiamo essere noi stessi dal momento che continuiamo ad identificarci con tutto ciò che non siamo, come gli oggetti, le persone, le posizioni e le convinzioni ecc. E abbiamo visto che è questa errata identificazione che ci frammenta dentro il nostro essere, per cui lo scopo diventa semplicissimo in teoria – sii solamente te stesso. Ma è la cosa più difficile del mondo da conquistare, perché tutti i tratti, le tendenze, le abitudini sono stati creati sulla base di identificazioni sbagliate e attaccamenti.
Ecco perché molti trovano difficile e spesso sconcertante la questione dello scopo. Si tende ad affrontarla a livello di azione mentre in realtà deve cominciare a livello di essere. Se non siamo veramente esseri con noi e pertanto veri con noi stessi, avremo sempre la sensazione che qualsiasi cosa facciamo non è mai completamente giusta, non è propriamente quella! Il nostro sesto senso, la nostra intuizione, ci dirà che qualcosa non va interiormente dal momento che ci sentiamo a disagio interiormente e non in armonia con il mondo circostante. Questo è segno che non sono me stesso, il che significa che non mi conosco, la cui conseguenza è l’incapacità di capire gli altri e perciò di dire e di fare la cosa giusta, al posto giusto nel momento giusto.
Pertanto il tuo scopo è semplicemente quello di essere te stesso.
Essere ciò che sei, essere chi io sono. Sembra un po’ nebuloso a una mente razionale. Ma significa semplicemente che è ora di trovare il tuo senso di identità a livello più profondo, a cui ci si riferisce a volte come livello spirituale.
Lo scopo spirituale è lo scopo a livello più profondo. Una volta che discerni il senso vero della tua identità allora emergerà naturalmente un senso di scopo vero.
Per esempio, tornando a un livello di azione più mondano, se ti vedi come un pompiere, se ti identifichi con il ruolo del pompiere, allora lo scopo della tua vita sarà quello di spegnere incendi. Questo può andare benissimo mentre sei al lavoro ma è inadeguato quando ritorni a casa nella tua famiglia ( la quale, naturalmente, può richiedere un genere diverso di lotta con il fuoco!)
C’è una connessione assoluta tra senso di identità e scopo e se il primo (identità) non è chiaro e vero, allora il secondo (scopo) viene di conseguenza.
Ecco perché molti non riescono a percepire il loro scopo perché non sono consapevoli del loro vero senso di identità tra tutte le false identità che sono state insegnate loro a creare.
E poi, quando viene proposto di accedere a quel territorio interiore spirituale allo scopo di trovare il nostro sé, vederlo, conoscerlo principalmente come spirituale, come spirito, come anima, spesso facciamo un passo indietro:
a) perché possiamo essere stati condizionati in precedenza contro ciò che è ‘spirituale’
b) ci rendiamo conto che addentrarci in quel territorio è così radicalmente diverso e difficile, tanto lontano è dalla nostra attuale zona di comfort in cui ci sentiamo bene a sentirci male, che facciamo resistenza ad entrarvi per diventare consapevoli e scoprire chi e che cosa siamo e trovare il nostro scopo.
In breve – la pratica della meditazione genererà a suo tempo l’auto-scoperta.
E man mano che ti sarà evidente chi e che cosa sei veramente, la ragione del perché sei qui e che cosa devi fare/creare qui ti si chiarirà senza sforzo!
Pazienza infinita crea risultati istantanei.
Domanda: Quale è il tuo scopo per oggi? (solo per oggi)
Riflessione: Come ti vedi nel vivere con uno scopo oggi?
Azione: Riservati cinque minuti stasera, passa in rassegna la giornata, e chiediti: “con quanto proposito ho vissuto oggi? “
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